Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Conte, Letta e il Movimento fermo. I consigli di De Masi

Di Domenico De Masi

C’è una via d’uscita dalla grande confusione progressista. Il Pd di Letta deve realizzare che senza Cinque Stelle la destra vince, sempre. Conte deve recuperare l’anima movimentista e ricucire con Casaleggio per salvare l’identità M5S. L’analisi del sociologo Domenico De Masi

Allo stato attuale i 5 Stelle hanno 163 deputati e 75 senatori mentre il PD ha 93 deputati e 38 senatori. Nell’ultimo sondaggio sugli orientamenti di voto trasmesso dal Tg di Enrico Mentana (10 maggio) i 5 Stelle avevano il 17% e il Pd aveva il 19% delle preferenze. Quattro mesi prima (11 gennaio) lo stesso sondaggio dava ai 5 Stelle il 14,7% e al Pd il 19,4%. Ciò significa che i 5 Stelle non calano nonostante le vicende di Grillo e il Pd non sale nonostante l’avvento di Letta.

Alla sinistra di queste due forze in campo ci sono Articolo 1 con l’1,6% e Sinistra Italiana col 3%. Alla loro destra immediata ci sono Azione e Italia Viva, con un consenso complessivo del 5,2%. Se anche questa variegata congerie riuscisse a presentarsi alleata alle prossime elezioni politiche, tuttavia raccoglierebbe il 45,8% dei voti e, per vincere, dovrebbe attrarre una parte degli astensionisti.

Ma questa somma suppone che i 5 Stelle restino collocati a sinistra e che il Pd faccia di tutto perché ciò avvenga. Nel 2018 il 32% votò per loro e, secondo l’Istituto Cattaneo, questa massa di elettori era composta per il 52% da simpatizzanti di sinistra e per il 48% da simpatizzanti di destra.

Alla fine del governo Conte I i potenziali alettori 5 Stelle si erano ridotti al 21% e tutto lascia supporre che i fuggiaschi fossero di destra e avessero optato per la Lega che infatti, nel frattempo, era raddoppiata. Dunque, è molto probabile che l’attuale elettorato potenziale dei 5 Stelle sia prevalentemente di sinistra ma i vertici del Movimento si dichiarano inclini alla “terza via” teorizzata da Luigi Di Maio, cioè disposti ad allearsi, secondo le circostanze, sia con la destra che con la sinistra.

Il 12 maggio 2021 Giuseppe Conte ha dichiarato al Fatto Quotidiano: “La mia formazione è quella cattolico-democratica, vengo dal centro moderato, che guarda a sinistra” ma qualche giorno prima aveva detto che il suo neo-Movimento non sarà né di destra né di sinistra. Dunque, potrà allearsi con la Lega o con il Pd in base al programma del momento.

Intanto il neo-Movimento stenta a decollare. Conte, accreditato come grande mediatore, invece di recuperare l’ala “movimentista” di Alessandro Di Battista e quella “digitale” di Casaleggio, si è disfatto di entrambi restando solo con i “governativi” e rischiando di ridurre il suo neo-Partito a una scialba copia del Pd.

D’altra parte il Pd intende accordarsi con i 5 Stelle ma solo a patto di esercitare su di essi un’egemonia basata su un esiguo vantaggio di voti e su una presunta superiorità culturale. Enrico Letta ha detto: “Guardiamo l’evoluzione dei 5S con interesse e immaginiamo pezzi di strada insieme, tenendo sempre presente che noi siamo il Pd e abbiamo l’ambizione di guidare questo Paese”.

Dentro il Pd la corrente Guerini-Lotti, ringalluzzita dal fallimento degli accordi per le amministrative, dà per morti i grillini (“Un movimento antisistema franato nel momento in cui è diventato sistema”) e punta su quel 5,2% di Renzi e Calenda per farne non si sa cosa.

Grande, dunque, è la confusione a sinistra. Come sempre. E la soluzione passa attraverso una duplice azione speculare, che però rientra nel libro dei sogni. Da parte sua, tutto il PD dovrebbe prendere atto che senza i 5 Stelle è impensabile la sconfitta delle destre; che al proprio interno occorre tacitare una volta per tutte i renziani della Base Riformista; che non si può fare alleanze ponendo come condizione esplicita e pregiudiziale la propria egemonia; che, per quanto possibile, occorre sostenere lo sforzo dei 5 Stelle a non cadere nella tentazione di un nuovo abbraccio con Salvini.

Dall’altra parte, Conte dovrebbe recuperare l’anima “movimentista” e quella “digitale” con cui restituire al neo-Movimento la sua originalità; dovrebbe collocarlo decisamente a sinistra del Pd; dovrebbe stringere una seria alleanza con Sinistra Italiana e con Articolo 1 prima ancora che con il PD; nel rispetto delle decisioni votate dagli Stati Generali, dovrebbe creare il previsto vertice dirigente in cui confluiscano anche Di Maio, Di Battista e Casaleggio.

Solo così irrobustiti, i due partiti potrebbero dialogare alla pari, battere le destre alle prossime elezioni e governare il paese in un’ottica compiutamente progressista.

×

Iscriviti alla newsletter