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Joe Biden, la Nato e l’Europa. Ecco l’occasione per rilanciare l’Alleanza

Di Andrea Manciulli ed Enrico Casini

Il 14 giugno il vertice tra i leader della Nato offre l’occasione per suggellare il rilancio delle relazioni euro-atlantiche. L’Italia, con Joe Biden a Washington, potrà avere un ruolo determinante. L’analisi di Andrea Manciulli ed Enrico Casini, rispettivamente presidente e direttore di Europa Atlantica

Quello annunciato pochi giorni fa dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per il prossimo 14 giugno non potrà essere un vertice di routine. Per molti motivi potrà essere un’occasione davvero utile per rilanciare il ruolo dell’Alleanza, guardando soprattutto ai prossimi anni. La riunione arriva in un momento difficile per i Paesi Nato, da più di un anno colpiti dalla crisi pandemica, ma anche carico di aspettative, derivanti dal nuovo corso aperto con la nuova amministrazione americana guidata da Joe Biden, che ha manifestato apertamente l’intenzione di investire sui rapporti con i Paesi alleati, che condividono non solo un comune perimetro di sicurezza, ma soprattutto valori, storia, cultura.

Proprio in questo frangente storico così complesso, la presenza di Biden a questo vertice potrà essere un elemento in più per confermarne l’importanza e l’occasione, anche per gli Stati Uniti, per suggellare il percorso di riavvicinamento agli alleati, già sostanziato in passaggi importanti (come il Consiglio europeo di marzo) o attraverso scelte politiche significative (come il rientro americano negli accordi di Parigi e la nuova strategia sul clima). Ma potrà anche servire a rilanciare, con forza, il ruolo dell’Alleanza e il legame transatlantico.

Per gli Stati Uniti, rafforzare il fronte dei Paesi alleati grazie a una nuova stagione di multilateralismo è indispensabile al fine di rafforzare la propria posizione globale nel confronto con gli altri competitor. E in una nuova stagione di unità tra le due sponde dell’Atlantico, la Nato potrà continuare ad essere il consesso ideale per rafforzare la collaborazione tra gli alleati e il perno della sicurezza comune. Non a caso, il vertice del prossimo giugno potrebbe contribuire a definire una nuova visione strategica, necessaria a permettere alla Nato di consolidare il suo ruolo sempre più politico e sempre più globale per affrontare le sfide dei prossimi anni. Quello di cui si discute da tempo ormai grazie anche all’iniziativa lanciata da Stoltenberg con l’Agenda Nato2030.

A Bruxelles gli alleati avranno davvero la possibilità di rafforzare ancora di più i rapporti reciproci, anche nell’ottica fondamentale della collaborazione tra Nato e Unione europea, e potersi confrontare sul presente di alcune questioni urgenti, come la crisi in Ucraina e i rapporti con la Russia, la sicurezza nel Mediterraneo, il futuro dell’Alleanza e il confronto con l’ascesa cinese.

Del resto la Nato, ciclicamente, ha promosso una riflessione di natura strategica indispensabile a rilanciare se stessa per affrontare le sfide del momento. Fin dalla vittoria nella Guerra fredda l’Alleanza non ha perso occasione per adattarsi, rinnovarsi e rafforzarsi. La sua è una storia di successo, iniziata nel 1949 con dodici membri, che ha permesso di consolidare un’area di democrazia e sicurezza nel continente europeo, garantendo benessere, libertà e pace ai suoi cittadini. Progressivamente poi la Nato si è allargata, coinvolgendo e includendo nuovi paesi, che hanno aderito al suo modello e accolto i suoi valori.

Ma questa storia di successo è stata possibile grazie alla continua e costante capacità dell’Alleanza di rinnovare se stessa e rilanciare, con forza, la sua unità, superando momenti di crisi e sfide, sempre più gravi. Prima le guerre balcaniche e l’intervento in Kosovo, poi la tragedia dell’11 settembre 2001, il terrorismo internazionale, la guerra in Afghanistan. E a seguire tutte le altre missioni e operazioni in cui è stata impegnata, negli ultimi vent’anni, per garantire la sicurezza non più solo europea, ma globale. Ogni volta sfide nuove calate in contesti più complessi con cui misurarsi. Oggi la Nato è un soggetto globale, che agisce a livello internazionale e regionale, può mettere in campo la più potente macchina militare esistente e la più larga e solida alleanza politica tra Paesi democratici della storia.

Adesso però, dopo un anno dall’inizio di una nuova, drammatica e complessa crisi come quella del Covid-19, che ha dimostrato come le minacce e le crisi future potranno essere sempre più imprevedibili, dirompenti e differenti da quelle conosciute in precedenza, e alla luce del contesto geopolitico e geostrategico attuale, l’Alleanza ha ancora di più la necessità di rinnovarsi e rilanciarsi.

Da alcuni anni viviamo una fase di profonda trasformazione che non investe solo la dimensione della geopolitica e della sicurezza. La rivoluzione tecnologica, esplosa letteralmente negli ultimi dieci anni, insieme a tutto l’insieme di nuove tecnologie e minacce emergenti, sta mutando profondamente gli scenari di sicurezza intorno a noi. Questo elemento va visto insieme al processo di ridefinizione degli equilibri economici globali e all’emergere di nuove potenze globali, con il consolidamento di un sistema sempre più multipolare, all’interno del quale anche la Nato e tutti i Paesi occidentali devono unitariamente stabilire una propria presenza e una propria strategia.

Il cambio di contesto geopolitico ed economico, e le evoluzioni della tecnologia, stanno trasformando anche i campi di battaglia, sempre più spostati verso le piazze finanziare, lo spazio, l’informazione, la dimensione cibernetica e le modalità operative con cui si svolgono i conflitti. Le guerre, sempre più ibride, vedono una predominanza di elementi asimmetrici, nonostante il confronto globale stia tornando a essere anche competizione tra grandi potenze, le quali impiegano però strumenti sempre più diversificati nel loro confronto.

Ecco, in questo quadro complesso, in cui anche i cambiamenti climatici e ambientali, o le epidemie e le crisi economiche hanno, e potranno avere, un impatto rilevantissimo sulla nostra sicurezza, la Nato ha indubbiamente necessità di rinnovare la sua visione strategica, senza modificare la sua missione di fondo: garantire sicurezza e stabilità ai suoi membri, sulla base dei comuni valori democratici.

Ovviamente questo processo di evoluzione strategica interessa direttamente anche l’Italia, che resta non solo uno dei membri più importanti della Nato, ma un Paese con priorità e necessità di politica estera, politica economica e di sicurezza, per cui è indispensabile restare saldamente ancorata alla dimensione euro-atlantica. Anzi, proprio in questo frangente di rilancio delle relazioni transatlantiche, l’Italia può svolgere un ruolo da protagonista per rafforzare il dialogo e le iniziative comuni, rispetto anche ad alcune di quelle sfide che riguardano il futuro dell’Alleanza e che ci vedono direttamente coinvolti: dalla sicurezza sul Fianco Sud alla lotta ai cambiamenti climatici a quello della cooperazione tra Ue e Nato.

Molto è cambiato dai tempi della Guerra fredda, ma la ragione d’essere dell’Alleanza Atlantica, dopo oltre settant’anni di storia, è ancora validissima. La Nato può essere, ancora oggi, il luogo perfetto di sintesi tra Europa e Nord America, tra Vecchio e Nuovo Mondo e dalla sua capacità di superare anche le prossime sfide può dipendere il futuro stesso di quello che noi consideriamo l’Occidente politico.



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