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La vera Festa del lavoro deve ancora arrivare. Scrive Becchetti

Nel momento difficile che stiamo vivendo dobbiamo avere la lungimiranza, la pazienza e la capacità di vedere più avanti e di cominciare a prepararci e a preparare per l’Italia del lavoro del futuro post-pandemia. Buon primo Maggio a tutti. Il commento di Leonardo Becchetti

É arrivato il primo maggio 2021 ma la festa del lavoro è rimandata al giorno (speriamo vicino) in cui la campagna vaccinale sarà in fase talmente avanzata da consentire il superamento di tutte o gran parte delle restrizioni avviando quella ripresa a V che abbiamo intravisto nella falsa partenza della corsa estate. La fotografia del mercato del lavoro prima e dopo la pandemia registra un crollo delle ore lavorate fino a quasi del 20% nel momento peggiore, rientrato ora al 10% e una diminuzione di quasi un milione di occupati.

I più colpiti sono i posti di lavoro più fragili (contratti a termine, autonomi, donne e giovani). Come sappiamo la pandemia ha colpito in modo fortemente asimmetrico. Sono andati a picco quei settori che difficilmente possono prescindere dal consumo ad alto assembramento (spettacoli dal vivo, turismo, trasporti, ristorazione) mentre altri (farmaceutico, online) hanno persino beneficiato della pandemia.

Nascosto tra le pieghe dello shock c’è un gigantesco insegnamento che la pandemia fa al mercato del lavoro. Esistono tre tipi di rapporti umani: faccia a faccia in presenza, faccia a faccia a distanza (tipo webinar), né faccia a faccia né in presenza (le chiameremo relazioni whatsapp). Prima del Covid-19 pensavamo che il lavoro dovesse quasi sempre e necessariamente passare per relazioni del primo tipo. Il lockdown e le restrizioni della pandemia ci hanno proibito spesso le relazioni del primo tipo e abbiamo potuto usare solo quelle del secondo del terzo.

Ci siamo scoperti più ricchi di tempo e abbiamo capito che si può persino essere molto più produttivi combinando i tre tipi di relazioni piuttosto che usando solo il primo tipo. Ovviamente anche qui tutto è molto simmetrico e questa realtà non è uguale per tutti. Ci sono molti settori dove la possibilità di usare questa flessibilità è molto minore o quasi impossibile.

I lavori dove c’è solo la possibilità di svolgimento faccia a faccia in presenza diventeranno necessariamente più usuranti nel futuro. Il Pnrr puntando forte su formazione e ricerca ha capito la portata della sfida del mondo del lavoro del futuro. Transizione ecologica e digitalizzazione diventeranno centrali e con traiettorie tecnologiche così veloci la formazione sarà essenziale. I lavori tradizionali diventeranno più green, ovvero richiederanno nuove competenze in grado di valutare gli impatti sulla sostenibilità ambientale e sulla transizione ecologica delle attività realizzate.

Nel momento difficile che stiamo vivendo dobbiamo avere la lungimiranza, la pazienza e la capacità di vedere più avanti e di cominciare a prepararci e a preparare per l’Italia del lavoro del futuro post-pandemia.
Buon primo Maggio a tutti.



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