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Cosa cambia con l’accordo Ue sulla lotta ai predatori sessuali online

Un pacchetto di leggi europee consentirebbe a compagnie come Facebook e Microsoft di aggirare le norme di privacy per combattere l’abuso sessuale sui minori, dando più chiarezza alla demarcazione tra protezione dei dati e sicurezza degli utenti

Gli europarlamentari hanno raggiunto un accordo provvisorio che permetterà alle compagnie che offrono servizi di comunicazione elettronica – tra cui Facebook e Microsoft – di scansionare le conversazioni tra utenti per identificare e bloccare contenuti pedopornografici e comportamenti predatori, tra cui l’adescamento.

“Proteggere i nostri figli online come lo facciamo offline è la nostra priorità”,  ha dichiarato Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno, in un comunicato. “L’accordo di oggi colma i vuoti legali per permettere ai servizi di comunicazione online, come webmail e servizi di messaggistica, di portare avanti pratiche legali e volontarie per combattere l’abuso sessuale di minori all’interno dei loro servizi”.

L’intesa ha durata di tre anni per permettere alla Commissione europea di studiare e presentare una serie di leggi definitive di più ampio respiro, relative all’abuso sessuale sia fisico che virtuale. Si tratta di una deroga alla direttiva e-Privacy, estesa da dicembre 2020 ai servizi online, che ha dato un ulteriore giro di vite alla cornice europea di protezione dei dati.

A ogni modo, le regole provvisorie – che devono ancora passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio europei – forniscono un chiaro indizio riguardo alla direzione in cui andranno le normative future.

Il tema è delicatissimo, ha anche a che fare con i limiti tra protezione della privacy e sicurezza degli utenti oltre all’eccezionale gravità delle attività predatorie in questione. Le regole di protezione dei dati europee (GDPR), tra le più avanzate al mondo, mal sopportano strumenti di sorveglianza automatizzati di questo genere, ancorché dolorosamente necessari.

Patrick Breyer, europarlamentare tedesco affiliato ai Verdi ed esperto di diritto digitale, ha criticato le misure proposte. “Questo accordo senza precedenti significa che tutte le nostre email e i messaggi privati saranno soggetti a sorveglianza di massa privatizzata in tempo reale, attraverso macchine incriminatorie soggette a errori che possono infliggere danni collaterali devastanti agli utenti, inclusi i minori e le vittime”.

Il pacchetto di norme provvisorie prevede che le compagnie schierino una supervisione umana, che dovrà confermare manualmente i potenziali crimini prima di riportarli alle autorità di competenza, e garantiscano che gli strumenti utilizzati per scansionare le conversazioni siano minimamente invasivi.

Inoltre, esso impegna la Commissione a creare “un registro pubblico di organizzazioni che agiscono nell’interesse pubblico contro gli abusi sessuali sui minori, con cui i fornitori di servizi di comunicazione online possono condividere dati personali che risulteranno dalle misure volontarie”.

La questione della lotta agli abusi sui minori, assieme a quella del tracciamento online (via cookies) sono i due punti di frizione principali nel dibattito europeo sulla creazione di un level playing field tra compagnie internettiane e telefoniche. Le nuove regole di ePrivacy renderebbero servizi come Skype e WhatsApp soggetti alle stesse leggi delle telco, sotto le quali il tracciamento a fini pubblicitari diventerebbe ben più difficile, se non impossibile.

Le leggi provvisorie indicano la volontà europea di ammettere una certa flessibilità nella protezione della privacy degli utenti in nome della protezione dei minori. Ma i confini tra privacy e sicurezza andranno demarcati con estrema attenzione per trovare un equilibrio funzionale.

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