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Vaccinati contro la propaganda di Mosca e Pechino. L’agenda di Dreosto (Lega)

Di Marco Dreosto

Attacchi cyber, propaganda, disinformazione e operazioni economiche provenienti da Paesi stranieri aventi nel mirino settori strategici devono essere considerate azioni ostili e non possono e non devono essere sottovalutate. Il commento di Marco Dreosto, europarlamentare della Lega e componente titolare della commissione del Parlamento europeo sulle interferenze straniere nei processi  democratici dell’Ue

È necessario che l’Occidente faccia fronte comune contro le interferenze che continuamente minano la sua stabilità. Paesi come la Cina, la Russia, l’Iran e la Turchia sono in prima linea con azioni di propaganda, disinformazione e interferenze di vario tipo – incluse quelle economiche – volte a dividere e destabilizzare il fronte occidentale. La riunione dei ministri degli Esteri del G7, che si tiene a Londra in questi giorni, può essere un’occasione eccezionale per affrontare questi argomenti, coordinarsi e costruire un meccanismo comune di risposta a queste ingerenze. È necessario creare una rete di Paesi uniti nella difesa dei valori e della democrazia dell’Occidente, che sappia andare oltre i confini dei soli Paesi rappresentati nel G7 ampliando il più possibile il proprio fronte. Ben vengano allora gli inviti rivolti ad altre grandi potenze come Australia, India, Corea del Sud, Sud Africa e la presidenza di turno dell’Asean, che sottolinea la crescente importanza strategica dell’Indo-Pacifico per contrastare le mire espansionistiche cinesi.

Le sfide che siamo chiamati ad affrontare sono epocali e le soluzioni non possono essere solo quelle tradizionali. È necessaria una strategia comune per contrastare e difenderci dagli attacchi cibernetici e proteggere i nostri asset strategici che non posso cadere in mano di Paesi competitor da un punto di vista economico e geopolitico. Tali interferenze sono state denunciate da diversi rapporti dei servizi di intelligence e analizzate attentamente e approfonditamente nella Commissione del Parlamento europeo sulle ingerenze straniere in Ue (INGE), di cui sono membro titolare e coordinatore per la Lega.

Attacchi cibernetici, azioni di propaganda, campagne di disinformazione e operazioni economiche provenienti da Paesi stranieri aventi nel mirino settori strategici come quello dell’aerospazio, della difesa, della sicurezza e quello sanitario, devono essere considerate azioni ostili e non possono e non devono essere sottovalutate. Per contrastarle, non si possono lasciare soli i Paesi oggetto di questi attacchi. Ci deve essere un’azione coordinata europea e occidentale. Purtroppo l’Unione europea, per stessa ammissione dell’Alto rappresentante Josep Borrell, non ha né le risorse economiche né un mandato specifico per contrastare le ingerenze in Europa. Ecco perché un ruolo fondamentale potrebbe essere attribuito alla Nato, che – al contrario dell’Unione europea – comprende anche due Paesi come Stati Uniti e Regno Unito, perno dell’Alleanza atlantica e alleati indispensabili di tutto l’Occidente per contrastare tali minacce ibride.

Le tensioni tra Europa, Cina e Russia hanno raggiunto un livello preoccupante. Il caso Navalny, il genocidio degli uiguri, Hong Kong, le minacce a Taiwan: sono diversi gli argomenti divisivi tra il Vecchio continente e le altre due super potenze. L’Europa e l’Occidente non devono cercare un’escalation delle tensioni ma allo stesso tempo è necessario dimostrare che su sicurezza, diritti umani e libertà civili non retrocediamo. Lo stesso deve valere per gli attacchi cibernetici: sviluppare rapidamente il centro europeo e i vari centri nazionali per la cybersicurezza e investire in ricerca e sviluppo in questo campo dovrà essere una priorità dei governi europei. Non possiamo rimanere indietro su un tema così importante per la sicurezza nazionale.

Altresì sarà necessario rivedere anche alcune politiche industriali che hanno fatto si che Paesi ostili come la Cina, diventassero la fabbrica del mondo. L’allarme lanciato dal presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti sullo “shopping cinese” nella Difesa italiana dopo il caso dell’industria friulana Alpi Aviation, che fabbricava prodotti dual-use, deve farci riflettere. Non è possibile lasciare solo in mano cinese tutta la produzione di materiali elettronici sofisticati. Bisogna riportare a casa le produzioni di materiali considerati strategici per alcuni comparti industriali e per la sicurezza nazionale. Grazie al governo Draghi e al ministro Giancarlo Giorgetti, in Italia finalmente si sta operando in questo senso ma è necessario non abbassare mai la guardia. Ne va dell’autonomia e della sicurezza dell’intera Europa e del mondo Occidentale.

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