Sanità, Sputnik, ripresa economica. Nel discorso del presidente russo Vladimir Putin all’Assemblea federale c’è tutta la fatica di un Paese che ancora non vede la luce in fondo al tunnel del virus. Ma anche un monito a Nato e Ue e un occhio alle elezioni di settembre. L’analisi di Giovanni Savino (Accademia presidenziale a Mosca)
Aveva promesso di dedicare solo poche parole alla politica estera nella sua relazione annuale all’Assemblea federale (ovvero la Duma e il Consiglio della Federazione), Vladimir Putin, ed è stato di parola. Non vi sono state grosse novità in quel senso, se non riaffermare i cardini di una politica estera che spesso assume movenze e parvenze decise e minacciose, ma in realtà più dedicata a tatticismi e reazioni che a una visione strategica generale del ruolo di Mosca nel mondo.
A essere centrali nel discorso di Putin sono stati i problemi sociali che attanagliano la Russia, nell’ultimo anno aggravatisi con la pandemia. E proprio al coronavirus sono stati dedicati i primi minuti della relazione, con il presidente che ha sottolineato la necessità di continuare con la campagna vaccinale e di intensificare gli sforzi, indice delle difficoltà presenti nella buona riuscita, ostacolata da teorie complottiste promosse da vari attori (da alcune frange religiose a comitati di genitori no-vax e anti-Dad) e da una certa sfiducia verso il vaccino “russo”, nonostante lo Sputnik V abbia dimostrato di funzionare bene, né più né meno degli altri preparati.
I provvedimenti annunciati da Putin per affrontare la questione sociale sono tutti incentrati sulla famiglia. Un approccio non nuovo, e dettato non solo dalle posizioni del presidente, da sempre vicine a un certo tipo di conservatorismo compassionevole, votato a fornire periodicamente dei sussidi di breve, brevissima durata, nei momenti di difficoltà.
Questa volta si annuncia un programma di sostegno a quei nuclei familiari formati da un genitore e uno o più bambini, molto diffusi in Russia, con sussidi mensili di 5650 rubli (circa 62 euro) per la fascia 8-16 anni, 6350 rubli alle donne in maternità che si trovano in condizioni difficili economicamente e un pagamento una tantum di 10000 rubli (circa 109 euro) a tutte le famiglie con bambini in età scolare, previsto per metà agosto.
Proprio il periodo indicato fa pensare a una scelta non casuale, in prossimità delle elezioni alla Duma di settembre, i cui sondaggi al momento non sembrano sorridere a Russia Unita, partito del presidente. Un tentativo anche di rispondere allo scollamento sempre più crescente tra il sistema politico e le nuove generazioni, accusate negli ultimi mesi di essere il principale sostegno per Navalny. In questo senso, anche il passaggio su circa il 60% di possibilità per le nuove matricole di usufruire dell’accesso gratuito all’università va interpretato nella direzione di contenere il malcontento.
Sulla politica estera Putin è stato breve, e in sostanza non è emerso nulla in grado di prospettare radicali cambi di scenario. Il riferimento ai tentativi di regime-change, realizzatisi e non, e a Yanukovich, Maduro e Lukashenko ribadiscono l’orizzonte ideale (e geopolitico) del Cremlino, e servono anche ad aggiungere ulteriore materiale nella lunga partita che si gioca con Washington DC. Partita dove le carte sono tante – Ucraina, Medio Oriente, North Stream 2, solo per citarne quelle al momento più scottanti – e dove non sono scontate le ulteriori mosse dei giocatori al tavolo.