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Covid, l’ombra della variante indiana oscura le riaperture in Europa?

Da ieri la Germania ha bloccato le frontiere con il Regno Unito a causa della veloce diffusione della variante indiana, la più pericolosa e trasmissibile. Ma non tutti i Paesi europei ne sono spaventati. Numeri, proiezioni e misure

Non tutto è gioia e brindisi per gli inglesi. Alle prime immagini delle riaperture in Regno Unito si aggiunge purtroppo una nuova minaccia: la variante indiana. I casi di questo nuovo ceppo individuati sul territorio britannico (numero di identificazione B1617.2) continuano a salire. Nell’ultima settimana sono aumentati del 30% e rappresentano quasi il 50% dei contagi del virus.

Il ministro della Sanità britannico, Matt Hancock, ha confermato che “la corsa fra virus e vaccini” è sempre più ravvicinata. Nel Regno Unito il 70% degli over 18 ha avuto una prima dose di vaccino, mentre al 40% è stato somministrato il richiamo.

Tuttavia, la variante indiana – che ha una capacità di diffusione simile alla variante inglese – rischia di compromettere i progressi. Infatti, le autorità sanitarie inglesi l’hanno classificata come “elemento di preoccupazione”. In una sola settimana, i casi sono saliti da 202 a 520, quasi la metà legati a viaggi o contatti con viaggiatori.

Mentre i voli con altri Paesi a rischio come il Brasile e il Sudafrica sono stati sospesi, i collegamenti aerei con l’India non hanno subito variazioni nel Regno Unito. Secondo i media britannici, i voli sono quotidiani.

Il Regno Unito è il Paese europeo più collegato all’India, per la grande diaspora indiana residente sul territorio britannico e il passato coloniale. Al 19 maggio, erano stati identificati 3400 casi di variante indiana. Il numero più alto nelle città di Blackburn e Bolton.

Il Regno Unito è considerato il primo Paese in Europa come “zona di variante indiana del virus”, la più pericolosa secondo la classifica dell’Istituto Robert Koch. Fino ad ora, questa categoria era applicata solo a 11 Paesi dell’Asia, Africa e Sudamerica.

È per questo che la Germania ha deciso domenica di chiudere le frontiere agli inglesi, evidenziando il mancato coordinamento di misure anti-Covid tra i Paesi europei. Dal Regno Unito potranno entrare in territorio tedesco  solo i cittadini tedeschi o residenti in Germania. Entrambe le categorie dovranno compiere una quarantena di 15 giorni, anche con la prova PCR negativa.

Il ministero della Sanità tedesca ha spiegato che “se vogliamo mantenere i contagi bassi, dobbiamo evitare che la variante più pericolosa del virus metta a rischio i progressi raggiunti. È un colpo per il Regno Unito, ma è necessario per impedire la diffusione in Germania di una delle varianti più contagiose. Solo quando la vaccinazione avrà raggiunto il livello desiderato si potrà scongiurare questo pericolo”.

La Spagna invece ha rimosso da oggi le limitazioni ai turisti britannici, che non avranno bisogno nemmeno test PCR del Covid per entrare nel territorio spagnolo. Dal 7 giugno il governo spagnolo aprirà le frontiere a tutti i cittadini vaccinati completamente con i farmaci approvati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia europea del Farmaco.

In Italia è stato revocato dal 16 maggio l’obbligo di quarantena per chi arriva dal Regno Unito. Basta il test negativo fatto entro 48 ore dalla partenza o la prova di essere immunizzati con entrambe le dosi di vaccino o di aver sviluppato gli anticorpi.

Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, ha spiegato nella trasmissione 24Mattino su Radio 24 che la variante indiana non lo preoccupa per due motivi: “La prima è che non c’è prova che eluda i vaccini e la seconda, più generale, è che la ricerca ha fatto passi da gigante creando vaccini sicuri ed efficaci. Anche se emergesse una variante in grado di eluderli parzialmente, saremmo in grado di rispondere. Magari dovremmo rallentare l’avanzata contro il virus ma, visto che i vaccini possono essere modulari e modificabili, vinceremmo anche su questa eventuale variante. Direi che il peggio è davvero alle spalle”.

Per il virologo Roberto Burioni, le statistiche dei vaccini rispetto alla variante indiana sono rassicuranti, giacché l’efficacia del vaccino cala ma di poco:


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