Il governo russo ha dichiarato la testata indipendente Meduza “agente straniero” e i coordinamenti locali del movimento di Navalny sono stati inseriti nella lista delle organizzazioni terroristiche ed estremiste. L’obiettivo del Cremlino: consolidare la propria posizione nel Paese. La pressione potrebbe rischiare di portare la situazione molto al di là della semplice difesa della propria influenza
Una sequenza di avvenimenti negli ultimi giorni rischia di condizionare pesantemente il confronto politico e sociale in Russia. Nello spazio di poco tempo vi son stati gli arresti a scoppio ritardato di chi aveva preso parte alle manifestazioni del 21 aprile, avvenuti casa per casa, poi la popolare testata indipendente Meduza è stata dichiarata “agente straniero” e infine, l’inclusione da parte di Rosfinmonitoring (l’Agenzia di monitoraggio delle operazioni finanziarie) dei coordinamenti locali del movimento di Navalny nella lista delle organizzazioni terroristiche ed estremiste. Gli arresti casa per casa, soprattutto a Mosca, rappresentano una novità per certi versi tecnologica. Infatti, il sistema di riconoscimento facciale attivo in città, esteso a varie funzioni durante il 2020, dal controllo del rispetto delle misure di contenimento dell’epidemia di covid al commercio (in alcuni esercizi si può già pagare con un solo sguardo, guardando in una videocamera vicino alla cassa), è stato impiegato sin dalle manifestazioni di gennaio per individuare i partecipanti alle azioni non autorizzate. La capitale è all’avanguardia in questo tipo di tecnologie, e non è stato difficile per le forze dell’ordine rintracciare alcuni dei manifestanti e risalire alle loro abitazioni, per poi arrestarli. Manifestanti che non avevano compiuto atti di violenza, né tantomeno possono essere definiti dei pericolosi facinorosi, come Aleksandr Agadzhanyan, professore di storia delle religioni all’Università statale russa degli studi umanistici e membro dell’Alta commissione di attestazione (più o meno il corrispondente dell’Anvur italiana) per il settore della teologia. La strategia dei siloviki parrebbe chiara, e l’alternare alle dimostrazioni di forza in piazza gli arresti casa per casa potrebbe essere volto a dissuadere da future partecipazioni alle proteste alcune categorie di cittadini, tra cui gli intellettuali, e indicando come nessuno possa ritenersi al sicuro.
Nel campo dell’informazione e dei mass media in lingua russa, Meduza dal 2014 rappresenta un’eccezione. Basata a Riga per ragioni fiscali e per evitare pressioni di varia natura, il progetto editoriale ha sempre rappresentato una voce difficilmente inquadrabile: di certo non tenera verso il Cremlino, Meduza ha però spesso mantenuto un certo pluralismo sia nelle fonti che nell’esposizione di fatti, rivelandosi come un punto di riferimento nel campo dei media russi. Questo suo posizionamento peculiare ha consentito al progetto editoriale di ottenere interviste esclusive, come uno speciale su Maria Zakharova, voce e volto del ministero degli Esteri russo, e reportage in grado di sollevare non solo polemiche, ma veri e propri scandali. Ivan Golunov, giornalista di Meduza e attivo nel seguire casi di corruzione e malaffare, nel 2019 viene arrestato con l’accusa di tentato spaccio di sostanze stupefacenti, in realtà un tentativo di depistaggio da parte di alcuni ufficiali di polizia effettuato per nascondere il proprio coinvolgimento nel racket dei cimiteri. La mobilitazione dei giornalisti di tutti i media russi, pro-governativi, indipendenti e d’opposizione, promossa da Meduza ha permesso la liberazione di Golunov dopo soli cinque giorni e l’apertura di un’inchiesta il cui processo è ancora in corso di svolgimento. L’inserimento di Meduza nella lista delle testate riconosciute come “agenti stranieri”, legge del 2012 estesa ai media cinque anni dopo, significa per l’aggregatore di notizie dover marchiare le proprie pagine con questa dicitura. Sembrerebbe poca cosa, ma in realtà ha delle conseguenze dal punto di vista della pubblicità, visto che Meduza, a differenza di Radio Svoboda e del servizio russo della Bbc, non gode di sostegni governativi (il Congresso americano per Svoboda e il governo britannico per la Bbc), e ha sempre collaborato anche con progetti legati a musei, fondazioni e altre attività culturali promosse in Russia. In questo momento la redazione di Meduza ha deciso di ridurre all’osso le spese, con tagli consistenti dei salari, e ha fatto appello a una raccolta fondi tra i propri lettori.
Buon’ultima, l’inclusione dei comitati Navalny nella lista delle organizzazioni terroristiche ed estremiste di Rosfinmonitoring. Già da alcune settimane vi è un’inchiesta sulle attività dell’Fbk, il Fondo anticorruzione costituito e diretto da Navalny, con l’accusa di attività volte al rovesciamento violento dell’ordine costituito. Uno status che, una volta definitivo, implicherebbe anche dover menzionare sulla stampa e sui media la sigla Fbk con una nota in cui si fa riferimento alla proibizione delle sue attività sul territorio russo. Vi è una conseguenza ancora più grave, per i sostenitori di Navalny: il rischio di vedersi accusati di sostegno al terrorismo. La pressione verso gli attivisti è forte, e si esprime anche con condanne surreali, come i due anni e mezzo inflitti all’ex coordinatore dei comitati Navalny nella regione di Arcangelo Andrey Borovikov per “pornografia”: alla base di questa sentenza vi è un post del 2014 sul social network russo Vkontakte con il videoclip di Pussy, canzone dei Rammstein. Richard Kruspe, chitarrista della famosissima band tedesca, ha protestato con un post su Instagram contro la sentenza, ribadendo come i Rammstein da sempre difendano la libertà d’espressione artistica.
Alle elezioni alla Duma mancano ben quattro mesi, che si preannunciano particolarmente difficili e interessanti per la società russa. I continui giri di vite di queste ultime settimane rappresentano un’ulteriore svolta nel rapporto tra potere e società, e rischiano di restringere gli spazi di dibattito e di confronto pubblico. Assieme a questi provvedimenti, la situazione internazionale continua a muoversi lungo il campo minato delle reciproche accuse e sanzioni, espulsioni di diplomatici e summit annunciati, ma ancora non convocati. L’obiettivo del Cremlino è di consolidare la propria posizione nel paese, ma nel farlo il ricorso a una maggiore pressione verso le altre posizioni potrebbe rischiare di portare la situazione molto al di là della semplice difesa della propria influenza, aprendo la porta a ulteriori fenomeni di instabilità sociale e politica.