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Le imprese resilienti e i nuovi modelli di business

Di Maurizio Pimpinella

I principali temi del web talk “Rilanciare il potenziale dell’Italia” organizzato da Task Force Italia di giovedì 6 maggio, che ospiterà Mariangela Marseglia country manager Amazon Italia e Spagna, anticipati a Formiche.net da Maurizio Pimpinella presidente Associazione italiana prestatori servizi di pagamento (A.p.s.p.)

L’emergenza sanitaria ha evidenziato una volta di più che le imprese più resilienti e che meglio sono riuscite a superare le iniziali difficoltà, non sono state solo quelle in grado di adattarsi ma soprattutto quelle capaci di rinnovare continuamente i modelli di business cogliendo le nuove opportunità che si sono presentate.

Per le grandi imprese tecnologiche, infatti, la pandemia ha offerto un’occasione irripetibile a livello globale, e nello specifico anche sul mercato italiano, che queste sono state in grado di cogliere con spirito proattivo ampliando l’offerta, diversificandola e proponendosi ancora di più come driver della trasformazione e dell’inclusione digitale sia per la propria utenza sia per le imprese partner.

Alcune di queste, tra cui Amazon è tra le più attive ad esempio con l’accordo siglato con Ice e Confapi, di recente hanno avviato sia campagne di sensibilizzazione sia di formazione digitale. L’investimento in formazione e nei processi di reskilling e upskilling, in una prospettiva di medio-lungo periodo, può consentire di dare un’efficace risposta all’avanzare di nuove forme di lavoro e al cambiamento dei modelli di business accrescendo la competitività generale del sistema Italia che nell’indice europeo di digitalizzazione Desi, l’Italia ricopre ancora la 24° posizione su 27 economie dell’Ue.

Nel mesi di lockdown, il commercio elettronico è stato poi uno dei principali driver di digitalizzazione sia come strumento di sostegno sia come catalizzatore di nuove competenze per imprese e cittadini che hanno così acquisito maggiore confidenza con supporti digitali, piattaforme e pagamenti elettronici.

Il ruolo svolto da Amazon e altre imprese tecnico logiche in questo periodo è sicuramente stato fondamentale come quello di tante altre aziende del digitale per permettere a centinaia di milioni di persone di continuare a svolgere una vita in una pseudo normalità di lavoro, studio, consumi, intrattenimento.

La crescita di questo settore è ben evidenziata da tre semplici dati evidenziati dalla Banca d’Italia a fine 2020: la quota di operazioni e-commerce fatte con carta sul totale delle transazioni sono passate dal 25% in media del febbraio 2020 a oltre il 40% di aprile 2020, raggiungendo poi una fase di stabilizzazione del 60% a dicembre 2020, evidenziando quindi la crescita e il consolidamento di nuove abitudini di spesa.

Quanto avvenuto è confermato anche dall’Istat secondo cui a gennaio 2021, il commercio elettronico ha segnato una crescita del 38,4% con una concentrazione evidente soprattutto nei più grandi marketplace. È evidente, quindi che, anche alla luce dell’ampiezza dei servizi le grandi piattaforme di e-commerce, come ad esempio Amazon, non possano essere considerate come dei “semplici” marketplace.

Va inoltre realizzandosi nel mondo, e anche in Italia, un nuovo modello ibrido, digitale, fisico e multicanale di commercio elettronico che rappresenta la nuova frontiera di questo settore sempre più orientato a soddisfare le esigenze di tutti i tipi di consumatori a prescindere dalle loro capacità, competenze e preferenze.

Ne sono un esempio l’ingresso di Amazon nella Gdo americana con la catena Whole Foods e l’avvio del servizio Fresh orientato a soddisfare i clienti più esigenti per la “spesa quotidiana”. Questo aspetto è la riprova che nonostante i ritmi di crescita dell’online la stragrande maggioranze del retail avviene ancora nel mondo fisico anche nei paesi più digitalizzati.

Per quanto riguarda, infine, il tema della web tax che interessa gran parte dei campioni tecnologici,
nelle ultime settimane, dietro impulso del presidente americano Biden e del segretario al tesoro Yellen, si è aperto ben più di uno spiraglio in ambito Ocse per quanto riguarda la tassazione minima per le multinazionali.

Francia e Germania hanno recentemente aderito all’iniziativa e ciò potrebbe condurre presto alla chiusura di un lungo dibattito che ha causato più danni che benefici a tutte le parti in causa.

Giungere ad una soluzione condivisa potrà quindi essere fonte di grande stimolo all’economia, all’occupazione, alla ricerca e allo sviluppo nel reciproco interesse delle imprese private di ogni dimensione come valore aggiunto per l’intero sistema anche a beneficio degli investimenti in ricerca e sviluppo di cui l’Italia ha sempre bisogno.

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