L’assalto dei migranti alla frontiera dell’enclave spagnola di Ceuta è l’ultimo di una serie di episodi che rientrano in una crisi diplomatica più ampia tra i due Paesi del Mediterraneo legata alla questione del Sahara occidentale. “L’ora della tolleranza zero della diplomazia marocchina” raccontata dall’esperto Massimiliano Boccolini
Ciò che è avvenuto nei giorni scorsi a Ceuta, nell’ambito della crisi diplomatica che va avanti da circa un mese tra Marocco e Spagna, è stata definita dai media di Rabat “l’ora della tolleranza zero della diplomazia marocchina”.
L’assalto dei migranti alla frontiera dell’enclave spagnola di Ceuta è l’ultimo di una serie di episodi che rientrano in una crisi diplomatica più ampia tra i due Paesi del Mediterraneo legata alla questione del Sahara occidentale.
Il Marocco infatti, da sempre partner dell’Unione Europea e in particolare della Spagna rispetto alla gestione del flusso migratorio dall’Africa verso il Vecchio Continente, si è sentita tradita quando lo scorso aprile l’intelligence marocchina ha scoperto che il nemico numero uno di Rabat, il capo del Fronte Polisario, l’organizzazione che chiede l’indipendenza del Sahara occidentale dal Marocco, era stato ricoverato in gran segreto d’urgenza in un ospedale di Logroño, non lontano da Saragozza, la sera del 21 aprile.
Ghali soffre di un tumore all’apparato digerente da diversi anni ma si ritiene che sia stato ricoverato perché colpito da Covid-19. Dopo che le sue condizioni sono peggiorate, il capo del Polisario è stato trasportato da Tindouf, dove era stato visitato dal capo di Stato maggiore dell’esercito algerino, il generale Saïd Chengriha, su un aereo speciale algerino direttamente in Spagna.
Ghali era stato ricoverato con un nome di copertura usando documenti algerini. Si era presentato in ospedale come Mohamed Ben Battouche. Prima del suo arrivo in Spagna, il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune avrebbe ottenuto assicurazioni dal premier spagnolo Pedro Sanchez che Ghali non sarebbe stato indagato dalla giustizia di Madrid. Un team di medici algerini avrebbe così accompagnato il leader del Polisario a Saragozza, a bordo di un aereo sanitario noleggiato dalla presidenza algerina. La segretezza intorno al ricovero dell’esponente sahrawi era dovuta al fatto che il leader del Polisario è oggetto di diverse denunce presentate alla giustizia spagnola da ex membri del suo gruppo che lo accusano di violazione dei diritti umani.
Il Marocco, che collabora in prima linea nella lotta al terrorismo, al traffico di droga e nella gestione dei flussi migratori con Madrid, si sarebbe così sentito tradito. Il 24 aprile il ministero degli Esteri di Rabat ha convocato l’Ambasciatore spagnolo, Ricardo Díez-Hochleitner Rodríguez, per chiedere chiarimenti sul caso di Ghali. Le autorità marocchine hanno esposto al diplomatico spagnolo la loro contrarietà per l’atteggiamento assunto dall’esecutivo spagnolo, ritenuto ingiusto e hanno inoltre ribadito all’Ambasciatore del Regno di Spagna l’importanza della questione dell’integrità territoriale per il popolo marocchino, essendo il Sahara una parte essenziale del Regno del Marocco. “Ignorare tale realtà significa agire contro il partenariato strategico tra due Paesi”, ha ammonito Rabat.
La decisione delle autorità spagnole di non informare i loro omologhi marocchini dell’arrivo del leader della milizia Polisario è stato considerato dal Marocco come un atto premeditato, una scelta volontaria e una decisione sovrana della Spagna di cui il Marocco prende pienamente atto e da cui trarrà tutte le conseguenze.
Lo ha spiegato chiaramente un comunicato stampa della diplomazia marocchina. “Considerazioni di carattere umanitario non giustificano le manovre condotte alle spalle di un partner e di un vicino e non possono spiegare l’inerzia del sistema giudiziario spagnolo, che è adeguatamente informato con reclami documentati rispetto al caso Ghali”.
Il Marocco ha quindi chiesto spiegazioni alla Spagna che non sono mai arrivate né collaborazione su questo caso. Si è arrivati così alla serata del 16 maggio quando le guardie di frontiera di Rabat hanno smesso di pattugliare il confine con l’enclave di Ceuta. Così sempre più persone sono riuscite a superare le barriere che dividono le spiagge del territorio spagnolo da quelle marocchine. Lo hanno fatto in tutti i modi possibili: a nuoto, in canotto o arrampicandosi sulle scogliere che segnano il confine tra i due Paesi. Questo atteggiamento delle autorità marocchine non ha colto tutti di sorpresa la Spagna che si attendeva una ritorsione all’affare Ghali, anche se ha mostrato al mondo il ruolo svolto finora da Rabat nella difesa dei confini europei. Ora il governo marocchino ha chiuso nuovamente i valichi di confine con la Spagna dopo l’arrivo a Ceuta, di un numero compreso tra 8mila e 9mila immigrati irregolari in 48 ore.
Una fonte diplomatica di Rabat ha spiegato a Formiche.net che “il Marocco, considerato un partner importante in termini di sicurezza regionale, ha continuato a compiere sforzi significativi per rafforzare il controllo delle frontiere e combattere l’immigrazione illegale. Ha sempre insistito sul fatto che la gestione dei flussi migratori rimane una responsabilità condivisa tra le due sponde del Mediterraneo, rifiutando ripetutamente l’atto di svolgere il ruolo di poliziotto europeo”. Il problema ora è che Rabat è stata lasciata sola ad occuparsi di questo problema e dopo il comportamento di Madrid ha deciso di lanciare un segnale in questo senso. “Al di là dell’aspetto strettamente di sicurezza, la corretta gestione dei flussi migratori richiede quindi l’adozione di un approccio concertato tra i paesi delle due sponde del Mediterraneo e l’istituzione di strategie migratorie coordinate e coerenti che tengano conto delle politiche di sviluppo e l’incoraggiamento di regolari l’immigrazione come fonte di ricchezza per le società”.
Visione condivisa anche da una parte dell’opinione pubblica spagnola. Il quotidiano spagnolo ABC ha accusato il governo di coalizione guidato dal socialista Pedro Sanchez di aver commesso “errori imperdonabili” nei confronti del Marocco, un “alleato strategico”. In un editoriale ha spiegato che “la Spagna ha commesso un errore molto grave nel compromettere le sue relazioni con il Marocco” quando la presidenza del governo ha permesso all’ex vicepresidente dell’esecutivo Pablo Iglesias di pronunciarsi sulla questione del Sahara, ignorando così il sostegno degli Stati Uniti al Marocco, ha scritto il quotidiano spagnolo nel suo editoriale. “Questo ha messo in luce le enormi carenze della nostra diplomazia e la superficialità con cui il capo del governo Pedro Sánchez si avvicina alla politica estera” del Paese, ha osservato ABC. “In diplomazia, i gesti formali sono cruciali quanto gli interessi sottostanti. Tuttavia, Sánchez non ha calcolato il prezzo da pagare disprezzando in questo modo il Marocco, che deve essere sempre considerato un alleato strategico, qualunque sia la gravità delle tensioni”, ha concluso il quotidiano di Madrid.
In effetti la novità in questa vicenda, che rappresenta un elemento di capitale importanza per inquadrare in senso più ampio le radici della crisi, risale al 22 dicembre 2020 con la firma da parte di Marocco, Stati Uniti e Israele di una dichiarazione tripartita comprendente il riconoscimento ufficiale da parte di Washington della sovranità marocchina del Sahara occidentale. Questa dichiarazione è stata di recente rilasciata ufficialmente dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, confermando la volontà dell’amministrazione di Joe Biden, di rispettare l’approccio del suo predecessore Donald Trump su questo tema.
Tuttavia, lamentano da Rabat, “piuttosto che accogliere con favore questo grande progresso diplomatico, che evidenzia la rilevanza della proposta del Regno di ampia autonomia delle province meridionali nel quadro della sovranità marocchina, come quadro per la soluzione finale di questa questione davanti alle autorità delle Nazioni Unite, diversi dei nostri partner tradizionali hanno mostrato approcci apertamente ostili nei confronti del nostro paese, a dispetto degli ampi interessi comuni e della multiforme cooperazione che li legava al Regno”.