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La Nasa ha scelto. Sarà Elon Musk a riportare l’uomo sulla Luna

Sarà SpaceX a realizzare per la Nasa lo “Human Landing System” per la Luna. La Starship proposta dall’azienda di Elon Musk ha battuto le proposte di Blue Origin e Dynetics, aggiudicandosi un contratto da 2,9 miliardi di dollari. Si conferma un trend: saranno i privati a guidare la nuova esplorazione dello Spazio

Il visionario Elon Musk incassa una nuova vittoria “spaziale”. La sua SpaceX è stata scelta dalla Nasa per realizzare la navicella che permetterà agli astronauti di tornare sulla superficie lunare, e da lì ripartire verso la Terra. La notizia del Washington Post ha anticipato di qualche ora quella ufficiale dell’agenzia americana. Il contratto per lo “Human Landing System” vale 2,9 miliardi di dollari, ed è tra i più rilevanti nell’ambito del programma Artemis.

LA GARA

SpaceX ha vinto una corsa agguerrita, basata su un requisito sfidante: un sistema di trasporto per permettere agli astronauti di arrivare in superficie, vivere lì per una settimana in ambiente pressurizzato e ritornare. Ad aprile dello scorso hanno, la Nasa aveva stanziato 957 milioni di dollari per le fasi iniziali di sviluppo di tre progetti, guidati da altrettante aziende americane: Blue Origin, Dynetics e SpaceX. La prima (dell’altro miliardario col “vizio spaziale”, Jeff Bezos) proponeva attraverso il “national team” con Lockheed Martin e Northrop Grumman un lander a tre stadi, con moduli separati per discesa, collegamento e salita. Dynetics guidava un altro team piuttosto ampio, comprensivo della joint venture franco-italiana Thales Alenia Space, proponendo una soluzione a modulo unico per salita e discesa.

LA STARSHIP

Ha vinto il progetto di Elon Musk. Ha vinto StarShip. “È al contempo razzo e navetta – spiegava su Airpress il generale e astronauta Roberto Vittori – è un aeroplano e una capsula; il disegno è talmente innovativo da rovesciare completamente tutti i paradigmi ad oggi noti; ovviamente, sempre che l’incredibile sforzo di innovazione abbia successo, e che Starship diventi una realtà”. Sì, perché gli unidici test finora condotti sono tutti finiti con un’esplosione. Nessuno è stato però un fallimento, visto che i progressi sono stati (quasi sempre costanti), con aumento della quota raggiunta, della stabilità del vettore, con il superamento dei test iniziali di pressurizzazione e di integrazione con il sistema propulsivo. È anche così che Musk ha rivoluzionato lo spazio, accettando il rischio e mettendo in conto (all’interno di ampi investimenti) di procedere per tentativi.

GLI “ERRORI” DI MUSK

Finora tutto questo ha premiato SpaceX, nota soprattutto per i suoi razzi “riutilizzabili”, che continuano a registrare record anno su anno. L’azienda detiene anche il record di satelliti messi in orbita con un unico lancio (60), nell’ambito dell’ambiziosa costellazione Starlink, ideata per portare Internet a banda larga in tutto il mondo, con al momento oltre 1.300 satelliti oltre l’atmosfera. SpaceX si è guadagnata diversi primati simbolici nello spazio americano, compreso l’atteso ripristino dell’autonomia Usa nell’accesso dei propri astronauti alla Stazione spaziale internazionale. Lo scorso anno, è stata infatti la capsula Crew Dragon a permettere agli Stati Uniti di superare la dipendenza dalla russa Soyuz, unica via di accesso all’avamposto orbitante dal 2011, anno della dismissione dello Space Shuttle.

IL PROGRAMMA ARTEMIS

Ora SpaceX si prepara a essere protagonista anche nella corsa alla Luna. Il contratto della Nasa fa parte del programma Artemis, lanciato dall’amministrazione targata Donald Trump con l’obiettivo di riportare l’uomo (e la prima donna) sulla Luna entro il 2024. La data è ritenuta da tutti un dettaglio, difficilmente rispettabile, ma il trend è ormai segnato. La colonizzazione del nostro satellite naturale è già la nuova frontiera dell’esplorazione spaziale, in vista del passo ulteriore verso Marte. Considerando gli ampi interessi dei privati (come SpaceX), la Casa Bianca di Joe Biden ha già confermato l’intenzione di portare avanti Artemis. Prenderà il via tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo con il primo viaggio intorno alla Luna del vettore Sls  con la capsula Orion. Ci sarà anche l’Italia, visto che il piccolo satellite ArgoMoon, realizzato da Argotec, dovrà staccarsi dal vettore per monitorarlo.

IL BUDGET PER LA NASA

Per la Nasa, l’attuale amministrazione ha chiesto un budget per il 2021 pari a 24,7 miliardi di dollari, un aumento del 6,3% rispetto allo scorso anno con 325 milioni in più per Artemis (sugli 850 del 2020). Steve Jurczyk, che guida l’agenzia in qualità di “acting”, ha già chiesto al Congresso di “supportare lo sviluppo delle capacità per un’esplorazione umana sostenibile e di lunga durate oltre la Terra”.

LA LINEA DI NELSON

La prossima settimana dovrebbe arrivare la conferma del Senato per Bill Nelson, scelto da Biden come amministratore della Nasa. Astronauta con un’esperienza al Congresso, è stato tra i principali sostenitori dei vari programmi esplorativi. Ha già promesso impegno per portare avanti Artemis, pur ammettendo la possibile revisione della tabella di marcia. Tutto ciò interessa direttamente il nostro Paese, che ha già aderito al programma e che presenta ambizioni pressochè complete in termini di contributi industriali. Si va dal contributo al Gateway (già ufficiale attraverso l’Esa) ai moduli di superficie, passando per i sistemi che consentiranno di tele-comunicare dalla Terra alla Luna.

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