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Con Meloni, Salvini da influencer è diventato follower. Scrive Carone

La foto di Salvini potrebbe raccontare molto a chi volesse interrogarsi su elementi che sembrano poco rilevanti. La realtà, però, è forse più semplice, e cioè che il significato di questa foto è uno e uno solo: Salvini da influencer è diventato follower, ritrovandosi costretto a posizionarsi (anche lui) sulla scia di un altro leader, da tempo più performante di lui. L’analisi di Martina Carone, Quorum/YouTrend e docente di Analisi dei media all’Università di Padova

Secondo Donald Rumsfeld, uno che di politica se ne intende, la Prima Regola della Politica è questa: “Non puoi vincere se non giochi la partita” (“You can’t win unless you’re on the ballot”).

Ed è una regola che Matteo Salvini ha ben chiara in testa. Da tempo, infatti, si sta consumando una vera e propria battaglia intestina al centrodestra tra lui e Giorgia Meloni. La posta in gioco è alta: la (probabile) leadership di uno schieramento che, oggi, secondo i sondaggi, incontra il favore di quasi un italiano su due (il 48,6% secondo l’ultima Supermedia elaborata da YouTrend). Un capitale elettorale enorme, sicuramente maggioritario, in cui però gli equilibri interni sono in continuo movimento: la Lega di Matteo Salvini è in discesa, lenta ma inesorabile, da oltre un anno e mezzo – e più precisamente dalla “svolta del Papeete”, ossia la decisione di far cadere il primo governo Conte nell’agosto 2019; nel corso dello stesso arco di tempo, Fratelli d’Italia è il partito che è cresciuto di più, arrivando a superare il M5S al terzo posto e a ridurre drasticamente il suo distacco dalla Lega (che oggi è sopra a Fratelli d’Italia di soli 3,4 punti). Le motivazioni possono essere varie. Ma, come è facile intuire, almeno per quanto riguarda l’ultimo periodo è difficile non menzionare la difficoltà, per Salvini, di restare al centro del dibattito e delle cronache politiche da una posizione “scomoda” come quella di chi fa parte di un governo di unità nazionale.

Questa premessa può sembrare inutile ai più, ma invece diventa di primaria importanza se si vogliono comprendere i motivi della contrapposizione che, anche ieri, Salvini ha voluto alimentare, pubblicando un tweet con cui annunciava l’intenzione di creare un nuovo gruppo al Parlamento Europeo in collaborazione con – nientepopodimenoMarine Le Pen. Curiosamente, questo tweet arriva a 7 ore di distanza da quello con cui Meloni, invece, comunicava il proprio legame politico con Santiago Abascal, leader di Vox, partito di destra populista spagnolo. Ovviamente, non sono mancate le osservazioni – sensate – di chi ha sottolineato come questa “marcatura” nella pubblicazione di contenuti tanto simili non fosse affatto un caso, bensì fosse legata alla rivalità tra i due e alla necessità, comune a entrambi, di posizionarsi come leader capaci di guidare un progetto europeo. Al di là di questo, però, più che le somiglianze è interessante andare ad analizzare le differenze tra i due contenuti, e gli elementi che fanno emergere le diverse modalità con cui i due leader intendono la propria comunicazione.

 

 

Da un lato, Giorgia Meloni condivide, accompagnata da un testo in italiano, una foto che la ritrae seduta sul divano con Abascal (nel rispetto delle distanze), entrambi che guardano in camera e sorridono. L’incontro si è infatti svolto a Madrid, nella sede di Vox, e i due sembrano essere ritratti alla fine di quello che – presumiamo – sia stato un colloquio di persona amichevole e cordiale.

Dall’altra parte, il leader della Lega condivide, accanto ad un testo in francese (che si rivolge, quindi, ad un target diverso da quello italiano…), tre foto che lo ritraggono a colloquio con la leader del Rassemblement National, collegata in videoconferenza insieme ad altre persone.

Ora, le differenze potrebbero fermarsi qui, alla scelta di una diversa lingua – ipotizzando un diverso target a cui rivolgersi – e alla decisione di recarsi personalmente o meno a un colloquio privato (o con altri esponenti di partito).

In comunicazione, però, un ruolo importante lo riveste anche ciò che ad una prima occhiata non cattura l’attenzione. Come una scenografia teatrale, gli oggetti che riempiono la scena dicono molto della storia che si vuole raccontare, di cosa ci accompagna nell’esercizio quotidiano della nostra vita e, in fondo, anche i valori di un leader e il suo posizionamento politico.

La scelta di Salvini, ad esempio, di pubblicare una foto in cui sono ben visibili sulla scrivania alcune foto (tra cui quelle dei suoi figli e della sua nuova compagna), di far intravedere le camicie stese dietro lo schermo, è una decisione che inserisce pienamente Matteo Salvini nella scia della politica pop, in cui i leader parlano linguaggi della cultura popolare per avvicinarsi agli elettori ponendosi come uno di loro. Altre cose, come il corno napoletano e il santino di San Matteo Apostolo, raccontano molto anche del posizionamento politico di un leader che ieri cantava cori contro i napoletani mentre oggi, come da tempo, è alla ricerca di un’identità che abbia presa elettorale, dividendosi tra le spinte di un elettorato che lo ri-conosce per le sue uscite polarizzanti e la necessità di raccontare una versione governativa di sé e del proprio partito, più istituzionale, sobria ed equilibrata – se non nelle proposte – almeno nei toni.

La foto di Matteo Salvini, insomma, potrebbe raccontare molto a chi volesse cogliere alcuni segnali e interrogarsi su elementi che sembrano poco rilevanti. La realtà, però, è forse più semplice, e cioè che il significato di questa foto, è uno e uno solo: Salvini da influencer è diventato follower, ritrovandosi costretto a posizionarsi (anche lui) sulla scia di un altro leader, da tempo più performante di lui. Pur di restare in partita, Salvini si è ritrovato a dover copiare la grande rivale. E questa, per quanto da vicino o lontano la si veda, è una grande, enorme, sconfitta.


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