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Vaccini, il problema non è il brevetto ma… Scrive Paganini

vaccino

I governi dovrebbero impegnarsi a facilitare la produzione e la distribuzione. È vero, come nel caso degli Usa, che spesso gli Stati hanno pubblicamente finanziato le aziende farmaceutiche per la ricerca. Ma le condizioni sui brevetti e i prezzi andavano poste allora in fase negoziale. Quello che pretendono oggi i politici è puro frutto della ideologia, del populismo e di ricerca del consenso elettorale a tutti i costi

I brevetti sono una delle principali chiavi dell’innovazione. I dati dell’Intellectual Property Rights Index, infatti, dimostrano anno dopo anno che i Paesi che maggiormente tutelano la proprietà intellettuale innovano e crescono economicamente più degli altri. Sospendere i brevetti dei vaccini non velocizzerà il processo di vaccinazione. Al contrario, rischia di produrre solo danni sotto il profilo politico.

Chiariamo. La scelta di Biden non è ideologica, ma risponde ad una strategia geopolitica di cui in Italia non sembra essersi accorto nessuno. Gli Usa hanno finanziato la ricerca sui vaccini con miliardi di dollari. Le aziende farmaceutiche (Big Pharma) hanno già raggiunto i breakeven previsti e quindi non subiranno alcun danno economico in relazione agli investimenti futuri né a quelli passati.

Gli Usa devono contrastare l’espansione economica di Pechino e di Mosca che stanno offrendo i loro vaccini a Paesi – poveri o in via di sviluppo – che hanno un peso strategico specifico. La Cina, per esempio, ha “donato” vaccini all’Algeria, Paese nell’orbita geopolitica sia della Francia che dell’Italia. Eppure il nostro governo e la nostra politica non sembrano essersene accorti.

La scelta di Biden sembra andare nella stessa direzione: conquistare potere negoziale e influenza contro gli avversari. È una strategia semplice e lineare che in Italia ha visto il plauso dei politici spinti da un’ideologia di stampo marxista. Ciò che non viene considerato è la catena del valore esistente dietro la produzione dei vaccini e la sua complessità. I fallimenti delle “licenze obbligatorie”, dove il brevetto è libero, sono sotto gli occhi di tutti. Il problema non è il brevetto di per sé, ma la capacità produttiva e distributiva.

Piuttosto i governi dovrebbero impegnarsi a facilitare la produzione e la distribuzione. È vero, come nel caso degli Usa, che spesso gli Stati hanno pubblicamente finanziato le aziende farmaceutiche per la ricerca. Ma le condizioni sui brevetti e i prezzi andavano poste allora in fase negoziale. Quello che pretendono oggi i politici è puro frutto della ideologia, del populismo e di ricerca del consenso elettorale a tutti i costi.

Per quanto riguarda l’Italia, la richiesta di sospendere i brevetti vaccinali manderebbe un messaggio molto sbagliato alle tante aziende farmaceutiche che in questo Paese investono e fanno ricerca. Sarebbe l’ennesimo segnale di umiliazione, di svilimento della ricerca e dell’imprenditorialità.


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