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L’innovazione tecnologica al servizio delle imprese. La ricetta di Marseglia (Amazon)

Ecco i temi affrontati dai partecipanti al tavolo di lavoro ricerca e innovazione di Task Force Italia che ieri nel corso del web talk “Rilanciare il potenziale dell’Italia” ha ospitato Mariangela Marseglia, vice president Amazon, country manager Italia e Spagna intervistata dal presidente di Task Force Italia, Valerio De Luca

I temi della ricerca e dell’innovazione sono al centro dei dibattiti odierni dal momento che la grande trasformazione della nostra società nasce dalla digitalizzazione che, accoppiata alla sostenibilità, avrà un impatto a livello sociale, ambientale e territoriale che determinerà una trasformazione a 360 gradi.

Il tavolo di lavoro di Task Force Italia ha ospitato Mariangela Marseglia, vice president Amazon, country manager Italia e Spagna intervistata da Valerio De Luca, presidente di Task Force Italia. Tra i partecipanti al dibattito che si è svolto in seguito, coordinati da Maurizio Pimpinella presidente Associazione italiana prestatori servizi di pagamento (A.p.s.p.), Paolo Boccardelli direttore Luiss Business School, Gianmarco Montanari direttore generale dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Tomassini ceo di Risparmio Casa, Andrea Zoppini professore ordinario di Diritto privato Università degli Studi Roma Tre, Dina Ravera vice presidente di Task Force Italia e Paolo Taticchi professore presso Ucl.

RUOLO DI MODERNIZZATORE

L’impegno di Amazon in Italia è iniziato più di dieci anni fa, ed è un impegno di lungo periodo che rappresenta un asset dal punto di vista degli investimenti, con quasi sei miliardi di euro investiti nell’economia del paese, che significano risorse e infrastrutture.

Marseglia, infatti, ha spiegato che Amazon ha creato una rete logistica che non esisteva precedentemente, agendo come impulso di modernizzazione degli attori già esistenti come Poste Italiane. Un altro impatto rilevante è stato nell’infrastruttura digitale, si pensi ad esempio agli investimenti nel cloud e la messa a disposizione di servizi moderni per tutte le aziende.

Questi investimenti si ripercuotono su tutta la società, dal momento che non si tratta unicamente dei dipendenti, che in Italia sono circa 10.000 ma anche degli altri posti di lavoro che riguardano ad esempio gli operatori della logistica, il settore delle costruzioni.

Questo significa un supporto attivo al tessuto economico del paese in termini di piccole e medie imprese, che utilizzano Amazon come una vetrina e un negozio grazie al quale raggiungere mercati non solo italiani.

I PRINCIPI CARDINE DEL PNRR

“L’export e la competitività delle imprese sono tra i cardini del Piano nazionale di ripresa e resilienza e noi la favoriamo già da anni, è parte del nostro Dna” ha detto Mariangela Marseglia. È importante ripartire dalle comunità, che durante l’emergenza della pandemia hanno saputo unirsi simbolicamente, seppur divise.

Il punto di partenza oggi per l’Italia riguardo alla digitalizzazione purtroppo non è roseo, ha ricordato la vice presidente Amazon, lo dicono i dati che raffigurano il nostro paese agli ultimi posti in Europa. Durante la pandemia però le persone, messe di fronte alle necessità, hanno reagito e questo ha portato a un’accelerazione molto importante nell’e-commerce che è passato dal 6 all’8% del totale.

Anche le imprese, di fronte all’assenza di alternative, hanno fatto ricorso alla multi-canalità. L’augurio di Marseglia è che con la spinta che arriverà dalle risorse del Next Gen Eu ci sia una grande accelerazione, dal momento che le aziende entro il 2030 dovrebbero essere digitalizzate fino al 90%. Si tratta di risolvere un gap in competitività.

Durante la pandemia Amazon ha lanciato un progetto ambizioso in collaborazione con il Politecnico di Milano e altre realtà istituzionali di formazione delle Pmi per raggiungere almeno 10.000 aziende e spiegare loro come fare a digitalizzarsi e iniziare a vendere online. Altri programmi prevedono di formare delle figure professionali per aiutare le imprese nel loro approccio al digitale.

INNOVAZIONE SOSTENIBILE

Sul fronte della sostenibilità Amazon lavora già da anni e ha lanciato un impegno “climate pledge” insieme a una Ong che prevede di raggiungere la decarbonizzazione con dieci anni di anticipo rispetto alla data prevista dagli Accordi di Parigi.

L’altro pilastro della strategia sostenibile sta nella trasparenza, quindi nel riportare nel dettaglio le proprie emissioni, affinché il progresso verso l’obiettivo comune sia chiaro alla comunità. “Semplice a dirsi, difficile a farsi” ha sottolineato Mariangela Marseglia, ma le iniziative sono molteplici, Amazon è diventato il principale acquirente aziendale di energie rinnovabili e sta riducendo significativamente il peso dei suoi imballaggi.

Il mondo della tecnologia tradizionalmente è sempre stato un terreno difficile per le donne perché tipicamente le figure che vengono assunte nelle aziende di questo tipo hanno una formazione universitaria scientifica, percorso che viene scelto tipicamente dagli uomini secondo Marseglia. In questo senso Amazon svolge un intervento sulla formazione in materie Stem delle ragazze che si affacciano al mondo dell’università.

Negli ultimi anni Amazon ha raggiunto una quasi parità di genere tra i propri dipendenti, in Italia e nel resto del mondo. Per fare questo, sono state prese decisioni mirate e iniziative politiche interne inclusive che possano aiutare gli individui a coniugare la propria vita personale con quella lavorativa, come ad esempio il parental leave per sei settimane.

INCLUSIVITÀ A 360 GRADI

“Quando si parla di persone, imprese e ambiente si parla di un ecosistema e bisognerebbe lavorare sui tre elementi in maniera coesa, non in una logica di o/o ma di e/e al fine di trovare le situazioni che portino beneficio ai tre poli del sistema” ha affermato la vice presidente di Amazon.

Nel futuro l’attenzione dovrà essere sempre più concentrata sulla formazione e la ricerca, le battaglie di domani si giocheranno sui dati e sulle competenze per leggerli. Dai dati trae origine l’importante questione giuridica della regolamentazione.

Le grandi piattaforme, infatti, hanno valorizzato un’infrastruttura fondamentale del mercato che sono i dati dei consumatori, il vero valore aggiunto, come ha ricordato Andrea Zoppini, e ha implicazioni in termini di regolazione perché evidentemente i dati sono replicabili e non rispettano i confini nazionali.

Il diritto arriva sempre un po’ più lentamente rispetto alle caratteristiche del mercato ed è molto utile confrontarsi con una realtà in costante evoluzione, ha sottolineato Zoppini. Il Covid è stato in questo senso un grandissimo acceleratore, per esempio nell’evoluzione dei sistemi di pagamento, nell’accesso agli stessi e al mercato digitale, crescita che era prevista in un arco temporale di anni.

DATI E DIFFUSIONE

Se questo rappresenta un’opportunità di sviluppo positivo, ha rilevato Zoppini, determinerà anche costi sociali. Il mondo assorto nel digitale è nuovo e complesso e non ha regole adeguate, è un problema, ha ricordato Marseglia, che va affrontato a livello globale cercando di mettere in piedi norme che valgano per tutti.

Se il mondo dei dati rappresenta il petrolio del futuro, ha aggiunto Maurizio Pimpinella, questo significa gestire servizi che portano valore alla comunità e quindi efficienza, rapidità del digitale e implicano una velocità nell’inclusione dei servizi.

Il digitale non deve essere visto come un mancato abilitatore del mondo delle imprese, secondo Pimpinella, chi ha le competenze per stare al passo con l’innovazione avrà un futuro. Il tavolo di lavoro innovazione di Task Force Italia ha elaborato una serie di considerazioni, riportate da Fabio Tomassini.

L’esigenza di una crescita dimensionale delle piccole e medie imprese, un’allocazione delle risorse più efficaci, una serie di interventi per favorire la crescita a parità di capitale utilizzato. La retorica del piccolo è bello viene calpestata oggi da un eccessivo svantaggio competitivo, secondo Mariangela Marseglia, seppur con eccezioni dovute al diverso grado di specializzazione.

INFRASTRUTTURE E SERVIZI

La tecnologia è un acceleratore eccezionale da questo punto di vista, il cloud per esempio consente all’azienda e a startup appena create di accedere quasi subito al livello di sofisticazione degli strumenti tecnologici a un costo molto basso.

I temi delle infrastrutture e dei servizi vengono spesso confusi, secondo Paolo Boccardelli, nel mercato delle telecomunicazioni si assiste infatti a una riduzione del valore delle infrastrutture che si sta spostando sui servizi. Forse anche sul cloud ci sarà lo stesso effetto.

C’è quindi lo spostamento da un’idea di economia di scala tradizionale a un’idea molto differente in cui l’ecosistema dell’innovazione è quello che fa la differenza, ha ricordato il direttore della Luiss Business School. Sotto questo aspetto l’auspicio è che i grandi player europei agevolino la nascita dei sistemi di innovazione, per far sì che ci sia un fiorire di startup con servizi digitali nuovi.

Una scelta corretta in termini di politica industriale europea e italiana, secondo Boccardelli, dovrebbe essere quella di provare a recuperare una sorta di sovranità tecnologica al fine di far di più in alcuni verticali di tecnologia. La tecnologia richiede investimento e gli incentivi sono tutti necessari.

LA RIVOLUZIONE DEL LAVORO

La digitalizzazione e lo smart working hanno cambiato le relazioni tra imprese e lavoratori, come nelle organizzazioni con una componente di servizio e questo sta spiazzando in maniera radicale le modalità lavorative, ha ricordato Paolo Boccardelli.

Nel rapporto tra l’innovazione tecnologica e il lavoro sembra esserci una progressiva automazione, sia in termini di consegne sia di automazione dei magazzini e di algorighmic management, ha sottolineato Gianmarco Montanari.
Secondo Mariangela Marseglia non si realizzerà uno scenario distopico nel quale i robot eliminano gli esseri umani. Tutti i grandi centri logistici italiani di Amazon sono centri robotici di ultima generazione ma basta andare a visitarli per notare che gli esseri umani non sono spariti, anzi.

È cambiato il loro tipo di lavoro rispetto a prima, molto meno faticoso e fisico, “sono gli scaffali che vanno dalle persone e non viceversa, i dipendenti devono quindi assistere la macchina e si tratta di un lavoro più specializzato”.

Il capitale umano è sempre rilevante anche e soprattutto a fronte dell’innovazione digitale e dell’avvento della tecnologia nel lavoro. Paolo Taticchi ha chiesto quanto Amazon faccia fatica a reperire dipendenti italiani per crescere.

Le università italiane producono ottimi laureati, ma non a sufficienza per le esigenze delle aziende tecnologiche, così a volte da Amazon sono costretti a importare profili in Italia. Paradossalmente, ha spiegato Marseglia, in un momento in cui si parla di crisi del lavoro, in alcune professioni come quelle del digitale la domanda è più alta dell’offerta.



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