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Cyber-security tra Difesa e Spazio. I suggerimenti per una strategia comune

Il cyber pervade (anche) Difesa e Spazio, pronti per essere protagonisti della nuova architettura per la sicurezza informatica di cui si doterà l’Italia. Ecco i suggerimenti di Claudio Graziano, Alessandro Profumo, Josef Aschbacher e Giorgio Saccoccia all’evento promosso dal Parlamento europeo

Parola d’ordine “sinergia”: tra pubblico e privato, tra istituzioni e aziende, tra Paesi e organizzazioni internazionali, Ue in primis. Solo così si può costruire una vera cyber-security, esigenza che la pandemia ha portato ai massimi storici, espandendo la superficie di potenziale attacco a colpi di smart working, didattica a distanza e disinformazione. Il dominio è pervasivo, trasversale e onnipresente, ma trova applicazioni rilevanti soprattutto nei domini di Difesa e Spazio, al centro di diversi interventi nel corso dell’evento web promosso dal Parlamento europeo: “La nuova strategia europea per rafforzare la sicurezza informatica”.

IL QUADRO DELLA MINACCIA

Il punto di partenza è la “crisi senza precedenti” da Covid-19, descritta dal generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Ue. La pandemia “ha già cambiato gli equilibri delle relazioni internazionali”, conservando “le minacce tradizionali” e amplificando “quelle nuove”, esponendoci “ancor di più alla pervasività degli attacchi cyber”. Sempre più spesso, ha detto il generale, “alcuni attori statuali raggiungono i loro obiettivi geopolitici non solo attraverso strumenti tradizionali come la forza militare, ma anche attraverso complesse e sofisticate operazioni nel dominio cibernetico, non di rado volte anche a minare la credibilità stessa delle istituzioni e interferire nei processi democratici degli Stati”.

UNA RISPOSTA EUROPEA

Per questo, la minaccia cyber “può essere fronteggiata e gestita solo dall’impegno sinergico di militari, aziende, mondo accademico, strutture di polizia e di intelligence”. Un coordinamento “impegnativo già in ambito nazionale”, ma non per questo “un alibi per far mancare il sostegno alle iniziative di Difesa e sicurezza europea”. Dalla Pesco al neonato Fondo europeo di Difesa, ha ricordato Graziano, sono tanti i meccanismi messi in campo da Bruxelles. Superano i confini della Difesa in senso stretto, arrivando fino ai concetti su cui si basa il Next Generation Eu e sulle nuove tecnologie, tra Big data, 5G e intelligenza artificiale. “Non si esagera – ha chiosato il generale – nel dire che primato tecnologico significa anche egemonia geopolitica e militare e la rincorsa europea alla sovranità tecnologica risponde a questa necessità”.

IL RUOLO DELL’INDUSTRIA

L’industria è pronta a fare la sua parte, ha detto Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo e presidente di Asd, l’associazione europea delle industrie di aerospazio e difesa. Per ora, tuttavia, “il livello di coinvolgimento è piuttosto limitato; lo definirei parziale”. In particolare, Leonardo è “disponibile a contribuire alla creazione di un processo di capability planning per la sicurezza, e di roadmap di capacità necessarie a livello europeo, che possa supportare l’allocazione dei fondi per ricerca, sviluppo e deployment da parte delle istituzioni europee e nazionali, e delle aziende stesse”. D’altra parte, ha spiegato Profumo, l’attenzione al tema da parte istituzionale è “certamente positiva”, ma si è tradotta in un complesso di normative che hanno originato “una stratificazione di documenti e organizzazioni”.

IL CAMBIO DI MARCIA

Un “disallineamento” che occorre risolvere, cambiando però marcia. “La velocità con cui si estende la digitalizzazione renderebbe opportuna una maggiore rapidità nell’aggiornamento delle normative”, ha rimarcato l’ad di Leonardo. “Dobbiamo iniziare a mettere un minimo di ordine, altrimenti questo eccesso rischia di generare complessità”. Allineare e semplificare, questo il suggerimento di Profumo per mettere ordine all’insieme delle strutture e normative europee, in linea con quanto sta avvenendo a livello nazionale.

IL LIVELLO SPAZIALE

Ci sarà da coinvolgere anche il settore spaziale, rappresentato al webinar dal direttore generale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Josef Aschbacher e dal presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia. “La cyber-security è importantissimi in tutto ciò che facciamo”, ha detto il numero uno dell’Esa. Per questo, ha aggiunto, il tema sarà in prima fila nella ministeriale che si riunirà alla fine del prossimo anno, attesa anche per la ridefinizione in corsa dei rapporti con l’Ue. Tutto procederà “in stretta consultazione con Stati membri e autorità nazionali”, ha rimarcato Aschbacher.

PER UN APPROCCIO OLISTICO

D’altra parte anche lo Spazio è esposto alle minacce informatiche. Per ora, ha notato Saccoccia, per colpire le infrastrutture spaziali servono “attacchi molto sofisticati”. Ciò però non può tranquillizzare, considerando che vita sulla Terra dipende sempre di più dagli assetti orbitanti, tra comunicazioni, navigazione, osservazione, logistica e monitoraggio. È per questo, ha ricordato il presidente dell’Asi, che la cyber-security è prevista come fattore abilitante all’interno della Strategia nazionale di sicurezza per lo Spazio, nonché nei vari documenti strategici. Ma guai a pensare di ragionare per compartimenti stagni: “Non possiamo pensare a un solo sviluppo tecnologico – ha concluso Saccoccia – occorre un approccio olistico che riguardi metodi di governance e la formazione degli utenti”.

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