Nel sito del Center for Studies on New Religions (Cesnur) è scaricabile in lingua italiana lo Statuto di Hamas del 18 Agosto 1988. Ecco che cosa dice e quali sono i suoi obiettivi
Nel sito del Center for Studies on New Religions (Cesnur) è scaricabile in lingua italiana lo Statuto di Hamas del 18 Agosto 1988. È articolato in 15 pagine con una introduzione, cinque capitoli ed una conclusione. In tutto sono 36 articoli “statutari”.
Questo è il suo indice:
Statuto del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas)
(18 agosto 1988)
Introduzione
Capitolo I – Introduzione al Movimento Art.li 1-8
Capitolo II – Obiettivi Art.li 9-10
Capitolo III – Strategie e mezzi Art.li 11-22
Capitolo IV – La nostra posizione su alcuni punti specifici
- I movimenti islamici li 23-24
- Movimenti nazionalisti nell’arena palestinese li 25-26
- L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina lo 27
- Gli Stati e governi arabi e islamici lo 28
- Associazioni nazionaliste religiose, istituzioni intellettuali del mondo arabo e islamico li 29-30
- I membri di altre religioni li 31-33
Capitolo V – La testimonianza della storia Art.li 34-35
Conclusione – Il Movimento di Resistenza Islamico e i suoi soldati Art.lo 36
Ho riletto e segnato le affermazioni più nette ed esplicite e vi assicuro che c’è da rimanere shoccati ed estremamente preoccupati. Se le mettessi in fila riempirei non meno di dieci pagine ma, visto che il testo integrale è in tutto di 15 pagine ed è disponibile a chiunque, è bene lasciare a ciascun lettore le sue personali valutazioni e preoccupazioni.
Cito qui soltanto quanto scritto al punto F del Capitolo IV articolo 31:
“All’ombra dell’islam, è possibile ai seguaci delle tre religioni – islam, cristianesimo ed ebraismo – coesistere in pace e sicurezza. Anzi, pace e sicurezza sono possibili solo all’ombra dell’islam, e la storia antica e quella recente sono le migliori testimoni di questa verità.”
Segue poi al Capitolo 5 la loro testimonianza della storia. All’articolo 35 si citano tutte le vittorie dell’Islam:
“Il Movimento di Resistenza Islamico considera seriamente la sconfitta dei crociati per opera del Saladino e la liberazione della Palestina da loro, così come la disfatta dei tartari a ‘Ain Jalut [il 3 settembre 1260], quando la loro schiena fu spezzata per mano di [Sayf al-Din] Qutuz [?-1260, sultano dell’Egitto dal 1259 al 1260] e al-Zahir Baybars [1223-1277, generale del sultano Qutuz, poi – dopo avere assassinato Qutuz – sultano dell’Egitto dal 1260 al 1277] e il mondo arabo fu riscattato dal flagello dei tartari, che aveva distrutto tutti gli aspetti della civiltà umana. Il movimento trae le sue lezioni e i suoi esempi da questi eventi.
L’invasione sionista dei nostri giorni è stata preceduta dall’invasione crociata dall’Ovest, e – tra l’altro – dalle invasioni tartare dall’Est. Così come i musulmani hanno fatto fronte a queste invasioni e hanno concepito piani per combatterle e sconfiggerle, così ora possono affrontare l’invasione sionista e batterla. Questo non è certo difficile per Allah se le nostre intenzioni sono pure, se la nostra determinazione è sincera, se i musulmani traggono lezioni utili dall’esperienza passata, se si liberano delle vestigia dell’invasione ideologica occidentale, e se mettono a frutto l’esperienza dei loro predecessori.”
Nella sua Testimonianza della Storia, lo Statuto di Hamas non fa alcun riferimento alla battaglia di Lepanto, lo scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell’Impero ottomano e quelle cristiane federate nella Lega Santa. L’impero spagnolo e la Repubblica di Venezia erano le principali potenze della coalizione, poiché la lega era in gran parte finanziata da Filippo II di Spagna e Venezia era il principale contributore di navi.
La battaglia si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d’Austria, su quelle ottomane di Müezzinzade Alì Pascià, che morì nello scontro.
Leggendo lo Statuto questa “dimenticanza” non è certo casuale.
È chiaro infatti che il vero obiettivo (per Statuto) di Hamas è quello di organizzare, cinque secoli dopo, la “rivincita di Lepanto” per poi citare una data del XXI secolo nella Storia futura dell’Islam. In questo caso infatti sarebbe come se Lepanto non ci fosse mai stata.