Come Stella Rimington nell’MI5 negli anni ’90, Elisabetta Belloni, nominata direttrice generale del Dis, può rivoluzionare l’intelligence italiana. Cina, cyber e altri guai (domestici), ecco da dove partire. Il corsivo di Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence
Quando nel 1995 venne nominata Stella Rimington a Direttore del MI5 fu considerata una rivoluzione. Dopo più di venticinque anni, Mario Draghi ha individuato per la prima volta una donna al vertice dell’intelligence italiana, la diplomatica Elisabetta Belloni.
E questo in continuità con le nomine nel 1991 di Francesco Paolo Fulci al Cesis e nel 2012 di Giampiero Massolo al Dis. Anche a un ambasciatore, Piero Benassi, si era affidato in extremis Giuseppe Conte per assegnare una delega ai Servizi durata lo spazio di un mattino.
Il nuovo direttore del Dis dovrà occuparsi di problemi fondamentali per la sicurezza del Paese, a cominciare dalla pandemia. Prima di tutto, monitorando il disagio sociale, che potrebbe diventare dovunque devastante, ponendo a rischio la stabilità delle istituzioni democratiche.
Inoltre, va contrastata con urgenza l’ulteriore invadenza della criminalità organizzata che si sta infiltrando sempre di più nel tessuto economico. Va poi prestata la massima attenzione allo shopping dall’estero delle aziende strategiche nazionali, utilizzando tempestivamente la golden power.
Tutti aspetti decisivi da affrontare in sinergia con le Forze di polizia e, quando possibile, con le agenzie di alcuni Paesi con i quali condividiamo rischi comuni. Nel frattempo, il segretario del Dis sarà chiamato ad operare in un contesto stabile e definito, all’interno di un governo la cui durata potrebbe essere scandita dall’elezione del Presidente della Repubblica nel prossimo febbraio: Mario Parente appena confermato all’Aisi, Gianni Caravelli nominato un anno fa all’Aise e Franco Gabrielli individuato quale sottosegretario.
E Belloni si dovrà confrontare proprio con la proposta avanzata i primi di aprile da Gabrielli sull’istituzione di un’agenzia sulla sicurezza informatica presso la Presidenza del Consiglio, sganciata dai Servizi. Questo richiama indirettamente il nostro rapporto con la Cina.
Recentemente il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza di rimuovere le telecamere di produzione cinese nel palazzo. E proprio lunedì scorso la trasmissione “Report” ha ricordato che a Palazzo Chigi sono stati installati termoscanner e al Senato videocamere fornite da aziende cinesi che hanno vinto regolari gare di appalto. I Servizi, per esempio, potrebbero controllare se il criterio del massimo ribasso possa essere dirimente anche in casi del genere.
Altro aspetto è il Recovery Fund, per verificare se parte delle risorse assegnate all’Italia possano essere orientate verso multinazionali straniere, in conseguenza di una violenta e sotterranea guerra normativa in atto da anni. Potrebbe essere il caso dei fondi per le risorse idriche, che ammontano a decine di miliardi.
Oltre alle azioni sul campo, sono importanti però le regole, sulle quali proprio un esecutivo di emergenza potrebbe incidere in modo strutturale. Per esempio, sulla selezione e promozione degli operatori, sulla tempestività e qualità dell’analisi, sui rapporti con i decisori politici proprio sui quali si è soffermato ieri il premier.
Auguriamo dunque buon lavoro al nuovo direttore del Dis, invitandola ad affrontare questa nuova esperienza come suggeriva Walter Benjamin, che per comprendere in profondità la realtà affermava: “Uscire di casa come se si giungesse da un luogo lontano, scoprire il mondo in cui già si vive, cominciare la giornata come se si sbarcasse da una nave appena arrivata da Singapore”.