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Banche centrali alla prova della moneta virtuale. Ecco l’analisi Iai

Di Nicola Bilotta, Fabrizio Botti e Franco Passacantando

A livello geo-strategico, lo sviluppo delle Central Bank Digital Currency potrebbe avere importanti implicazioni. Per esempio, nel caso in cui la sua valuta digitale fosse accettata da un numero rilevante di Paesi, la Cina acquisterebbe una notevole capacità di influenza politica. L’analisi di Nicola Bilotta, Fabrizio Botti, Franco Passacantando

Più dell’80% delle banche centrali – che rappresentano ben il 90% del Pil globale – sta attualmente ragionando sulla possibilità di emettere una moneta virtuale: le cosiddette Central Bank Digital Currency (Cbdc). Anche se solo il 20% di esse si è detta pronta a lanciare una valuta digitale a breve, è innegabile che nel prossimo futuro una moneta virtuale delle banche centrali potrebbe diventare realtà più rapidamente di quanto si possa immaginare.

Attenzione, però: il contante non è destinato a sparire. Rimane ancora oggi lo strumento di pagamento più diffuso al mondo. In Europa, per esempio, il 78,8% delle transazioni avviene ancora in contanti, contro una media globale del 50%. I consumatori apprezzano i contanti soprattutto perché, secondo molti, velocizzano i pagamenti e permettono di tracciare meglio quanto si spende.

La digitalizzazione dell’economia sta rapidamente trasformando le abitudini dei consumatori. Oggi si può pagare utilizzando il contante, le carte (di debito o di credito) o una delle numerose app di pagamento mobile. Globalmente, il numero di transazioni cashless (cioè non in contanti) è cresciuto esponenzialmente, registrando un balzo di circa l’80% tra il 2014 e il 2019. Questo trend sembra poter accelerare nel prossimo futuro, spinto sia dalla crescente domanda e offerta delle nuove soluzioni di pagamento mobile, sia dal constante incremento del numero di persone con accesso ad uno smartphone e ad una connessione Internet, che, secondo alcune stime, dovrebbe raggiungere i 5 miliardi di utenti nel 2025.

Inoltre, le generazioni più giovani sembrano preferire le soluzioni di pagamento mobile all’utilizzo di carte. Questa tendenza è facilmente osservabile in paesi come India o Cina, dove molti consumatori sono passati direttamente dal contante alle soluzioni di pagamento mobile. Oggi, in Cina, il 49% della popolazione paga quotidianamente attraverso delle app. Si stima che questa percentuale raggiungerà il 60,5% già nel 2023.

È in questo contesto di rapide trasformazioni che si inserisce la discussione attuale sulle Cbdc. Non esiste una definizione unica e comprensiva di cosa sia una Central Bank Digital Currency. Per non addetti ai lavori, si potrebbe intendere come una valuta digitale emessa e regolata da una banca centrale e accessibile da tutti, le cui caratteristiche operative possono prendere forme molto diverse tra loro. Ogni Paese, in base alle proprie specificità economico-sociali, ha diverse motivazioni per esplorare l’introduzione di una Central Bank Digital Currency.

Un sistema Cbcd potrebbe ridurre nel medio-lungo termine i costi associati al contante, riducendo inoltre i costi di transazione dei pagamenti elettronici. Inoltre, potrebbe aiutare le banche centrali a consolidare la propria funzione in un’economia sempre più digitalizzata e cashless, mitigando i rischi di una possibile perdita di controllo sulla politica monetaria. Non bisogna infine dimenticare che nei Paesi in via di sviluppo una Cbdc potrebbe avere un’importante funzione sociale, facilitando l’inclusione finanziaria per chi è privo di un conto in banca.

L’introduzione di un sistema Cbdc non comporterebbe semplicemente un passaggio dal contante ad un “contante virtuale”, ma trasformerebbe il funzionamento del mercato finanziario con possibili implicazioni economiche, politiche e geo-strategiche. Oggi, la banca centrale emette due tipi di moneta: le riserve bancarie (accessibili solo dalle banche) e il contante in forma di banconote (accessibili da tutti). Le banche, da parte loro, offrono alla clientela la possibilità di utilizzare i loro depositi bancari per effettuare pagamenti. Con un sistema di Cbdc, le banche centrali potrebbero offrire l’accesso ai propri conti alla stessa clientela bancaria direttamente o per il tramite delle banche. Potrebbero anche introdurre un mezzo di pagamento token-based utilizzabile in linea di principio anche da chi non dispone di un conto bancario.

Oltre ai possibili effetti sul sistema finanziario, di cui uno dei principali è il rischio di disintermediazione del settore bancario, l’introduzione di una Cbdc pone una questione centrale in materia di privacy. Il contante garantisce infatti una forma di anonimato che le forme di pagamento elettroniche e mobile non hanno. Le Cbdc potrebbero prevenire e mitigare l’acquisizione di dati personali da parte di operatori privati a fini commerciali (soprattutto nel caso in cui fossero lanciate delle valute digitali private emesse dai grandi giganti tecnologici), ma permetterebbero indubbiamente allo Stato di avere accesso ad una mole enorme di informazioni finanziarie del pubblico.

Sarà quindi fondamentale capire quali accorgimenti tecnici introdurre in fase di sviluppo dell’architettura del sistema per bilanciare il diritto alla privacy con l’opportunità di offrire uno strumento di pagamento innovativo.

Anche a livello geo-strategico, lo sviluppo delle Central Bank Digital Currency potrebbe avere importanti implicazioni. Per esempio, nel caso in cui la sua valuta digitale fosse accettata da un numero rilevante di Paesi, la Cina acquisterebbe una notevole capacità di influenza politica. In linea con tali ambizioni, anche l’Unione europea ha sottolineato quanto un euro digitale potrebbe diventare fondamentale per raggiungere un rafforzamento rilevante dell’autonomia strategica.

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