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Sfida tech alla Cina, Europa e Usa più vicine (ma non troppo). Ecco come

La vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager e il senatore statunitense Mark Warner, presidente della commissione Intelligence, a confronto sull’alleanza transatlantica sulle tecnologie emergenti. Le visioni stanno convergendo ma su Ai, tassazioni e aziende cinesi (Huawei e Alibaba)…

“Le visioni di Stati Uniti e Unione europea sulla tecnologica stanno convergendo”, sostiene Lise Fuhr, direttore generale di Etno. Un esempio? La numero uno dell’associazione che riunisce le telco europee cita la decisione del presidente statunitense Joe Biden di nominare Lina Khan, esperta di antitrust e grande critica dei monopoli delle piattaforme digitali, come prossimo membro della Federal Trade Commission.

Le relazioni transatlantiche nel mondo tecnologico sono state al centro del dibattito organizzato da Politico con Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione europea con delega al digitale, e il senatore statunitense Mark Warner, presidente della commissione Intelligence che recentemente (come raccontato su Formiche.net) ha presentato al Congresso una proposta di legge, il Democracy Technology Partnership Act, per far sì che gli Stati Uniti creino partnership con i Paesi democratici sulle tecnologie emergenti.

Il senatore, molto vicino all’amministrazione del presidente Joe Biden, ha spiegato che “assieme siamo più forti”. Orizzonti simili sono stati tracciati anche dalla vicepresidente Vestager, in particolare quando ho parlato di flusso dei dati. Un campo su cui i sui sono parsi in sintonia è la necessità di un’intesa globale (Vestager ha fatto riferimento all’Ocse) per rispondere alle sfide fiscali della digitalizzazione. Il senatore, però, ha criticato i pacchetti europei “tech-only” Dsa-Dma, proponendo una tassazione minima globale sulle aziende leader del settore.

Anche sulla cybersecurity le posizioni sono un po’ distanti. Il senatore Warner ha invitato a sviluppare un standard comuni dopo il caso SolarWinsd: le conseguenze che Stati Uniti, Unione europea e gli altri Paesi del G7 non lo facessero sarebbero “disastrose”, ha detto. “La cybersecurity deve essere integrata in tutto ciò che facciamo, nelle nostre competenze di base. Questa è una prima linea di difesa”, ha detto Vestager. Che però ha risposto così a una domanda sulle ragioni per l’Unione europea non ha indagato sui giganti tech cinesi tipo Huawei e Alibaba, come fatto dagli Stati Uniti: “non dovremmo rifare le investigazioni l’uno dell’altro” visto che i mercati e i contesti (anche quello legale) “sono diversi”.

Parole che sembrano suggerire che l’asse transatlantico su certi temi è ancora da affinare. E che giungono a pochi giorni dalla pubblicazione della regolamentazione europea sull’intelligenza artificiale – “equilibrata e proporzionata”, l’ha definita Vestager – con cui la Commissione punta a ribadire il suo approccio alle questioni tecnologie, terzo tra quello business-oriented statunitense e quello statale cinese. Quanto questo approccio sarà terzo sugli aspetti della sicurezza sarà uno degli indicatori per valutare la stato dei rapporti transatlantici nell’ambito tech.

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