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L’orso russo non perde il vizio. Ecco come e perché. Parla il colonnello Obinu

Mauro Obinu (ex Ros, Sisde e Aisi): “La postura operativa dei russi non è cambiata, le esigenze sono le stesse dell’Unione Sovietica: informazioni su Nato e Ue”

Mauro Obinu conosce bene lo spionaggio – russo e non – che si muove per le strade di Roma. Il colonnello dell’Arma dei Carabinieri in congedo, ex vice comandante del Ros, un passato anche nel Sisde e nell’Aisi, oggi vicepresidente di Humint Consulting, era in prima linea negli anni Ottanta, durante l’ultima fase della Guerra fredda. Un’esperienza che oggi, guardando alla recente spy story che ha per protagonisti un ufficiale della Marina militare italiana (Walter Biot) e un militare russo arrestati dal Ros martedì sera, lo porta a dire che “l’Orso bianco non è cambiato”.

Come giudica l’operato del nostro controspionaggio?

Dobbiamo sottolineare tre punti. Il primo è che la postura operativa dei russi non è cambiata nei decenni. Le esigenze informative della Russia da un punto di vista politico-militare sono le stesse di quelle dell’Unione Sovietica: ottenere informazioni sulla Nato e sull’Unione europea. Proprio come accadeva nell’ultima fase della Guerra fredda.

È per la sua appartenenza a queste due alleanze che l’Italia è nel mirino?

L’Italia è dentro queste reti collaborative, in cui le informazioni girano. Tentare di coglierle in un punto o in un altro è scelta di tipo econometrico da parte del nemico.

Abbiamo affrontato uno dei tre punti che voleva sottolineare di questa spy story, quello della postura operativa russa. E gli altri due?

Dobbiamo evidenziare che il nostro servizio interno ha operato benissimo. Dunque, chapeau ai nostri uomini. L’ultimo punto riguarda le tecniche tradizionali del reclutamento, avvenuto su base humint (raccolta informazioni grazie ai contatti interpersonali, ndr).

I giornali raccontano le difficoltà economiche e familiari dell’ufficiale di Marina coinvolto nella vicenda. È una “vittoria” dello spionaggio classico?

Ci sono condotte e risultati che si possono ottenere soltanto grazie al fattore umano. Basti pensare, per esempio, alla possibilità di inserire un malware con la chiavetta. Vorrei sottolineare una cosa.

Prego.

Quello che è successo in questi giorni in campo politico-militare, cioè l’attività di spionaggio, avviene anche verso il mondo civile. Ci sono aziende strategiche e piccole e medie imprese di interesse nazionale che sono oggetti di intelligence e attività ostili da entità varie. In questo senso, l’irrobustimento del perimetro cibernetico è una splendida notizia. Ma manca ancora formazione su contro-intelligence in ambito aziendale e produttivo: nel mondo civile è necessario prendere coscienza della penetrabilità del contesto attraverso l’ambiente cyber ma anche gli insider threat e lo spionaggio umano.

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