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Sputnik V, chi volta le spalle (e perché) al vaccino russo

Mancanza di documentazione, dubbi sull’efficacia e l’uso geopolitico e di propaganda. Dalla Germania al Brasile, cresce il rifiuto internazionale nei confronti del farmaco fatto su misura per il Cremlino

In Corea del Sud un cittadino su due è favorevole all’uso del vaccino russo. Gli argentini pensano ad un nuovo nome per chiamare quello prodotto in Argentina (si parla di Sputnik V.I.D.A per l’acronimo “Vacuna de Inmunización para el Desarrollo Argentino” – Vaccino di Immunizzazione per lo Sviluppo Argentino). Ma in realtà il vaccino russo sembra attraversare un momento di difficoltà.

LA SCOMMESSA (PERSA) DI PUTIN

Il Cremlino è stato costretto a rallentare la propaganda per spingere il farmaco, tra la diffidenza della comunità internazionale nella vera efficacia e difficoltà nella capacità di produzione. Infatti, i russi hanno dovuto rincorrere all’importazione del proprio vaccino dalla Corea del Sud, l’India e la Cina, qui l’approfondimento di Formiche.net.

La scommessa persa sul vaccino, invece, “definisce i limiti del putinismo”, secondo un editoriale del quotidiano Le Monde. Per il ministro degli Affari esteri francese, Jean-Yves Le Drian, il governo di Vladimir Putin sta usando Sputnik V come uno “strumento di propaganda e diplomazia aggressiva”, e non come un aiuto solidale per placare la crisi sanitaria globale.

IL PUNTO DELLA GERMANIA

Intanto, aumenta lo scetticismo internazionale. Dopo i lotti riportati indietro dalla Slovacchia, e i dubbi sulla qualità di alcune dosi portati in giro per il mondo, il cancelliere Angela Merkel ha chiarito che sì, è vero che la Germania sta valutando in maniera indipendente la fornitura di Sputnik V, ma ha voluto sottolineare che questa si farà in base alla decisione delle autorità europee. Con i leader regionali, “abbiamo anche discusso la questione di come stanno andando le cose con l’acquisto del vaccino Sputnik V. Non c’è un ordine paneuropeo qui, il che significa che la Germania lo sta facendo in modo indipendente. Per noi, la questione dirimente è se lo useremo quando l’Agenzia europea per i medicinali lo registrerà”.

Merkel ha sollevato anche la questione dei tempi. Perché se l’approvazione di Sputnik da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ritarda ancora qualche mese “a quel punto avremo a disposizione abbastanza vaccini e a quel punto la questione sarà quanti ordinarne”. Per ora però di approvazione non se ne parla perché i documenti consegnati non sono completi.

LA SCELTA DEL BRASILE

Come non sono completi i documenti consegnati all’Agenzia brasiliana per la regolamentazione sanitaria (Anvisa), che ha bocciato la richiesta di importazione e utilizzo di Sputnik in Brasile. Dopo che il presidente brasiliano Jair Bolsonaro e l’omologo russo Vladimir Putin hanno concordato personalmente l’accordo per l’importazione del vaccino anti-Covid, le formalità non hanno soddisfatto l’ente regolatore. Dopo una riunione durata più di quattro ore per discutere sull’efficacia del farmaco, il consiglio di Anvisa ha deciso di vietare Sputnik V. “Voglio sottolineare che questa decisione riflette la situazione attuale ed è stata presa sulla base di quanto siamo riusciti ad analizzare sino a oggi – ha spiegato in diretta Youtube, Antonio Barra Torres, direttore di Anvisa -. Uno dei momenti critici, su cui abbiamo attirato l’attenzione, è che il vaccino contiene adenovirus, che è in grado di riprodursi. Quindi, il virus, che dovrebbe essere utilizzato solo come strumento per fornire materiale genetico alle cellule umane, formando un sistema immunitario risposta, si riproduce”.

Per il Cremlino, la decisione del Brasile di respingere l’autorizzazione di Sputnik ha una motivazione politica. Sull’account ufficiale Twitter di Sputnik – molto meno attivo nelle ultime settimane -, i produttori sostengono che “il ritardo dell’Anvisa nell’approvare l’importazione e l’utilizzo del vaccino Sputnik V nel Paese (Brasile, ndr) è purtroppo di natura politica e non ha nulla a che fare con l’accesso alle informazioni sul vaccino o sulla scienza”. Gli sviluppatori hanno ricordato che nel 2021 gli Stati Uniti hanno cercato di impedire ai brasiliani di acquisire il vaccino made in Russia.

IL CASO DI MADRID

Ma c’è chi accusa Mosca di strumentalizzare Sputnik V con finalità politica in Europa. Il sito spagnolo El Confidencial indica una mossa del Cremlino per influenzare la già tesissima campagna elettorale del Comune di Madrid con la vendita del vaccino. “Perché un imprenditore di Galizia ha incontrato un consigliere per la Sanità del Comune di Madrid per venderle il vaccino russo  Sputnik V, sapendo entrambi che era impossibile?”, si legge nel sommario di un’inchiesta intitolata “Russia lancia l’amo nella campagna di Madrid: le chiavi dell’episodio Sputnik”. Sebbene il Partito Popolare sia in vantaggio nell’ultimo sondaggio a Madrid, dovranno fare i conti con la crescita di Vox. Secondo l’articolo con questa mossa i popolari spagnoli cercavano di guadagnare punti in vista del voto del 4 maggio, ma sarebbe costato un grande regalo propagandistico alla Russia.

L’ACCORDO IN ITALIA

In Italia, le tensioni tra Italia e Russia in seguito all’arresto dell’ufficiale della Marina militare, Walter Biot, per la presunta consegna di documenti classificati all’intelligence russa, potrebbero compromettere gli accordi per la sperimentazione di Sputnik V all’Istituto Spallanzani. Mosca ha ordinato l’espulsione di Curzio Pacifici, già comandante dell’Amerigo Vespucci, assistente addetto alla Difesa e addetto Navale dell’ambasciata italiana in Russia. “È la vendetta – si legge su La Verità -,  […] che il Cremlino ha deciso di adottare dopo che Alexey Nemudrov, addetto navale e aeronautico dell’ambasciata russa a Roma, e Dmitri Ostroukhov, impiegato nello stesso ufficio della sede diplomatica, erano stati espulsi dall’Italia in seguito al caso Biot”.

Ma non solo… A La Verità risulta che “nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Mario Draghi in persona avrebbe contattato l’assessore di regione Lazio Alessio D’Amato per ‘suggerirgli’ di sospendere la sperimentazione del vaccino Sputnik all’Istituto Spallanzani di Roma”. Anche alla Regione Lazio ci sono problemi sul coinvolgimento del garante della privacy.

Infine, anche i russi sembrano respingere il proprio vaccino. Mentre il Cremlino spinge per promuovere la vendita all’estero, la campagna di immunizzazione non decolla in patria: dei 145 milioni di russi, solo il 3,23% ha ricevuto le due dosi del farmaco e il 4,74% la prima dosi.

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