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Pnrr? La cornice c’è, attendiamo il dipinto. Scrive Zacchera

Tutti vogliamo potenziare autostrade, ferrovie e porti, tutti siamo contenti se avremo alberghi rinnovati, ospedali efficienti, asili nido e scuole antisismiche, una Pubblica amministrazione più snella, soldi per investire… ma come? Per ora gran parte dei contenuti del Recovery plan non ci sono, c’è solo abbozzata la cornice del quadro, la parte più facile. Vedremo alla fine chi e come realizzerà il dipinto

Ci sono diversi modi per leggere il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che già nel titolo ha un suo termine arcano: credo che neppure un solo italiano su 100 sappia con precisone cosa significhi “resilienza” (letteralmente “capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi”) che però tutti fan finta di capire.

In poche parole è il piano di 336 pagine che – presentato in due giorni al Parlamento – in settimana verrà spedito a Bruxelles e che dovrebbe rappresentare il futuro dell’Italia spendendo una somma enorme in deficit e con fondi europei, quasi 250 miliardi.

Non so quanti parlamentari l’avranno letto nelle poche ore del “prendere o lasciare”, certamente leggerlo è interessante, ma forse sostanzialmente inutile.

Innanzitutto ci vuole pazienza perché si apre con un vocabolario di acronimi, ovvero di 98 sigle (se non le ho contate male) dal contenuto spesso misterioso, moltissime in inglese.

Si parte passando dal Weee (waste from electrical and electronic equipment) che sarebbero i rifiuti informatici al Quest (quarterly european simulation tool) più semplicemente “simulazione trimestrale europea” all’Utm (unmanned traffic management system) ovvero “sistema di gestione del traffico” passando per l’Eige (european institute for gender equality) ecc.

Un programma che comunque teoricamente rasenta la perfezione, la sublimazione del desiderio, l’inserimento di ogni necessità, utilità, speranza, convenienza degli italici destini.

Ripeto: non sto prendendo in giro nessuno, è che nelle 336 pagine c’è davvero una risposta a tutto e – se si realizzerà – difficile pensare che non ne uscirà un Paese effettivamente più forte, bello, solidale, moderno.

Se si realizzerà, perché qui sta il punto. Pagina dopo pagina, missione dopo missione, obiettivo dopo obiettivo e una linea strategica positiva ma tutta teorica, perché quello che non è scritto è chi farà questo e quello, cosa sarà concretamente finanziato, almeno nelle linee prioritarie. Così come non è scritto chi controllerà e come ci si dovrà comportare in caso di rallentamenti e sprechi.

Apprendere da Draghi – per esempio – che con il Pnrr “verrà riformata la Giustizia” dopo decenni che se ne parla soltanto e ci vogliono anni solo per il dibattitto politico sulla prescrizione lascia perplessi. Che finalmente saranno risolte le differenze di genere (un tema che da qualche mese è al “top” delle chiacchiere) è una ottima teoria, vedremo se seguirà la pratica.

Anche perché non ho capito a chi si rivolgeva Draghi parlando alle Camere: al Paese? Ma i cittadini non hanno e non avranno la minima possibilità di gestire nulla, né – pare – il Parlamento, vista la fretta dell’esame e dell’enorme serie di decreti che logicamente ne seguirà, tutti da approvare a scatola chiusa e con presumibili voti di fiducia.

Quindi Draghi parla a se stesso e al suo team, perché tutto finirà sulle spalle del governo ed è un bene sia che abbia oggi una maggioranza trasversale e vastissima, non avendo quindi poi scuse in caso di “flop”.

Draghi è sicuramente la persona al posto giusto per predisporre le linee strategiche del piano che però camminerà poi con i ritmi italiani di un “sistema” che non so se rimarrà esente da corruzione, ritardi, interessi locali.

Qualche dubbio è legittimo, difficile che una burocrazia pigra ed auto-referenziata immediatamente rinnovi se stessa dandosi miracolosamente ed improvvisamente ritmi manageriali che non ha mai avuto. Ancora più difficile che la malavita non metta gli occhi su un bottino per investimenti che – soprattutto al Sud – non si era teoricamente mai visto. Vogliamo sperare che tutto andrà per il meglio?

Speriamolo pure, non costa nulla, ma la vera sfida è proprio questa: dare contenuti e realizzare programmi ambiziosi ma per ora del tutto teorici, sublime esercizio di buone intenzioni.

Tutti (salvo i No tav) vogliamo potenziare autostrade, ferrovie e porti, tutti siamo contenti se avremo alberghi rinnovati, ospedali efficienti, asili nido e scuole antisismiche, una Pubblica amministrazione più snella, soldi per investire… ma come?

Diciamocelo con onestà: per ora gran parte dei contenuti non ci sono, c’è solo abbozzata la cornice del quadro, la parte più facile. Vedremo alla fine chi e come realizzerà il dipinto.

Auguri, Italia, ne hai proprio bisogno.


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