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Cos’è il “Polish Deal”, il Recovery Plan visto da Varsavia

La Polonia riceverà quasi 38 miliardi di prestiti a fondo perduto dal Recovery Plan, al quarto posto dopo Italia, Spagna e Francia. E come il nostro Paese sarà un centro di sperimentazione, in cui l’indirizzo politico può determinare la sterzata a pochi metri dal baratro, la rinascita o la caduta, la vita o la sopravvivenza

“Dobbiamo sforzarci di trasformare una ritirata in un’avanzata”.

Con queste parole Franklin Delano Roosevelt aprì il suo discorso inaugurale del 4 marzo 1933, promettendo una serie di misure urgenti al fine di rilanciare l’economia statunitense. Dopo il giovedì nero il nuovo corso, dopo la grande depressione lo stanziamento di 500 milioni di dollari per impiegare i disoccupati in programmi di lavori pubblici.

E così, in Polonia, dopo il black-out del sistema sanitario e della produzione, piegati dalla bufera Covid-19, il governo pianifica il “nuovo patto”. E’ il Polish Deal la nuova avanzata polacca, la luce in fondo al tunnel. Lo scorso sabato il premier Morawiecki ha presentato un pacchetto di riforme economiche che comprende interventi a livello fiscale e su materie quali Welfare, spesa pubblica, edilizia, sanità ed agricoltura. Di Polish Deal si è parlato in maniera molto vaga nei mesi precedenti, ma le forti tensioni interne alla maggioranza e le sciabole sfoderate da Ziobro e Gowin, hanno costretto il partito di governo a sospenderne il lancio. Oggi, invece, la Destra Unita si ricompatta attorno al piano di ricostruzione, una sorta di tregua stipulata a fatica per staccare nei sondaggi gli avversari dell’opposizione.

In ambito fiscale, il PD punta al cuore della working e della middle class, incrementando le esenzioni per i cittadini che detengono un reddito annuo fino a 30.000 PLN e aumentando da 85 mila a 120 mila PLN la soglia oltre la quale scatta il secondo scaglione fiscale. In buona sostanza, i polacchi avranno più soldi in tasca da tradurre in consumi, grazie al  carattere spiccatamente redistributivo.

Adam Antoniak di Bank Pekao è abbastanza ottimista.

“Una tale struttura significa che la riforma sposterà il reddito disponibile dai gruppi con più alto tasso di risparmio a quelli con una maggiore propensione al consumo” dichiara l’economista del secondo gruppo bancario polacco “Di conseguenza, il tasso di risparmio del settore familiare diminuirà e il consumo privato da parte delle famiglie aumenterà. Questo può aggiungere 0,3-0,4 punti alla crescita del PIL”.

Anche Piotr Bujak capoeconomista di PKO BP valuta positivamente la riforma varata dall’esecutivo di Morawiecki, sottolineando la potenziale accelerazione della crescita del PIL a più del 5%.

Per quanto riguarda il settore dell’edilizia, il Polish Deal prevede un meccanismo di semplificazione della burocrazia per coloro che desiderano edificare case indipendenti, dotate di una superficie non superiore a 70 mq, oltre ai finanziamenti garantiti dallo Stato a vantaggio di giovani di età compresa tra 24 e 40 anni per l’acquisto di un immobile.

E come ogni ricostruzione che si rispetti, è necessario concentrarsi sulla realtà maggiormente colpita dalla pandemia. La sanità. La questione delle questioni.

Infatti, il sistema sanitario polacco godrà di risorse aggiuntive che comporteranno un aumento di spesa fino al 6% del PIL entro il 2023 e fino al 7% entro il 2027. Tutto questo sarà possibile grazie all’istituzione di un Fondo ad hoc per l’ammodernamento degli ospedali e ad una nuova Agenzia per lo sviluppo ospedaliero. Il piano prevede massicci investimenti in digitalizzazione, nuove assunzioni e aumenti salariali, lo sviluppo di nuove terapie e il miglioramento di quelle esistenti.

In più, soffermandoci sul canale della spesa pubblica, il Governo continua a lavorare sulla creazione di un Fondo, aggiuntivo rispetto a quello che amministrerà le risorse provenienti da Bruxelles, attraverso il quale generare 500.000 posti di lavoro. Le infrastrutture verranno cofinanziate dal Governo, parliamo di oltre 2000 km di nuove superstrade e autostrade, di espansione di porti, di cento ponti e tangenziali, di ferrovie, di mezzi di trasporto “green”, di strutture scolastiche, centri sportivi, case di riposo; e ancora sono in ballo l’ammodernamento delle reti elettriche, l’introduzione delle fonti rinnovabili.

Nel settore primario la Polonia vanta una delle percentuali più alte di occupati dell’Unione Europea, circa il 19%. Nonostante ciò, l’agricoltura non è sufficientemente meccanizzata e si basa su un’organizzazione di piccole aziende contadine che hanno evidenti difficoltà a investire per migliorare le tecnologie agricole. Ergo, mediante il Polish Deal, il Governo intende approvare un nuovo codice sia per le piccole che per le grandi fattorie. Le prime, a conduzione familiare, avranno la precedenza per i piani pubblici di sostegno al settore. In più, una nuova normativa regolerà il commercio di prodotti agricoli e per quanto concerne i rimborsi fiscali. Si parla di sviluppo della digitalizzazione dei servizi amministrativi destinati al settore (ad esempio quelli per l’ottenimento dei sussidi) e della creazione di un catalogo elettronico della terra, destinata all’attività agricola, gestito dal Centro Nazionale per il Supporto Agricolo.

Insomma, la Polonia diviene un centro di sperimentazione, in cui l’indirizzo politico può determinare la sterzata a pochi metri dal baratro, la rinascita o la caduta, la vita o la sopravvivenza del Paese. Il Polish Deal sarà una ritirata o un’avanzata. Ci vorrà del tempo, prima di poter trarre un bilancio della sua portata e delle ricadute sul tessuto sociale ed economico. Quante volte abbiamo sentito ripetere che nella fase post-covid “nulla sarà più come prima”? Questa è l’unica certezza che accomuna i popoli d’Europa, dell’Occidente e del mondo.

L’ultima parola spetta ancora una volta a Roosevelt, il quale esortava “fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei”. Un consiglio, che a quanto pare, la Polonia applicherà fin da subito. D’altro canto, la perdita di tempo è un lusso che il vecchio continente non può concedersi. Polacchi in primis.

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