Il ruolo dei militari e degli Stati Uniti, le scelte di Juan Guidó e gli scenari per il futuro del regime venezuelano a due anni dalla quasi caduta del regime di Nicolas Maduro. Il reportage di Axios
Il 30 aprile del 2019, i venezuelani si sono svegliati di soprassalto con la notizia della fuga dell’oppositore Leopoldo López. L’ex sindaco di un municipio di Caracas, volto dei prigionieri politici del regime di Nicolás Maduro, era riuscito a scappare dagli agenti di sicurezza che lo sorvegliano mentre era agli arresti domiciliari. López incontrò fuori da una base militare Juan Guaidó, leader del Parlamento venezuelano, nominato in seguito presidente ad interim del Paese sudamericano. L’annuncio era deciso: il governo di Maduro era finito, le forze armate erano invitate alla ribellione. Secondo i servizi americani, un aereo era pronto sulla pista di decollo per trasportare Maduro a Cuba.
Due anni dopo, Maduro è ancora a Miraflores, il palazzo del governo venezuelano, López vive in esilio a Madrid e il futuro politico di Guaidó resta incerto, tra scontento popolare e delusione. Per fare il punto sulla situazione della crisi venezuelana, Axios ha intervistato alcuni dei personaggi coinvolti nell’episodio della fuga di López.
La giornata di John Bolton, all’epoca consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, cominciò con una telefonata del segretario di Stato americano, Mike Pompeo. I due erano al corrente che quello era il giorno, secondo la testimonianza di Bolton ad Axios: “Per la prima volta nel suo mandato come consigliere per la sicurezza nazionale, Bolton ha svegliato il presidente Trump. Guaidó aveva riferito che stava mettendo in atto il piano per dividere il regime e cacciare Maduro”.
Ricorda Francisco Santos, l’ambasciatore colombiano negli Usa, di aver pensato che l’opposizione ce l’avrebbe fatta quando ha visto López fuori dalla base militare. Era convinto che la partita regionale sul Venezuela sarebbe stata completamente diversa.
C’erano stati negoziati con Maikel Moreno e Vladimir Padrino, rispettivamente capo della Corte Suprema di Giustizia e delle Forze Armate. “Erano state offerte protezioni se Maduro avesse perso il potere, e tutti sembravano disposti a fare la loro parte – o almeno a lasciare la nave con la caduta imminente di Maduro”, si legge su Axios.
Invece, gli eventi sono andati in un’altra direzione. Bolton ha raccontato che il piano aveva cominciato a sgretolarsi con l’arrivo in scena dei russi e cubani, e il trasferimento di Maduro alla caserma di Fuerte Tiuna. “A mezzogiorno, sapevo che questo sarebbe stato solo un altro episodio di un lungo romanzo che non ha ancora fine. Non sappiamo quando finirà, forse morirò e mi mancherà il finale”, ha detto Bolton.
Che cosa è fallito nel piano per porre fine al regime? È mancata la fiducia nelle promesse dell’opposizione. I militari non si sarebbero schierati con la squadra vincente, ma Maduro ha mantenuto la calma e non ha licenziato i capi delle forze armate che complottavano contro di lui: “Uno ad uno, i massimi esponenti del regime hanno preso posto al fianco di Maduro”. La mattina successiva erano in tv tutti sorridenti.
Infatti, in un incontro organizzato dall’Hudson Institute, Guaidó ha spiegato di avere imparato la lezione del 30 aprile 2019, per cui i militari giocheranno un ruolo centrale in ogni transizione politica in Venezuela. La capacità di Maduro di accedere alle informazioni, e influire nelle scelte dell’esercito, non sarà più sottovalutata.
Cosa succederà ora? Guaidó cerca di mantenere la leadership dell’opposizione, ma la crisi del Paese – e la delusione dei venezuelani – è sempre maggiore. Il Venezuela non è più una priorità per gli Usa. L’attenzione del governo americano è focalizzata nella gestione della pandemia, i rapporti con Cina e Russia e l’accordo con l’Iran.
Tuttavia, non tutto è perduto. Secondo Axios, un portavoce dell’Ufficio per gli affari dell’emisfero occidentale del Dipartimento di Stato sostiene che gli Stati Uniti lavoreranno per aiutare a porre fine alla crisi umanitaria in Venezuela, tramite “una cooperazione internazionale pratica ed efficace”, con l’obiettivo di colpire la criminalità transnazionale e le reti criminali che operano in Venezuela.