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Noi appesi al Superbonus, l’Europa pensa super-malus

Il Consiglio dei ministri è stato rinviato due volte perché la maggioranza litiga sulla proroga del Superbonus edilizio al 110%. Nel frattempo, i media internazionali raccontano un Mario Draghi solo davanti ai partiti italiani che cercano di mettere le loro bandierine sul Pnrr, e dubitano che chi verrà dopo “SuperMario” sia in grado di gestire la ripresa economica

L’uomo tornerà sulla Luna entro il 2024, promette Elon Musk. Se ci andasse stasera, troverebbe un gruppo di politici italiani che si accapigliano sul Superbonus edilizio al 110%. Giusto qualcuno stordito dall’assenza di gravità potrebbe bloccare i lavori del governo su una misura simile, peraltro ben pensata e male applicata, visto che si è scontrata con i milioni di micro e macro abusi che decorano gli edifici italiani. Dalle chiusure dei centri commerciali nel fine settimana a una singola ora di coprifuoco in più o in meno, la maggioranza appare molto concentrata sul qui e ora.

Il governo ha dovuto rimandare due volte il Consiglio dei ministri (si farà dopo le 21.30) perché ogni fazione cerca di sventolare la propria bandierina sul Pnrr, mentre Draghi prova a spiegare a Bruxelles una bozza in cui mancano ancora i dettagli sulle riforme più importanti, tra cui quella della giustizia e della pubblica amministrazione. Riforme da approvare – a colpi di decreti – subito dopo la presentazione del piano.

Giù sulla Terra, ma fuori dai confini nazionali, gli altri (non) stanno a guardare. L’Economist, con tanto di vignetta a tinte fosche, titola “The Draghi delusion” la rubrica settimanale sull’Europa. Attenti a non scivolare sul falso amico: i deluded non sono i delusi, ma gli illusi, coloro che considerano SuperMario capace di rivoluzionare ciò che è paralizzato da troppo tempo. Lodando le capacità dell’ex banchiere centrale, il settimanale inglese tratteggia un contesto politico italiano ed europeo poco lusinghiero: se Draghi riesce nell’impresa, vorrà dire che solo un tecnico può domare gli ingestibili italiani; se fallisce, sarà la dimostrazione che nessuno è in grado di farlo.

Anche la Frankfurter Allgemeine Zeitung dedica un articolo al presidente del Consiglio, e di nuovo si gioca sul binomio delusione/illusione, stavolta generata da Giuseppe Conte, che “ha fatto apparire il Recovery Fund come una cornucopia inesauribile che avrebbe garantito i desideri accarezzati da tempo di elettori e clientele”, mentre Draghi “non vuole solo distribuire denaro, ma fare una rigida selezione sui progetti che portano davvero nuova crescita economica (…) che è l’unico mezzo per evitare i dubbi sulla sostenibilità delle finanze pubbliche italiane”.

Entrambi gli editoriali, molto letti nei circoli internazionali, non guardano al prossimo weekend, ma al prossimo decennio. La spinta riformatrice di Draghi sarà mantenuta da chi verrà dopo? Le previsioni economiche saranno rispettate? Per la Faz, Conte aveva sopravvalutato la crescita nel 2021, e il governo attuale rischia di sottovalutare la spesa sociale legata alla fine del blocco dei licenziamenti, e il peso dei possibili default sui prestiti garantiti dallo Stato (che da soli valgono 215 miliardi).

Non ci resta che sperare che Musk si sbrighi a riportare l’uomo sulla Luna, così potremo riportare la nostra classe politica su questo pianeta.

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