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C’è un Ddl Pillon che vuole distogliere l’attenzione dal Ddl Zan

C’è in commissione Giustizia del Senato un disegno di legge presentato dal centrodestra, che istituisce pene fino a 12 anni per chi crea le “challenge” social che istigano all’autolesionismo o al suicidio, punendo anche chi le diffonde e le piattaforme che le ospitano. Ma ignora completamente le misure del Digital Services Act proposto dalla Commissione europea

I Senatori Pillon, Rauti, Ronzulli, Binetti, Saponara e altri, hanno presentato presso la Commissione Giustizia del Senato un disegno di legge volto a modificare il codice penale in materia di istigazione alla violenza, all’autolesionismo e al suicidio (Ddl 2086). La proposta, presentata insieme a Matteo Salvini, vuole introdurre sanzioni più restrittive per coloro che diffondono sulle piattaforme online, come ad esempio Tik Tok, qualsiasi contenuto pericoloso per un minore. Per chi istiga all’autolesionismo o ad un atto di violenza, la pena sarebbe da 1 a 5 anni, fino a 12 anni se l’atto si verifica. Se, invece, una persona diffonde o agevola la diffusione di uno di questi contenuti, la pena è da 1 ai 5 anni di reclusione. Anche le piattaforme sarebbero ritenute corresponsabili.

Il Ddl nasce con la speranza di poter bloccare le sfide, le challenge, e i contenuti online che in alcuni casi avrebbero portato portato al ferimento o addirittura alla morte di alcuni bambini (l’idea è venuta ai parlamentari dopo le morti di due bimbi di 10 e 9 anni). Il problema è la fattispecie totalmente indefinita: cos’è un video che istiga alla violenza o all’autolesionismo? Se uno imita un campione di parapendio e poi si fa male? Il campione rischierebbe 12 anni di carcere. In seconda battuta, come si potrebbe perseguire chi crea questi video all’estero? I magistrati italiani dovrebbero mandare rogatorie a decine di Paesi inseguendo utenti più o meno anonimi, chiedendone l’estradizione o processandoli in contumacia. Un mal di testa giudiziario e di rapporti internazionali.

Infine, c’è un problema forse esiziale: il Ddl Pillon ignora l’impostazione scelta dal Digital Services Act (Dsa) presentato dalla Commissione europea. In particolare, l’articolo 3 propone di far ricadere la responsabilità anche sul sistema informatico e sulla piattaforma utilizzata per veicolare il testo, il video o la foto, che non ne “abbia impedito” la diffusione. Il che vorrebbe dire che qualsiasi contenuto caricato online debba essere controllato, verificato e, in caso, censurato prima ancora dell’upload.

Alcuni dati: in Italia, solo su Instagram, vengono pubblicate circa 3600 foto al secondo, mentre su Tik Tok postati circa 236 video al minuto. Insomma, numeri che renderebbero impossibile un controllo di tutti i contenuti in via preventiva e immediata.

La proposta della Commissione con il Dsa punta a rafforzare la tutela degli utenti da contenuti illegali, oltre a monitorarli e mettere in sicurezza i minori (temi trattati anche da altre direttive Eu). Un ruolo delle piattaforme esiste già, ma solo in caso di negligenza: se sono al corrente di contenuti pericolosi, grazie ai loro algoritmi o alle segnalazioni degli utenti, e non fanno nulla per rimuoverli, allora possono essere considerate penalmente e civilmente responsabili. Nella formulazione del Ddl Pillon, non si fa riferimento alla condotta delle piattaforme, ma solo alla dannosità dei contenuti.

Se il Ddl diventasse legge, e poi venisse approvato il Digital Services Act, il codice penale andrebbe di nuovo emendato per ri-uniformarsi al diritto dell’Unione europea. Pillon su Facebook ha sottolineato l’importanza di “riconoscere e combattere i pericoli del web”, ma proporre un Ddl mentre c’è una direttiva in via di approvazione che tocca gli stessi argomenti non pare una strategia efficiente. A meno che l’idea non sia anche quella di contrapporre una (sacrosanta) battaglia in difesa dei minori a un altro Ddl che è fermo in commissione Giustizia del Senato, ovvero quello proposto da Alessandro Zan sull’omotransfobia. Anche perché la proposta sull’istigazione all’autolesionismo ha come relatore il senatore Ostellari della Lega, lo stesso che ha messo in freezer il Ddl Zan…


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