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Un budget adatto al confronto con la Cina. Ecco la richiesta del Pentagono

L’amministrazione guidata da Joe Biden presenta al Congresso la sua prima richiesta di budget per il Pentagono: 715 miliardi di dollari. Secondo il segretario Austin saranno spesi soprattutto nella corsa tecnologica con la Cina, tra intelligenza artificiale e 5G. Sono per “la guerra del futuro”, ha detto il generale Milley, mentre sui sistemi “tradizionali”…

Un budget sbilanciato verso il futuro, verso le nuove tecnologie e il confronto informativo con la Cina. È la richiesta dell’amministrazione guidata da Joe Biden per il 2022 del Pentagono, spiegata ieri dal segretario alla Difesa Lloyd Austin ai membri dell’Appropriations Committee della Camera, a Capitol Hill, insieme al capo di Stato maggiore Mark Milley, alla vigilia dell’atteso disvelamento (oggi) sui dettagli circa i programmi previsti. Focus sulla corsa tecnologica con la Cina, e dunque sui campi più innovativi: ipersonica, intelligenza artificiale, robotica e 5G. Per farlo, si ridurranno le risorse per i sistemi legacy più datati, quelli “che richiedono più manutenzioni, riparazioni e rischi di quanto possiamo permetterci”.

I NUMERI

Confermati i numeri complessi resi noti ad aprile dall’amministrazione con la presentazione del budget “top-line” (o “skinny”), non particolarmente dettagliato, senza le voci di spesa. La richiesta ammonta a 753 miliardi di dollari per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti nell’anno fiscale 2022. Per il Pentagono ci sono 715 miliardi, undici in più rispetto all’anno in corso, sette in meno rispetto alle previsioni formulate da Donald Trump. L’aumento annuale è dell’1,6%, pressoché pari all’inflazione, con un aggiustamento che (al momento) ha trovato l’apprezzamento di esperti e addetti ai lavori d’oltreoceano. Per ora è un apprezzamento preliminare, considerando che solo oggi approderà a Capitol Hill la richiesta dettagliata, da cui partirà il complesso iter parlamentare di approvazione del budget. L’amministrazione punta a compattare i dem per procedere con rapidità, considerando che, rispetto alla consueta tabella di marcia, si registra un ritardo di oltre due mesi.

L’ATTENZIONE

Per questo Austin e Milley hanno lanciato ieri diversi messaggi di rassicurazione. “Questo budget ci dà la capacità di creare il giusto mix di capacità per difendere il Paese nazione e per scoraggiare eventuali aggressori”, ha spiegato il capo del Pentagono. “Ci consente adeguatamente di iniziare a prepararci per il le guerre del futuro, fornendoci le capacità di cui abbiamo bisogno”, ha aggiunto Austin. Secondo il segretario alla Difesa saranno le seguenti: armi ipersoniche, intelligenza artificiale, microelettronica, tecnologia 5G, capacità cibernetiche, costruzione navale e modernizzazione nucleare.

VERSO LE GUERRE DEL FUTURO

Il bilancio, ha aggiunto il generale Milley, “trova un equilibrio appropriato tra la preservazione della prontezza attuale e la futura modernizzazione”, rispondendo così agli storici dubbi su come bilanciare investimenti necessari a sostenere enormi dispiegamenti (di persone e mezzi) con quelli per ricerca e sviluppo di capacità pensate per le guerre di domani. Secondo Austin aiuteranno le riduzioni degli impegni in Iraq e Afghanistan, destinati a generare risparmi significativi. Anche per questo, ha ammesso Milley, la richiesta di budget “è sbilanciata verso il futuro ambiente operativo e verso la prontezza che sarà necessaria in vista del cambiamento fondamentale nel carattere della guerra che stiamo attualmente subendo”. Per capire quale sarà, è utile leggere il recente report del Cnas, dedicato ai conflitti del futuro, “veloci, caotici e altamente distruttivi”. Per questo, si suggerisce un “major change” verso la guerra informativa, secondo i concetti della “techno-cognitive confrontation” per conquistare la “degradation dominance”. In caso contrario, mantenendo gli schemi attuali, Cina e Russia potrebbero vincere “quasi” tutte le guerre del domani.

INVESTIMENTI “IMPERATIVI”

Per questo, secondo Milley, “è imperativo” che il budget finale assegnato al Pentagono assicuri “finanziamenti idonei ad affrontare la modernizzazione su tecnologie avanzate, “come l’ipersonica, le munizioni di precisione, la robotica e l’intelligenza artificiale”. Di più: “Se non investiamo molti soldi in queste tecnologie e se non le sviluppiamo fino a un livello di capacità adatto per dispiegarle nella nostra forza congiunta – ha avvertito Milley – allora saremo in svantaggio significativo rispetto a qui Paesi che le sviluppano”. Il riferimento è chiaro: “La Cina sta investendo molto in tutte queste capacità – ha detto il generale – e noi dobbiamo farlo con un impegno da sostenere per molti anni”. Per la prima richiesta di Biden, la Cina resta “top challenge”.

IL CONFRONTO TRA POTENZE

Nella sua prima visita al Pentagono, un paio di mesi fa, Joe Biden ha annunciato la creazione della “task force China”, affidata a Ely Ratner per studiare un approccio comprensivo all’ascesa del Dragone. Alla base c’è l’ormai assodato ritorno alla “great power competition”, da giocare soprattutto sul fronte tecnologico. Per il Pentagono significa strutturare al meglio le tante iniziative improntante all’innovazione e alle tecnologie disruptive, a partire dal procurement, alla prese con una riforma dei processi di acquisizione per adattare le pratiche burocratiche alla rapidità dell’innovazione. Ciò non distoglie dalla strategia più classica di deterrenza, per cui la richiesta di budget comprende una conferma delle dotazioni della “Pacific Deterrence Initiative”, che nel budget relativo al 2021 valeva 6,9 miliardi per due anni, addirittura rimpolpata nel percorso al Congresso rispetto alla richiesta iniziale avanzata dal Pentagono.

LE NOVITÀ

Sul fronte tecnologico ci sono 550 milioni di dollari per il Technology Modernization Fund; ulteriori 110 milioni per la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency; 750 milioni come riserva per le altre agenzie federali impegnate sul tema. Tra le novità del budget Austin ha confermato l’eliminazione per il 2022 delle “overseas contingency operations”, voce dedicata alle operazioni fuori area, usata spesso dalle amministrazioni per aumentare le risorse disponibili oltre il budget di base, altro elemento che cercherà così di frenare gli animi dei dem più combattivi, quelli che chiedevano tagli al budget militare pari al 10%. Nonostante l’assenza delle “Oco” riduca la possibilità di incrementare le dotazioni al Pentagono nel corso dell’anno, spiega il Cnas, potrebbe permettere nel medio-periodo di allineare meglio i bilanci alle pianificazioni strategiche.

VERSO CAPITOL HILL

“Il budget investe anche negli sforzi per contrastare gli effetti dannosi del cambiamento climatico e per essere preparati a potenziali sfide future come un’altra pandemia”, ha spiegato Austin ai parlamentari, con un altro messaggio che spera di compattare i dem. Restano però i nodi più intricati, come i numeri sul programma navale (Trump aveva lanciato la “Battle Force 2045” per una Marina da 500 navi), nonché i programmi di modernizzazione dell’arsenale nucleare, su cui il dibattito rischia di essere più accesso.

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