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Lo Spazio nel Pnrr. Ecco le linee d’intervento (e le risorse)

“Allo Spazio è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo di attività strategica per lo sviluppo economico”. Inizia così il capitolo “spaziale” della bozza di Pnrr che sarà discussa domani dal Consiglio dei ministri. Per le tecnologie satellitari e l’impulso alla Space economy ci dovrebbero essere 970 milioni. Focus su osservazione della Terra e contributi al monitoraggio ambientale

Vale circa 970 milioni di euro lo Spazio all’interno della borra di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che il Consiglio dei ministri, presieduto da Mario Draghi, si appresta a discutere domani. Rispetto alla versione presentata alle Camere dal governo precedente, a inizio gennaio, emerge un ampliamento dell’orizzonte di capacità che si intende includere nel Piano, seppur con meno dettagli rispetto a progetti specifici.

LA STRUTTURA

Il settore resta inserito nella prima missione (“Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura”, 43,55 miliardi), seconda competenza (“Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo”, 27,47 miliardi), investimento quattro (“Tecnologie satellitari ed economia spaziale”, 0,97 miliardi).  Si parla di “investire in infrastrutture satellitari per il monitoraggio digitale a tutela del territorio e più in generale nella Space economy e nelle tecnologie emergenti”. Nell’introduzione alla competenza, si specifica l’introduzione di “misure specifiche a sostegno di settori ad alto contenuto tecnologico e fortemente allineati alle priorità europee, ad esempio le tecnologie
satellitari”.

COSA DICE IL PNRR

“Allo spazio è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo di attività strategica per lo sviluppo economico, sia per il potenziale impulso che può dare al progresso tecnologico e ai grandi temi di transizione dei sistemi economici (ad esempio, l’anticipazione delle implicazioni del cambio climatico tramite l’osservazione satellitare), sia per la naturale scala continentale/europea che ne contraddistingue l’ambito di azione e di coordinamento degli investimenti”, si legge nel Piano. Così, “analizzando il contesto di mercato globale e le caratteristiche dell’industria spaziale italiana è stato prodotto un Piano nazionale volto a potenziare i sistemi di osservazione della terra per il monitoraggio dei territori e dello spazio extra-atmosferico e a rafforzare le competenze nazionali nella space economy”.

SEI LINEE D’AZIONE

Sono incluse sei linee d’azione: comunicazioni satellitare; osservazione della Terra; Space factory; accesso allo Spazio; “in-orbit economy”; e downstream. “Le risorse stanziate dal Pnrr – si legge nella bozza – copriranno una quota degli investimenti definiti per queste linee di intervento”. Inoltre, “l’investimento porterà a un aumento di circa il 20% degli addetti dello spazio in Italia”, attualmente (dati Asi), pari a settemila unità, con un incremento degli occupati del 15% in cinque anni. Nel corso del Piano, ci sono poi altre due riferimenti alle tecnologie satellitari. Il primo nell’ambito dei “progetti-faro di economia circolare”, per cui si specifica che verrà sviluppato un sistema di monitoraggio contro gli scarichi illegali anche attraverso i satelliti. Il secondo è nell’ambito del rafforzamento della “capacità previsionale degli effetti del cambiamento climatico”, per cui si prevede “la raccolta e omogeneizzazione di dati territoriali sfruttando sistemi di osservazione satellitare, droni, sensoristica da remoto e integrazione di sistemi informativi esistenti”.

LA VERSIONE PRECEDENTE

Per lo Spazio (con tavolo di lavoro coordinato dal Mise), nella precedente versione del Pnrr erano previsti 900 milioni, per lo più per “il lancio di una costellazione satellitare per il monitoraggio della Terra (ottico e via radar) a elevata risoluzione con la relativa realizzazione dell’infrastruttura di terra per il controllo della costellazione e la costituzione di un istituto per il monitoraggio ambientale e di difesa del territorio, tramite sistemi di intelligenza artificiale e high speed computing”. Meno dettagliati si citavano inoltre “interventi in materia di tracciamento (mirror Galileo) e di telecomunicazioni satellitari a bassa latenza per servizi istituzionali e governativi (GovSatCom), attuati anche in partenariato pubblico-privato”. Tra osservazione della Terra, navigazione e telecomunicazioni, non era casuale il riferimento alle linee programmatiche del “Piano strategico Space economy”; serviva, da un lato, a dare omogeneità agli interventi spaziali e, dall’altro, a dare spinta al Piano Space economy tramite i finanziamenti del Next Generation Eu.

LE PROPOSTE

Lo scorso 17 marzo, intervenendo sul Piano nazionale in audizione di fronte alle commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Ue del Senato, il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia spiegava che “identificare linee di intervento nel Pnrr in attività spaziali può determinare un effetto moltiplicatore negli investimenti proposti e, allo stesso tempo, soddisfare in maniera trasversale i requisiti di missione del Pnrr, con un forte valore di cross-fertilizzazione”. E così l’Asi ha proposto altre progettualità da inserire nel piano, per un valore complessivo di 2,2 miliardi di euro, dalla telemedicina all’accesso allo Spazio, fino alla gestione dei detriti spaziali, vera minaccia per tante infrastrutture in orbita. Si aggiungevano iniziative per tecnologie quantistiche spaziali, così da garantire connessioni satellitari affidabili, e lo sviluppo di “smart space factories” , iniziando da “un centro di assiemaggio, integrazione e prove di satelliti ad alta capacità produttiva per costellazioni satellitari”.

IL PUNTO DI TABACCI

Pochi giorni fa, intervenendo in audizione alla commissione Attività produttive della Camera, il sottosegretario Bruno Tabacci, delegato dal premier Draghi alle politiche del settore, spiegava che “il governo intende puntare sul settore spaziale come uno strumento efficace per la ripresa economica e per lo sviluppo sostenibile”. Di più: “I progetti da realizzare in ambito Pnrr costituiranno un importante motore di ripresa che andrà ad aggiungersi a quelli forniti dagli altri capitoli-chiave del Piano”. Pertanto, aggiungeva, “il settore spaziale si candida a rappresentare uno dei volani di maggiore potenziale ed impatto per la ripresa e crescita del nostro Paese nel breve e medio periodo”.

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