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Cos’è il Polisario, il fronte marocchino legato all’assalto all’enclave spagnola di Ceuta

Di Massimiliano Boccolini

L’enclave spagnola di Ceuta è stata presa d’assalto da migliaia di migranti. Il riconoscimento da parte di Donald Trump del controllo sul Sahara Occidentale da parte del Marocco aveva scatenato la reazione del Fronte Polisario. L’articolo di Massimiliano Boccolini che sulla rivista Formiche di febbraio raccontava le tensioni nell’area

La guerra infinita del Sahara occidentale, tornata alla ribalta alla fine del 2020 con la crisi del valico di Guarguerat, sta per finire grazie all’intervento degli Stati Uniti che hanno investito nel piano di autonomia regionale proposto dal re del Marocco, Mohammed VI, considerato l’unico credibile e realizzabile per porre fine alla crisi iniziata negli anni Settanta. Il blocco del valico di Guerguerat dello scorso novembre, deciso dal Fronte Polisario per fermare il traffico commerciale tra Marocco e Mauritania, ha innescato un meccanismo che alla fine è stato controproducente per il gruppo separatista la cui base si trova a Tindouf, in Algeria.

L’EPILOGO DELLA CRISI DEL SAHARA OCCIDENTALE

L’epilogo di quella che viene considerata come una fuga in avanti di questo gruppo nella crisi del Sahara occidentale è stata la visita del vice-segretario di Stato degli Stati Uniti, incaricato delle questioni relative al Medio Oriente e al Nord Africa, David Schenker, a Laayoune e a Dakhla con l’inaugurazione di un consolato Usa in quest’ultima città, il 10 gennaio 2021. Prima di arrivare in Marocco Schenker è stato in Algeria dove ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha ribadito che “per gli Stati Uniti, solo i negoziati politici tra il Marocco e il Polisario nel quadro del piano di autonomia marocchina sono in grado di portare a una soluzione della controversia sul Sahara”.

Con l’apertura del consolato Usa a Dakhla si attendono infatti investimenti per diversi miliardi di dollari nella regione e la presenza fissa di diplomatici statunitensi prova la stabilità e sicurezza di quell’area controllata da Rabat. Eppure se dal lato marocchino del muro difensivo del Sahara occidentale si celebra l’apertura di una ventina di consolati di diversi Paesi del mondo, da quelli africani a quelli arabi come gli Emirati Arabi Uniti, dall’altra parte invece aumenta sempre di più il rischio terrorismo, in particolare nella zona cuscinetto che dovrebbe essere controllata dalla missione Onu (Minurso) e che invece è sempre più terra di nessuno usata non solo dalle milizie del Polisario ma anche da altri gruppi armati e dai contrabbandieri di vario genere. Non è un caso che mentre l’inviato dell’amministrazione Usa arrivava a Laayoune, il governo della Mauritania approvava il 9 gennaio 2021 un progetto di legge per creare una zona di difesa sensibile nel nord del Paese, lungo il confine con la zona cuscinetto.

Secondo quanto fa sapere la stampa mauritana, ripresa dall’agenzia di stampa russa Sputnik, questo progetto arriva settimane dopo che i “banditi che bloccavano la strada di Guerguerat” si sono infiltrati nella zona cuscinetto attraversando il confine mauritano. Nel progetto di legge si spiega che “il territorio che si trova al confine nord della Mauritania è considerato vuoto o disabitato e può costituire luogo di transito per terroristi, trafficanti di droga e gruppi criminali organizzati”. Gli osservatori ritengono che la Mauritania stia cercando, attraverso la costruzione di una zona di difesa nel nord del Paese, di bloccare gli sbocchi terrestri che il fronte Polisario sfrutta per raggiungere la zona cuscinetto, area usata appunto da terroristi, narcotrafficanti e gruppi della criminalità organizzata.

Nouakchott sta cercando di evitare ogni scontro con i miliziani del Polisario, ed è questo che l’ha spinta a mettere in sicurezza l’area cuscinetto bloccando così la strada ai gruppi armati. Il Marocco e la Mauritania stanno cercando quindi di aumentare la loro cooperazione e rafforzare le misure di controllo della sicurezza presso il valico di frontiera terrestre congiunto di Guerguerat. Lo scorso febbraio Marocco e Mauritania hanno tenuto la prima riunione del comitato militare misto tra loro, che ha portato alla firma di un memorandum d’intesa nel 2006 a Rabat, un passo che ha fatto arrabbiare il Polisario. Si tratta dello stesso territorio usato in passato dal terrorista Abu Oualid Sahrawi, ex portavoce del gruppo Mujao oggi leader dello Stato islamico (Isis) nell’Africa subsahariana.

Sahrawi, che proviene dai campi profughi di Tinduf in Algeria, ha rivendicato la responsabilità dell’imboscata di ottobre 2017 a danno di una pattuglia congiunta Usa-Nigeria vicino al villaggio di Tongo Tongo, in Niger, che ha provocato la morte di quattro soldati statunitensi e per questo sul suo capo il Dipartimento di Stato Usa ha posto una taglia di cinque milioni di dollari. L’instabilità di questa area, causata proprio dalla politica del Polisario, ha spinto gli Stati Uniti ad assumere una posizione chiara sulla crisi del Sahara occidentale vedendo nel piano di autonomia regionale l’unica soluzione possibile.

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