Mohammed Deif, il terrorista in sedia a rotelle, è in cima alla lista dei ricercati da Israele. È l’artefice del programma missilistico di Hamas. Intanto, l’ambasciatore israeliano Eydar scrive al ministro iraniano Zarif: “A Gaza vi è andata male”
Eliminarli? “Tutte le opzioni sono sul tavolo, anche quella”. A parlare a Formiche.net è un alto ufficiale dell’Esercito israeliano a poche ore dagli attacchi contro 15 chilometri della cosiddetta Metro, la rete di tunnel di Hamas nel Nord della Striscia di Gaza. In cima alla lista dei militari israeliani ci sono tre individui: il leader di Hamas nella Striscia, Yahya Sinwar, e i vertici delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, Marwan Issa e Mohammed Deif.
IL RICERCATO NUMERO UNO
Il più pericoloso? Quest’ultimo, ritenuto dall’intelligence israeliana il responsabile il programma di acquisto delle armi del gruppo terroristico palestinese. Sul suo corpo i segni della lotta contro Israele: è cieco da un occhio, è stato ferito gravemente alla spina dorsale, è parzialmente paralizzato e ora è costretto su una sedia a rotelle.
A lui e a Jumah Tahleh, capo dell’apparato cyber ucciso in un raid israeliano nei giorni scorsi, si deve l’utilizzo del nuovo razzo, Ayyash 250. Il missile prende il nome dall’“ingegnere” di Hamas, Yahya Ayyash, ucciso dai servizi segreti israeliani nel 1996. Duecentocinquanta, invece, sarebbero i chilometri che il missile sarebbe in grado di compiere secondo quanto dichiarato da Hamas.
L’IMPRONTA IRANIANA
Ian Williams, esperto di difesa e sistemi missilistici de Center for Strategic and International Studies, ha spiegato nei giorni scorsi al Washington Post che dietro le capacità balistiche messe in campo da Hamas in questo conflitto c’è chiaramente l’impronta iraniana.
Follow the money, ma anche i missili, e si arriva a Teheran dunque. L’alto ufficiale israeliano non ha dubbi: “Hamas spende i soldi che arrivano dall’Iran non per aiutare la popolazione, tra cui i suoi leader spesso si nascondono. Ma per sostenere i suoi sforzi militari contro Israele”. Hamas non è altro che “un proxy” iraniano. “Al pari della Jihad islamica, gli Houthi in Yemen e di certe milizie in Iraq”.
E L’ITALIA?
Nei momenti in cui parliamo con l’alto ufficiale dell’Idf, alla Farnesina il ministro degli Esteri Luigi Di Maio incontra l’omologo iraniano Mohammad Javad Zarif, che ha deciso di saltare la tappa a Vienna del suo tour europeo a causa di una bandiera israeliana posta da Sebastian Kurz sulla sede della cancelleria austriaca. “È un errore”, spiega l’ufficiale, non includere nei negoziati sul nucleare anche “gli sforzi” che Teheran sta compiendo attraverso i suoi proxy per esportare la rivoluzione khomeinista nella regione.
L’APPELLO DELL’AMBASCIATORE
In un messaggio diretto al ministro Zarif, Dror Eydar, ambasciatore israeliano in Italia, scrive: “Mentre Lei è in visita nella meravigliosa Roma, io mi trovo in Israele con le mie figlie piccole, sotto il fuoco dell’attacco terroristico che Hamas ha scatenato su Israele, con i vostri finanziamenti, il vostro incoraggiamento e la vostra guida”. E ancora: “È bene che sappia che la campagna a Gaza vi è andata male. Israele sta restituendo la guerra ai vostri emissari del terrore, e ristabiliremo la sicurezza e la pace per i nostri cittadini”. Parole simili a quelle pronunciate dall’alto ufficiale, che parla di “sforzi senza successo”. L’ambasciatore Eydar conclude il post con un messaggio che sembra rivolto più all’Europa e all’Italia che all’Iran: “La domanda è: quando l’Occidente si renderà conto che dietro agli abiti eleganti, le cravatte e i sorrisi si nasconde un’ideologia assassina che cerca di cancellare tutta la civiltà occidentale? È necessario svegliarsi”.