L’accusa delle autorità russe contro Navalny e i suoi è di complottare insieme ad agenti stranieri (principalmente occidentali) per organizzare una rivolta contro il governo di Putin. In caso sia emessa una sentenza contro gli attivisti, verrebbero messi alla pari dei gruppi terroristici come lo Stato Islamico e Al Qaeda, con il conseguente rischio di lunghe pene detentive. E intanto l’opinione pubblica in Russia…
Era previsto per oggi l’inizio del processo per riconoscere come organizzazioni estremiste la Fondazione per la lotta alla corruzione (Fbk), il Fondo per la tutela dei diritti del cittadino e lo staff legato all’oppositore russo Aleksej Navalny.
La prima udienza è stata rinviata al 9 giugno, secondo quanto hanno confermato i collaboratori del dissidente, ma tutto indica che il Cremlino non si fermerà nel piano di blindare le loro attività.
Gli attivisti hanno riferito che l’Ufficio del pubblico ministero ha aggiunto sei fascicoli al caso, e che tutti i documenti sono secretati, per cui nessuno potrà partecipare alle udienze. La difesa degli attivisti sarà a carico degli avvocati dell’organizzazione Team 29. Il tribunale di Mosca aveva previsto per oggi l’inizio dell’esaminazione del procuratore per oggi, ma il primo passo è stato rimandato.
L’accusa delle autorità russe contro Navalny e i suoi è di complottare insieme ad agenti stranieri (principalmente occidentali) per organizzare una rivolta contro il governo di Putin. In caso sia emessa una sentenza contro gli attivisti, verrebbero messi alla pari dei gruppi terroristici come lo Stato Islamico e Al Qaeda, con il conseguente rischio di lunghe pene detentive.
Anche per quanto riguarda l’offensiva dal punto di vista mediatico, il Cremlino sembrerebbe essere riuscito nell’impresa. L’opinione pubblica, infatti, non giudica positivamente le iniziative di Navalny. Secondo il quotidiano The Moscow Times, solo il 16% vede con buon occhio le proteste a favore del rilascio del dissidente dello scorso aprile. Le manifestazioni del mese di maggio, invece, sono state giudicate positivamente solo dal 22% degli intervistati di un sondaggio ripreso dall’agenzia Ansa. Il 39% ha dichiarato di avere un atteggiamento negativo riguardo le proteste e il 42% di avere una posizione “neutrale”.