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Sofagate, un incidente di protocollo (Ue). Parla l’ambasciatore Brunagel

L’ambasciatore Rappresentante del Sovrano Militare Ordine di Malta presso il Consiglio d’Europa, dopo essere stato per un decennio, dal 2004, direttore del Servizio del protocollo del Parlamento Europeo, spiega a Formiche.net che cosa è successo tecnicamente durante l’incontro tra le autorità dell’Ue ed Erdogan in Turchia

L’incidente diplomatico della visita ad Ankara, e dell’imbarazzo della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, rimasta in piedi davanti a Erdogan e Michel,  è responsabilità principale del protocollo Ue. Lo conferma in un’intervista François Brunagel, ex capo del Servizio del Protocollo del Parlamento Europeo.

Il 6 aprile, il belga Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e la tedesca Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, si sono recati ad Ankara per incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il benvenuto protocollare è andato bene e poi, quando sono entrati nella sala di ricevimento dove si sarebbe svolta la riunione, c’erano solo due sedie davanti alle due bandiere. Turca e Ue. I due presidenti hanno preso posto e la presidente von der Leyen, manifestamente sorpresa dal fatto che non ci fosse un posto per lei, è rimasta in piedi per un po’. Prima di rassegnarsi a prendere posto su un divano di fronte a un altro divano dove era seduto il ministro degli esteri turco. La presidente della Commissione è stata così declassata al livello di un ministro. Un’umiliazione che ha creato anche tensioni istituzionali tra Commissione e Consiglio. La cui causa è un falso passo protocollare. Che nulla ha a che fare con il fatto che la von der Leyen fosse una donna. Anche se ne ha accentuato il significato in Turchia.

Ne abbiamo chiesto la spiegazione tecnica all’alsaziano François Brunagel, Ambasciatore Rappresentante del Sovrano Militare Ordine di Malta presso il Consiglio d’Europa, dopo essere stato per un decennio, dal 2004, direttore del Servizio del protocollo del Parlamento Europeo.

Si è trattato di un errore del protocollo, di una prepotenza intenzionale o di una negligenza colposa da parte dei servizi?

Le responsabilità di chi si è occupato del protocollo sono indubbie. E sono più nel campo Ue che in quello turco. Perché quest’ultimo ha dichiarato, senza essere contraddetto da quello del Consiglio dell’Unione, di essersi attenuto alle indicazioni ricevute dall’Ue.

Come sono definite le precedenze tra i presidenti delle istituzioni dell’Unione europea?

Sono definite dalla lista delle istituzioni nei trattati. Non c’è dubbio che il Consiglio europeo viene prima della Commissione europea, quindi il presidente del Consiglio europeo ha la precedenza sul presidente della Commissione. Ed il fatto che la presidente della Commissione europea sia una donna non conta affatto. Il protocollo non è di genere, ma funzionale. E non si confonde la cortesia con la cavalleria. Inoltre la precedenza non crea un legame di subordinazione, ma semplicemente una priorità tra uguali.

Non sarebbe stato meglio se ad Ankara si fosse presentato solo uno dei due presidenti a rappresentare l’Ue?

La rappresentanza esterna dell’Unione è assicurata dal presidente del Consiglio (ai sensi dell’art. 15 del Trattato Ue) e dalla Commissione (secondo l’art. 17). Ciò è innegabilmente fonte di confusione. Soprattutto se si aggiunge il presidente del Consiglio Affari Esteri e l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, nominato dal Consiglio europeo ma ex officio vicepresidente della Commissione. Che ci piaccia o no, la presenza dei due presidenti, del Consiglio europeo e della Commissione, era giustificata nella riunione di Ankara.

Ma il protocollo turco aveva l’obbligo di adeguarsi a questa particolarità, anche se è una situazione diversa da altre visite di capi di Stato e di governo?

Certamente. Il protocollo turco non poteva ignorare questa particolarità, tanto più che c’erano precedenti in cui è andato tutto liscio. Perché questa è una delle particolarità dell’Unione. L’Unione non è uno Stato, le sue istituzioni sono complesse, ma si conoscono e si devono adattare. In altre occasioni, come la cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace alle istituzioni europee, o il funerale di papa Giovanni Paolo II, il presidente del Parlamento europeo ha integrato la rappresentanza dell’Ue, e in ogni occasione il protocollo ha tenuto conto di questa particolarità dell’Ue.

Cos’è successo allora?

Non posso non osservare la dissonanza tra la corretta accoglienza nel portico e la collocazione nel salone. Non posso quindi escludere un insulto deliberato alla presidente della Commissione, o all’istituzione che rappresenta. Sarà inevitabilmente negato. Va anche notato però che il servizio di protocollo della Commissione non era presente. Sul posto l’Unione ha un ambasciatore e un rappresentante del protocollo del Consiglio era presente ad Ankara. La mia esperienza mi porta a concludere che non si dovrebbe mai evitare di viaggiare con il proprio protocollo. Se ci fosse stato il protocollo della Commissione, questo errore non sarebbe successo.

Se fosse stato lei a rappresentare il protocollo dell’Ue cosa avrebbe fatto?

Sorvolerò sulle ambiguità create dai trattati, che riflettono le indecisioni tra gli Stati membri, ma che sono fonte di competizione e suscettibilità tra le istituzioni. Avrei comunque cercato di dimostrare l’unità di vedute tra le istituzioni e la forza del loro messaggio nei confronti della Turchia. Nulla impediva, per esempio, che i due presidenti arrivassero nella stessa macchina e camminassero insieme sul tappeto, per poi prendere posto, secondo il protocollo, a destra e a sinistra del presidente Erdogan. Il protocollo turco sarebbe stato informato di questo e avrebbe dovuto tenerne conto nel collocamento. O almeno renderlo noto alle sue autorità.

Che lezione bisogna trarre da un palese incidente protocollare, che ha rischiato però di diventare un vero incidente diplomatico tra Ue e Turchia?

Da un lato, i cittadini europei si sono sentiti offesi per il trattamento riservato alla presidente von der Leyen. Così come hanno subito le vessazioni inflitte all’alto rappresentante Josep Borrell durante il suo recente viaggio a Mosca. Le critichiamo spesso, ma siamo solidali con chi rappresenta le nostre istituzioni. D’altra parte, questo incidente dimostra l’importanza del protocollo. Che non è una fantasia, e ancor meno una civetteria al servizio delle glorie personali. Partecipa pienamente all’esercizio politico, regolando i dettagli degli incontri tra entità sovrane che si rispettano. E il cui rispetto reciproco è la condizione per una coesistenza pacifica. È quindi importante avere un protocollo vigile e forte.

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