La società post Covid-19 sarà fondata sul benessere di tutti, di molti, di pochi? In tutti Paesi, anche in quelli non dotati di risorse naturali? Sarà una società basata sulla massima felicità materiale per il maggior numero di persone? Le domande di Antonino Giannone, professore di Leadership ed Etica alla Link Campus University di Roma
Mentre tutti siamo frastornati dalle conseguenze della pandemia del Covid-19, dalle restrizioni da coprifuoco che la maggior parte di noi cittadini non condivide, unitamente a molti virologi non politici, chiediamoci perché non ci soffermiamo sulla responsabilità etiche che sono state molto carenti? Ci riferiamo alle responsabilità a livello non solo di alcune istituzioni e della politica con la p minuscola, ma anche alle responsabilità di noi semplici cittadini e soprattutto dei Millennials che spesso sono diventati il bersaglio dei Mass media come unico “capro espiatorio” per i loro comportamenti di assembramento non consentito.
Chiediamoci perché nel tempo della globalizzazione e dell’era digitale è sempre più venuta meno l’Etica nella comunità, nelle attività correnti, nei rapporti politici e nelle Istituzioni. Hanno ancora senso per l’uomo, per noi italiani, le virtù e i valori etici?
Le virtù serviranno ai Millennials della classe dirigente per realizzare una società migliore per il futuro dell’umanità?
Ma che cos’è la virtù nella società della globalizzazione e dell’era digitale?
La virtù nel vocabolario è descritta come una disposizione dell’uomo che lo porta a seguire il bene e a fuggire il male. Oggi nel tempo che scorre velocemente nell’era digitale dei Millennials, senza vincoli e freni, si riscontra che in generale la virtù è giudicata una realtà noiosa che infastidisce per la nota di obbligo che comporta. fu da lui definita: ipocrisia.
Presso i Greci, la virtù era indispensabile per avere un uomo maturo secondo natura. La storia ci racconta anche della virtù deformata, com’era quella degli scribi e dei farisei, al tempo di Gesù Cristo. Elenchiamo alcune virtù.
Ci sono le tre virtù teologali: Fede, Speranza, Carità, alle quali vanno aggiunte le quattro virtù cardinali : Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza. Si dicono cardinali, perché si riferiscono al cardine– arnese di ferro in forma di perno sul quale girano le imposte delle porte e delle finestre. In senso figurato si tratta di un sostegno; quindi queste virtù sono un sostegno all’esistenza umana, come i Cardinali sono per il Papa e la Chiesa. Una quinta virtù cardinale è stata considerata e descritta da Padre Vincenzo Insolera che l’ha denominata: il buonumore.
Così scriveva Insolera: “In dimensione cristiana, la virtù è amore che si irradia in tutti gli spazi dell’esistenza ed è dall’infinita bontà di Dio che l’uomo riceve la disposizione al bene e la repulsa al male “– e proseguiva- “il cristiano sereno e sorridente testimonia meglio la sua Fede, perché sa che Dio gli ha dato una vita d’anni sulla terra per un’altra eterna nell’aldilà. Ha un domani… Il buonumore porta al buon senso ed il buon senso porta al buonumore. Umorismo, buonumore, gioia, allegria vanno d’accordo: sono la stessa famiglia, anche se l’umorista non sempre è uomo di buon umore”.
Infine sono da considerare le virtù etiche ovvero denominate virtù umane che si riferiscono a qualunque persona e che non si richiamano ad alcuna religione. Ne elenchiamo alcune.
– la Lealtà: come rispetto dei valori di correttezza e sincerità
– il Coraggio: come giusto mezzo tra la viltà e la temerarietà
– la Liberalità: come giusto mezzo tra avarizia e prodigalità
– la Magnanimità: come giusto mezzo tra la vanità e l’umiltà
– la Meritorietà: la capacità di sapere premiare i più meritevoli
– il Caring: prendersi cura del prossimo, una virtù che è stata riscoperta ed esaltata da Papa Francesco nel tempo della pandemia del Covid19;
– l’Umiltà: dal latino humus = terra che descrive il livello del terreno; anche la parola uomo deriva dalla radice sanscrita “bhu” e poi “hu”, quindi creatura generata dalla terra, creatura umile. L’umiltà intesa come sentimento di piccolezza nei confronti della divinità e dell’universo, è considerata da molte religioni una virtù fondamentale..
Le generazioni che hanno conosciuto la I^ e II^ guerra mondiale e gli olocausti, riuscendo a salvare la vita e la fede in Dio e nell’uomo, avevano e hanno la virtù dell’umiltà.
Caratteristiche delle virtù etiche : sin dai tempi di Aristotele e Platone sono state definite come delle disposizioni della persona che ci consentono di comportarci bene o male in rapporto alle nostre passioni; dette anche virtù del carattere o del giusto mezzo, ; è stato dimostrato ai tempi antichi e moderni che le virtù etiche non sono un fatto spontaneo o meccanico o qualcosa che l’uomo possiede dalla nascita . L’uomo, per natura, anche se non possiede le virtù etiche, possiede però la capacità di acquisirle, attraverso il compimento di attività di un certo tipo, di una certa qualità.
Virtuoso è colui che è abituato ad agire moralmente bene, seguendo un’abitudine che non ha nulla di meccanico e di rigido; il virtuoso è colui che fa seguire alla bontà dell’atteggiamento soggettivo un comportamento oggettivo retto.
Quale sarà paradigma per il futuro post Covid19 nell’era digitale? Lo stesso paradigma della società della globalizzazione?
La globalizzazione ha prodotto il risultato della concentrazione del reddito prodotto dall’umanità concentrandolo in poche decine di unità di persone/organizzazioni e ha prodotto l’impoverimento di miliardi di persone? Una constatazione incredibile si sintetizza nel fatto che l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019, più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone.
La società post Covid19 sarà fondata sul benessere di tutti, di molti, di pochi?
In tutti Paesi, anche in quei Paesi non dotati di risorse naturali?
Sarà una società basata sulla massima felicità materiale per il maggior numero di persone?
Sarà una società fondata sulla tutela dei diritti individuali, così importanti da non dover essere violati nemmeno dalle maggioranze?
Rimandiamo qualche risposta a questi quesiti che si rivolgono alla coscienza personale che forse non abbiamo più l’abitudine d’interrogare a fine giornata come accadeva alla generazione nata dopo la 2^ guerra mondiale: un’abitudine che aiutava a non prosciugare in noi la sensibilità verso il bene e verso le buone opere non fatte e ci aiutava a evitare nuove occasioni di compiere opere non finalizzate al bene comune e trasgressioni alle regole della buona convivenza in famiglia e in comunità.