La minaccia per le Professioni Intellettuali arriva dall’algoritmo?
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rivista “Nature” ha pubblicato uno studio molto interessante in cui il ricercatore Noam Slonim ed i suoi colleghi descrivono i risultati di un sistema di intelligenza artificiale, chiamato “Project Debater”, capace di oltrepassare quella frontiera sino ad oggi ritenuta invalicabile, ovvero quella di sostenere veri e propri dibattiti, ritenuti (evidentemente a torto) esclusivo appannaggio del genere umano.
Project Debater è il primo sistema di intelligenza artificiale in grado di discutere con gli esseri umani “a tu per tu” su argomenti particolarmente complessi. L’obiettivo – almeno a quanto dichiarato dagli autori – è quello di aiutare le persone a costruire argomenti persuasivi e prendere decisioni ben informate e aggiornate. La minaccia per le professioni intellettuali è palese.
Project Debater è capace di esaminare un archivio di 400 milioni di articoli apparsi sui quotidiani, analizzarli contemporaneamente e sviluppare, in piena autonomia, dichiarazioni, tesi e contro argomentazioni. I ricercatori hanno testato il sistema su una serie di tematiche, confrontandolo attraverso dibattiti di illustri personalità. Sebbene gli umani abbiano ancora un certo vantaggio, tale metodo ha dimostrato una grande capacità di elaborazione e, per essere ancora nella fase iniziale, ha rivelato una tecnica di ragguardevoli potenzialità.
“Non passa giorno che la scienza non restituisca nuove applicazioni dell’Intelligenza Artificiale, spesso molto utili (penso al sostegno della tecnologia alla ricerca oncologica), e altre, come i sistemi capaci di sostituire la creatività delle professioni intellettuali e, progressivamente, di confinare il genio umano in spazi sempre più ridotti e marginali” ha dichiarato Gabriella Ancora, Presidente Nazionale di CIU-Unionquadri, la Confederazione sindacale presente al CNEL che tutela i quadri nel settore pubblico e privato, i ricercatori, i professionisti dipendenti ed il mondo delle professioni intellettuali.
La progressiva sostituzione delle macchine alla creatività umana appare, oggi, una solida realtà. Qualche anno fa è stato battezzato il progetto “The New Rembrandt”, un algoritmo di machine learning capace di riprodurre un inedito ritratto utilizzando il medesimo stile del celebre artista olandese. Oppure i romanzieri automatici di Automed Insights, società che ha messo a punto un sistema capace di sfornare un miliardo di articoli del tutto automatizzati per i propri clienti.
“Le applicazioni che dipingono opere d’arte, scrivono racconti o comunicati stampa costituiscono una realtà sempre più presente nel panorama delle professioni intellettuali, mettendo a serio rischio il lavoro di tanti professionisti. Non è un tema futuristico, esso ormai rappresenta una realtà su cui è necessario interrogarsi in termini di opportunità e regolamentazione. Si stima che il 90% del mondo giornalistico, ad esempio, sarà automatizzato da qui al 2030. Come CIU-Unionquadri abbiamo avviato una riflessione in tal senso al fine di aprire una discussione su come affrontare questi cambiamenti, con quali tutele e quali forme di protezione. Una delle modalità potrebbe essere ad esempio quella della formazione continua, il lifelong learning”, ha continuato Ancora.
Non mancano le invasioni di campo degli algoritmi anche nella musica, con vere e proprie band automatizzate capaci di incidere intere composizioni virtuali, dal Giappone (con gli esperimenti dell’Università di Tokio che hanno dato vita al complesso degli Z-Machine) alla Germania (con il gruppo Compressorhead, interamente basato sul learning machine). Bisogna cominciare a stabilire punti fermi e regole per la tutela delle risorse umane riguardo questo “futuro creativo”.
Foto di Markus Spiske da Pixabay
Liberi professionisti, avvocati, giornalisti, ghostwriters, artisti e creativi, tutte professionalità a rischio da oggi al futuro prossimo.
Ad affermarlo non catastrofisti, disfattisti e nichilisti vari, ma la scienza. La scorsa settimana la prestigiosa