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Letta, la tassa di successione e il progresso per le giovani generazioni

Sotto il profilo della politica tributaria, occorre chiedersi se è il caso di aumentarla e di introdurre ulteriori “imposte di scopo” in un sistema che ne ha già molteplici. L’Italia ha una pressione tributaria pari al 42% del Pil rispetto ad una media Ocse del 34% del Pil ed una pressione tributaria Usa del 24%. L’unico vero modo per il progresso dei giovani è la crescita economica. Il commento di Giuseppe Pennisi

La proposta del Segretario del Partito Democratico Enrico Letta di creare un’“imposta di scopo” sulle successioni al fine di costituire un fondo mirato a fornire “una dote” ai giovani va valutata sotto due profili: quello della politica tributaria e quello dell’apporto alla crescita ed allo sviluppo nelle nuove generazioni. La proposta, infatti, anche se sopita per il momento, verrà ripresentata nel quadro della riforma tributaria che deve essere approntata e attuata nel quadro del Programma nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr). Mi sono occupato di questi temi in passato, quando ho pubblicato un saggio (“La guerra dei trentenni: Italia e giovani generazioni” IdeAzione 1997) che all’epoca ebbe una certa diffusione e venne apprezzato dallo stesso, allora non ancora trentenne, Enrico Letta. Dal 1997 ad oggi, la situazione e le prospettive delle giovani generazioni non sono migliorate.

Sotto il profilo della politica tributaria, occorre chiedersi se è il caso di aumentarla e di introdurre ulteriori “imposte di scopo” in un sistema che ne ha già molteplici. L’Italia ha una pressione tributaria pari al 42% del Pil rispetto ad una media Ocse del 34% del Pil ed una pressione tributaria Usa del 24%. Questi dati non tengono conto di evasione. Se il calcolo viene di fatto rapportato al gettito dei redditi di coloro che pagano tasse ed imposte, la pressione tributaria italiana supera il 48%. Il nostro diventa il Paese a maggiore tassazione a livello mondiale, con le conseguenze che si possono immaginare su competitività e capacità di attrarre imprese. Quindi, attenzione a maneggiare un tassello, anche per piccolo, del sistema tributario. La storia dei tributi in Italia, poi, ci insegna che molti sono nati come tasse o imposte “di scopo” temporanee (per raggiungere determinati obiettivi di breve o medio periodo) per diventare permanenti e perdere lo “scopo” per cui erano state create. Tutti gli esperti dicono che il nostro sistema tributario è reso oltremodo complesso ed irrigidito da una pletora di sgravi particolaristici e di imposte “di scopo”. Prima di aggiungere altre complicazioni, facciamo, con una riforma, una bella ripulita e se possibile abbassiamo la pressione complessiva sui contribuenti effettivi ed una vera lotta all’evasione.

Sotto il profilo delle politiche per la crescita dei giovani, mi domando se “la dote” proposta sia la misura adatta per promuoverla, od anche solo per accaparrare consensi elettorali. Si dovrebbe riflettere sul “bonus” di 500 euro ai diciottenni di renziana memoria: lo incassarono ma poi votarono Cinque Stelle e Lega.

In effetti, proprio rileggendo il mio saggio di ormai 28 anni fa, Letta dovrebbe pensare a quali politiche ha promosso il suo partito in questi decenni. Il primo ostacolo era, ed è ancora, l’ingresso al mercato del lavoro. Arrivava allora alla stessa conclusione un ampio studio curato dalla Banca d’Italia (Pierluigi Ciocca “Disoccupazione di fine secolo”, Bollati Boringhieri 1997). Da allora ad oggi, l’accesso al lavoro è stato reso più complicato in gran misura a ragione di proposte di forze politiche confluite nel Pd: negli ultimi otto anni in cui il Pd è stato al governo (pur avendo perso le elezioni), cosa ha fatto in questo campo oltre a creare navigator e strutture ora all’attenzione della magistratura?

Il secondo scoglio era, ed è, il peso del sistema previdenziale. L’Italia ha fatto una riforma quasi analoga a quella della Svezia, ambedue approvate nel 1995. La Svezia ha previsto ed attuato una transizione di tre anni per passare dal vecchio al nuovo sistema. In Italia, le forze politiche confluite nel PD hanno insistito, ed ottenuto, una transizione di diciotto anni – ancora alla base delle storture della nostra previdenza.

Infine, l’unico modo per il progresso dei giovani è la crescita economica. Cosa ha fatto il Pd in tutti questi anni in cui ha avuto responsabilità di governo per promuoverla?


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