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Sosteniamo il programma Covax, senza sospendere i brevetti

Di Pietro Paganini e Raffaello Morelli

I risotti della mamma sono i migliori al mondo. Chi ha accesso alla ricetta non raggiunge la stessa qualità. Perché? La formula non è sufficiente, molti altri fattori sono necessari. Lo stesso vale per farmaci e i vaccini. Sollevare il brevetto non serve, le soluzioni sono altre. L’analisi di Pietro Paganini e Raffaello Morelli, Competere

Il Governo Usa vorrebbe appoggiare la proposta di sospendere i brevetti sui vaccini per aiutare i Paesi poveri o in via di sviluppo a velocizzare la vaccinazione e quindi raggiungere l’immunità di gregge globale.

Sostegno al Presidente Biden è subito arrivato con esaltata eccitazione da quasi tutti i mass media, da molti intellettuali italiani (con il codazzo di troppi politici in cerca di citazioni ad ogni costo) per i quali le difficoltà per le popolazioni di accesso ai farmaci sono da imputare ai brevetti. Ma non è così, si sbagliano, e cascano nella trappola americana.

Il commercio dei farmaci è regolato dai Trade Related Intellectual Property Rights (Trips), un accordo tra i 167 membri dell’organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), che prevede la tutela dei brevetti. L’art. 31 dei Trips prevede la possibilità di sospensione (istituendo delle licenze obbligatorie) in casi eccezionali. Con la sospensione ciascun Paese sarà libero di replicare i vaccini senza renderne conto ai proprietari del brevetto, superando anche le complicazioni burocratiche dell’art. 31.

SERVE A VELOCIZZARE LA SOMMINISTRAZIONE DEI VACCINI? NO

Esattamente al contrario di quanto vuol fa credere la mossa di Biden e le grida festose dei mass media italiani.

I brevetti sono una delle tante ragioni per cui è difficile accedere ai farmaci nei Paesi poveri e in via di sviluppo. Ma di sicuro non la sola e tanto meno quella risolutiva.

  • Le cause principali vanno ricercate altrove, a cominciare dalla scarsa capacità produttiva e logistica. Come ha detto Guido Rasi, l’italiano ex direttore dell’Agenzia europea per i medicinali, “la produzione di un vaccino non significa solo cedere un brevetto, è trasferire una conoscenza ma trasferirla per davvero, cioè mettere un nuovo stabilimento in un Paese che non è attrezzato in condizione di fare questo tipo di vaccino, è un’operazione di sei-sette mesi. Non è la ricetta della torta della nonna. Significa produrre milioni di dosi tutte della qualità del lotto sperimentale”.

I brevetti sono il motore dell’innovazione. Una loro sospensione, seppure temporanea e limitata ai vaccini anti covid-19 è inutile e illusoria. Serve solo a emozionare e produrre speranza.

  • I dati dell’Intellectual Property Rights Index, infatti, dimostrano anno dopo anno che i paesi che maggiormente tutelano la proprietà intellettuale innovano e crescono economicamente più degli altri.

1. Per di più va sottolineato che la scelta di Biden non è ideologica, ma risponde ad una strategia geopolitica di cui in Italia non sembra essersi accorto nessuno.

  • Gli Usa hanno finanziato la ricerca sui vaccini con miliardi di dollari. Ma le condizioni sui brevetti e i prezzi andavano caso mai poste allora in fase negoziale. In ogni caso, la pretesa oggi esaltata ai mezzi di comunicazione italiani (togliere i brevetti sarebbe la soluzione) e seguita acriticamente dai politicanti è puro frutto della ideologia, del populismo e della ricerca a tutti i costi del consenso nella pubblicità, nelle vendite od elettorale. Nella realtà l’iniziativa di Biden ha un motivo ed un significato del tutto diversi.
  • Le aziende farmaceutiche (Big Pharma) hanno già raggiunto i punti di pareggio economico previsti e quindi non subiranno alcun danno in relazione agli investimenti futuri né a quelli passati.

Gli Usa intendono contrastare l’espansione economica di Pechino e di Mosca che stanno offrendo i loro vaccini a paesi – poveri o in via di sviluppo – che hanno un peso strategico specifico. La Cina, per esempio, ha “donato” vaccini all’Algeria, paese nell’orbita geopolitica sia della Francia che dell’Italia. Eppure il nostro governo e la nostra comunicazione non sembrano essersene accorti.

La scelta di Biden sembra andare nella stessa direzione della Cina conquistare potere negoziale e influenza contro gli avversari.

2. I Paesi poveri o in via di sviluppo possono fare poco con le formule dei vaccini. Spesso non hanno gli strumenti per produrli e distribuirli. La replica di un farmaco necessità di competenze e infrastrutture e richiede molto tempo. La produzione e la distribuzione di vaccini generici non saranno quindi immediate.

  • Big Pharma-I Paesi poveri dovranno perciò, sempre rivolgersi alle multinazionali del farmaco per ricevere sostegno tecnico. Senza possono fare poco. Qui sta tutta la furbizia americana: ti tendo la mano fornendoti accesso al brevetto ma per avere il farmaco devi rivolgerti a me (che sono anche gli interessi americani di Big Phama).

Germania e Paesi nordici, solitamente attenti ai Paesi poveri, non sono caduti nella trappola di Biden e hanno proposto immediatamente di investire e potenziare seriamente il già esistente programma Covax. Sono i primi Paesi per innovazione e quindi tutela della proprietà.

Dovremmo infatti, donare dosi e impegnarci a facilitarne la produzione e la distribuzione.

3. Il governo, i gruppi politici e gli intellettuali italiani restano al rimorchio dei mezzi di comunicazione e ultimamente brillano meno del solito (perfino Draghi ha parlato a sproposito di “vaccini bene comune globale” confondendosi sull’urgenza di disporre di vaccini ovunque riducendola al dichiarare il principio senza indicare come fare).

  • Sono così caduti nella trappola di Biden pensando di conquistare il consenso dei cittadini con la solita ideologia mondialista che contrappone le ciniche multinazionali farmaceutiche ai poveri di tutto il mondo che non riescono ad accedere ai costosi farmaci.

Come sempre ignorano la realtà del presente, cioè i fatti. I farmaci costano per una ragione molto semplice: investimenti sontuosi, tempi di ricerca lunghissimi, possibilità di successo bassissime. I prezzi sono calmierati dagli Stati e il settore è fortemente regolato.

La richiesta di sospendere i brevetti vaccinali manda un messaggio molto sbagliato alle tante aziende farmaceutiche che in Italia investono e fanno ricerca. Sarebbe l’ennesimo segnale di umiliazione, di svilimento della ricerca e dell’imprenditorialità.

Più utile sarebbe chiedersi come mai qui un farmaco arriva a scaffale in più di 402 giorni dal suo lancio, mentre in Germania ci mette 119.

Chiediamo ai mezzi di comunicazione, a politici e intellettuali del nostro Paese di finirla con la politica emozionale del libro dei sogni e di seguire l’esempio di altri Paesi nel sostenere seriamente il programma Covax.


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