Che senso ha innescare un processo distruttivo di questa portata, per l’esclusivo interesse di un ristretto club di soci che sembra aver dimenticato la sua stessa storia, il proprio retaggio e le emozioni donate a milioni di persone. Il commento di Fulvio Giuliani
La Superlega, annunciata ieri a tardissima sera da 12 fra i club più ricchi e importanti del vecchio continente, fra cui le italiane Juventus, Inter e Milan, è un tentativo un po’ volgare e parecchio disperato di forzare la mano all’Uefa. E pazienza se tutto questo accada infischiandosene della storia, della tradizione, della passione di centinaia di milioni di tifosi per lo sport più popolare al mondo.
Il Covid ha drammaticamente accelerato il processo economico in atto da tempo: le big, con ben poche eccezioni, sono economicamente disastrate. Il Barcellona ha un miliardo di euro di debiti, le italiane hanno conti imbarazzanti, l’Inter anche i proprietari in fuga. Non hanno un futuro così come lo conosciamo e la pandemia le ha poste davanti a un bivio.
Le pompose frasi dei vari Florentino Perez e Agnelli, al termine di una giornata surreale, non provano neanche a nascondere l’unico motivo per cui si vorrebbe mettere in piedi questa anti-Champions. I soldi.
Il modello è chiaramente quello dell’Eurolega di basket, che ha vinto un durissimo braccio di ferro con gli organismi internazionali. Lasciamo perdere l’Nba, in cui quasi nessuno di questi club verrebbe accettato, viste le sue condizioni finanziarie. Il calcio, però, non è il basket, come dimostrato dalle violente reazioni politiche di mezza Europa. La durissima posizione della Uefa, che sa di avere dalla sua i governi, gli sconcertanti metodi carbonari adottati – singolare la figura di Agnelli presidente dell’Eca, ma sabotatore della stessa – fanno nascere tutto sotto una pessima stella.
È il risultato della disperazione, la disperazione economica. Il rischio più che concreto è che tutti perdano moltissimo, oltre la faccia come accaduto nel più brutto weekend del calcio europeo che si ricordi da tantissimo tempo a oggi. Le macerie di uno scontro totale e frontale, con le federazioni pronte a cacciare dai campionati le big e queste ultime incuranti e decise ad utilizzare la leva economica per andare avanti ad ogni costo, sarebbero troppo ingombranti anche per la passione globale suscitata dal calcio.
Che senso ha innescare un processo distruttivo di questa portata, per l’esclusivo interesse di un ristretto club di soci che sembra aver dimenticato la sua stessa storia, il proprio retaggio e le emozioni donate a milioni di persone.
Sempre che non si voglia archiviare tutto ciò come un fastidioso inciampo sulla via di una pretesa modernità. Salvadebiti.