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Fedez, da influencer a leader. Analisi di una metamorfosi

Di Domenico Giordano

Segretari di partito, peones e ministri, opinionisti e giornalisti, nelle ultime ventiquattro ore hanno provato ad agganciare la scia luminosa che ha squarciato l’universo della rete dopo che il rapper più famoso d’Italia ha postato sul profilo Twitter il video della telefonata con i vertici di Rai 3. L’analisi di Domenico Giordano, spin doctor di Arcadia, fondatore del Piccolo Festival della Politica

Tutti, ma proprio tutti, all’inseguimento di Fedez che oramai non è più solo un influencer, sarebbe davvero riduttivo a questo punto confinarlo nella categoria, ma è già un leader della social politics, ovvero di quella dimensione dell’agire politico espressione matura delle società liquide.

Segretari di partito, peones e ministri, opinionisti e giornalisti, nelle ultime ventiquattro ore hanno provato ad agganciare la scia luminosa, per intensità e pervasività, che ha squarciato l’universo della rete immediatamente dopo che il rapper più famoso d’Italia ha postato sul profilo Twitter il video della telefonata con i vertici di Rai 3 che in meno di un giorno ha già raggiunto un milione di visualizzazioni e oltre 52 mila retwitt.

Per comprenderne la trasformazione da influencer a social leader, il secondo rispetto al primo ha la capacità di condizionare una trasversalità di pubblici e non solo quello di appartenenza, è utile fare un test semplice quanto efficace: grazie a Fanpage Karma, proviamo a classificare i primi dieci post che in base cinque diverse keyword, tutte estrapolate dal contesto specifico, hanno performato meglio nell’ultimo giorno.

Le parole sono: Fedez, censura, concerto, Rai 3 e libertà.

Nel primo tentativo, utilizzando appunto il nome d’arte di Federico Lucia, il risultato in ordine decrescente è questo: Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Enrico Mentana, Taffo Funeral Service, Monica Cirinnà, Rai Radio 2, Alessandro Di Battista, Biagio Simonetta e 6.000 Sardine.

L’elenco ci restituisce due considerazioni, l’una di carattere genarle e l’altra più ristretta. La prima attiene alla conferma di quella trasversalità che può costituire la conditio sine qua non per decretare il passaggio da influencer a leader. La seconda, invece, riguarda l’ex premier Giuseppe Conte, uno degli ultimi a postare sulla vicenda, ma che ha surclassato tutti gli altri “capi” per condivisioni e interazioni.

Se a Fedez sostituiamo quale keyword di ricerca “censura”, il risultato non cambia poi tanto e la classifica a parte qualche new entry o cambio di posizione non si è stravolta: Giuseppe Conte e Luigi Di Maio conservano le prime due postazioni, seguiti da Monica Cirinnà, Alessandro Di Battista e Biagio Simonetta. A loro, si aggiungono il Corriere della Sera, Laura Boldrini e Danilo Toninelli, mentre si conferma ancora Matteo Salvini, anche se con “censura” perde sei posizioni.

Al contrario, utilizzando una keyword più neutra rispetto alle due precedenti, quindi se passiamo da Fedez e censura a “concerto”, la classifica si ridisegna perché espelle dalle prime dieci posizioni i post di quei leader politici che hanno una radicata presenza sui social e lascia molto più spazio alle testate e ai giornalisti. Ma vediamola: Monica Cirinnà e Biagio Simonetta, che hanno scalzato rispettivamente Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, poi per ben tre volte ci sono i post pubblicati su Facebook dal Corriere della Sera e quattro nuovi ingressi con Cathy La Torre, l’Ansa, Salvo Sottile e Paola Taverna.

Quindi già con tre delle cinque keyword scelte è rimarchevole la forza di Fedez di condizionare fortemente le discussioni in rete a prescindere dal suo territorio principale, così come quella di portarsi a traino una parte consistente della politica ufficiale.

Con la keyword “Rai 3”, per quanto legata al contesto in esame, inevitabilmente i risultati recuperano anche in tre casi su dieci, post che esulano la tempesta social generata dal post di Fedez. Comunque, anche in questo caso, è pienamente confermata la trasversalità della scia con politici, testate e giornalisti: Fabio Massimo Castaldo, Fanpage, Nicola Morra, Salvo Sottile, Open, Spettacolo Fanpage Spettacolo e Fabrizio Marrazzo.

Infine, ultima ma non ultima tra le keyword scelte per suffragare la trasformazione di Fedez da influencer a social politics, è il lemma di cui per forma e sostanza la politica si nutre più di tutti: “libertà”.

In questo caso, l’inseguimento nelle prime posizioni, nel mezzo e nelle retrovie e dominato da una folta schiera di politici eletti, nominati o di professione, tra questi: Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Laura Boldrini, Paola Taverna, Marco Furfaro, Debora Serrachiani, Matteo Orfini.

Se analizziamo poi anche la suddivisione dei terreni digitali che hanno ospitato nell’ultimo giorno le discussioni con la keyword “Fedez”, trova ulteriore conferma la mutazione dell’artista in social politics. Più del 96% delle menzioni raccolte in rete sono state postate su Facebook, ben il 75% e su Twitter con oltre il 26%, mentre la quota residuale è stata assorbita da altri social e dai siti di news e blog.

In questo inseguimento dei politici alle parole di Fedez fa specie il rumore del silenzio adottato, almeno fino a questo pomeriggio da due leader che solitamente sono assai puntali. Sia Giorgia Meloni che Matteo Renzi hanno preferito al momento non aggiungersi al rumore di fondo e non toccare affatto la vicenda. Un silenzio che potrebbe essere più fragoroso di tanti altri post.

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