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Cari Biden e Francesco, occhio alla Cina. Parla il repubblicano Nicholson

Secondo l’ex presidente del Partito repubblicano ed ex ambasciatore Usa alla Santa Sede, tra Trump e Francesco c’erano punti di contatto che oggi, con Biden, mancano. Ecco quali

Il rapporto tra Donald Trump e la Santa Sede? Non è tutto da buttare, anzi. A sostenerlo, raggiunto telefonicamente da Formiche.net, è Jim Nicholson, che dopo aver presieduto il Partito repubblicano dal 1997 al 2001 lanciando la corsa alla Casa Bianca di George W. Bush è stato scelto dal presidente come ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede per i quattro anni successivi. A lui con l’arduo compito di spiegare le guerre in Afghanistan e Iraq in Vaticano e a papa Giovanni Paolo II, che nel 2003 l’ha insignito dell’onorificenza di cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Pio IX per il suo impegno su diritti umani e libertà religiosa. Tra 2005 e 2007, poi, è stato segretario agli Affari dei veterani.

Su diversi temi l’amministrazione di Joe Biden sembra essere in sintonia con la Santa Sede e con papa Francesco. Più di quanto non fosse quella precedente guidata da Donald Trump. “Sembrano piuttosto disposti l’uno verso l’altro. Forse più di quanto dovrebbero essere”, commenta Nicholson. Poi introduce il tema che sta lacerando la Chiesa americana tanto da costringere nei giorni scorsi la Congregazione per la dottrina della fede a una presa di posizione: l’aborto. “Le politiche del presidente Biden e del Partito democratico non possono piacere alla Santa Sede”, spiega. “Su questo con l’amministrazione Trump, in particolare grazie al vicepresidente Mike Pence, c’era molta più sintonia”.

Veniamo dunque alla Cina, su cui sono note le tensioni tra la Santa Sede e gli Stati Uniti durante gli anni di Trump e della politica estera di Mike Pompeo. Nicholson non è morbido con le scelte della diplomazia vaticana: “L’accordo sulle nomine episcopali è stato un errore, stiamo iniziando a vedere che non funziona. Spero che la Santa Sede torni sui suoi passi perché sulla Cina serve essere molto più duri”. Un approccio a cui Nicholson invita anche l’amministrazione Biden: “Anche gli Stati Uniti non possono permettersi di essere morbidi con il regime” di Pechino, dice. “Spero che lavorino assieme su temi cruciali come la situazione degli uiguri nello Xinjiang”. Intanto, il pontefice ha nominato il gesuita cinese Stephen Chow come nuovo vescovo di Hong Kong, un ruolo fondamentale per il cattolicesimo in Cina e per i rapporti della Santa Sede con Pechino.

Allo stesso modo, Stati Uniti e Santa Sede dovrebbero “fare di più, assieme, davanti all’offensiva russa in Ucraina e sui vari fronti del Medio Oriente come l’Iran e la situazione in Israele”. A tal proposito Nicholson affonda sul Partito democratico a stelle e strisce: “Su Israele è sempre più spaccato e questo può essere un problema quando ci preoccupiamo di un tema così importante come quello che riguarda la Terra Santa”.

Nicholson non risparmia critiche alla Santa Sede sulle politiche green, altro dossier su cui, come dimostra l’udienza privata dell’inviato presidenziale per il clima John Kerry con il pontefice, sembra esserci sintonia tra Stati Uniti e Santa Sede. “Sicuramente” parlano la stessa lingua quando di tratta di cambiamento climatico. Ma “sono molto critico verso il Vaticano quando penso che al mondo c’è oltre un miliardo di persone al mondo che non ha la corrente elettrica. Dovremmo pensare anche a come aiutare quei Paesi con energie pulite, ricordando che i Paesi più ‘puliti’ sono anche quelli più ricchi”.

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