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L’ombra del Cremlino a Londra. Oltre il principe Michael

L’ultimo scandalo che ha colpito la famiglia reale testimonia la pervasività dell’influenza russa nel Regno Unito. Dietro la linea dura di Londra si intuisce una fitta rete di contatti e interessi concatenati, che non risparmiano le più alte sfere dell’aristocrazia britannica

Le nubi si sono addensate su Kensington Palace dopo la rivelazione secondo cui il principe Michael of Kent, cugino della regina Elisabetta, si sarebbe offerto di fare da tramite tra un’inesistente compagnia sudcoreana (che fungeva da copertura per due reporter) e il Cremlino. Kent avrebbe sottolineato la forza del suo legame con Mosca, testimoniato dal suo essere stato insignito dell’Ordine di Amicizia da Dmitri Medvedev, e si sarebbe detto pronto a sfruttare le sue conoscenze per facilitare il dialogo con la cerchia ristretta del presidente Vladimir Putin dietro adeguato compenso.

Alla videochiamata incriminata ha partecipato anche Simon Isaacs, marchese di Reading e socio in affari del principe, che ha definito “l’ambasciatore non ufficiale di Sua Maestà in Russia”. Il nobile ha spiegato le dinamiche: Kent avrebbe fatto pervenire le richieste della compagnia fittizia all’oligarca russo più adeguato tramite Putin. Ha anche chiesto ai due reporter di essere discreti; “non vorremmo che il mondo sapesse che [il principe] vede Putin esclusivamente per motivi di lavoro”, ha detto.

Successivamente l’ufficio del principe ha rilasciato un comunicato in cui si sottolinea che egli non ha nessuna “relazione speciale” con Putin e che non ha avuto contatti con lui da quando l’ha visto nel 2003. Reading si è scusato e ha definito le sue spiegazioni delle “esagerazioni”, puntualizzando che qualsiasi tipo di procedura sarebbe stata sottoposta ad altri enti. Ma i media britannici hanno aggiunto legna al fuoco; il Daily Mail ha pubblicato un video in cui Kent riceve un’onorificenza da Vladimir Litvinenko, considerato un “amico stretto” di Putin, assieme alle prove fotografiche dei suoi innumerevoli viaggi in Russia.

Anche Reading è stato uno strumento del soft power russo in più occasioni. Secondo una fonte di palazzo del Times, il marchese andava offrendo accordi simili già nel 2013. È anche il presidente e promotore della divisione del Commonwealth di un’associazione culturale per la promozione del sambo, un’arte marziale russa utilizzata dal KGB, il cui presidente è Putin stesso; agli eventi di promozione dello sport Reading avrebbe messo in contatto svariate personalità britanniche con membri dell’oligarchia russa che sarebbero incorsi in sanzioni occidentali negli anni successivi.

Il caso ha provocato un immenso imbarazzo alla famiglia reale, già funestata dai collegamenti tra il principe Andrew of York e il magnate in disgrazia Jeffrey Epstein, nonché dalle accuse di razzismo pervenute dai figlioli prodighi della corona, Harry of Sussex e Meghan Markle. Questa vicenda, però, ha importanti implicazioni geopolitiche; non solo la chiamata sarebbe avvenuta il giorno successivo all’imposizione di sanzioni sulla Russia da parte di Usa, Ue e Uk, ma Londra considera il regime russo la più grande minaccia alla sicurezza del Regno Unito.

Pubblicamente il clima tra Londra e Mosca è molto freddo dopo l’avvelenamento di Sergey e Yulia Skripal nel 2018, che provocò la morte di una cittadina britannica, Dawn Sturgess. I britannici condividono la linea occidentale di condanna delle attività di interferenza estere condotte da Putin. Perciò la nonchalance con cui Kent ha parlato di mettere i reporter in contatto con lo stesso Putin e la sua cerchia è un colpo durissimo alla credibilità della corona inglese.

La politica ha reagito prontamente alle rivelazioni. “Mi piacerebbe sapere cosa pensa di fare il principe Michael. Sembra che i valori e gli standard del Regno Unito siano facoltativi”, ha detto al Times Bob Seely, un conservatore membro della commissione esteri del Parlamento inglese. E lunedì il segretario alla difesa ombra, il laburista John Healey, ha dichiarato che la carica militare del principe – colonnello anziano onorario dei Royal Hussars, la prima difesa della Nato schierata in Estonia nel 2019 per proteggere l’Europa da un’eventuale invasione russa – è incompatibile con quanto scoperto.

E però i legami tra il Regno Unito e la Russia sono più stretti di quanto la vulgata faccia intendere. Recentemente il segretario di stato Dominic Raab ha sanzionato 14 oligarchi russi per contrastare un giro di corruzione da 230 milioni di sterline. Ma la cronaca degli ultimi anni ha evidenziato le donazioni fatte da magnati russi al partito in carica, e il primo ministro britannico Boris Johnson ha suscitato scalpore nel 2020 quando ha nominato il suo amico Evgeny Lebedev, magnate russo e figlio di un ex agente del KGB, alla House of Lords.

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