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Il discorso di Visco e la doppia sfida italiana. Scrive Masera

Di Rainer Masera

Il Governatore si spinge in modo convinto e convincente sulla possibilità di riforme strutturali delle politiche fiscali dell’Unione, sulla possibilità di creare un vero “buon” debito pubblico europeo, come indicato da Draghi. Le riflessioni di Rainer Masera, preside della Facoltà di Economia dell’Unimarconi e membro del Gruppo dei 20

Le Considerazioni Finali di quest’anno del Governatore Visco sono un ampio e approfondito affresco della crisi da pandemia, Sono illustrati i costi altissimi in termini di vite umane, di restrizioni a libertà individuali e le perdite senza precedenti – aldilà delle guerre mondiali – di occupazione, produzione e lavoro. La crisi ha colpito, sia pure in modo eterogeneo, tutti i paesi, le imprese e le famiglie; il commercio internazionale è caduto del 9% con interruzioni e modifiche nelle catene globali di valore e di offerta. Ma, come sottolinea il Governatore, la risposta delle politiche economiche ha contenuto i danni, ha posto le premesse per una ripresa sostenibile più attenta alle esigenze inderogabili e improcrastinabili di salvaguardia dell’ambiente. In tutto il mondo le politiche di bilancio e quelle monetarie hanno operato di concerto, scongiurando l’implosione economica e sociale, la destabilizzazione finanziaria.

Per quanto riguarda l’Europa, le prospettive per la seconda parte dell’anno e per il 2022 indicano una ripresa significativa. All’inizio dell’emergenza sono state sospese le regole del Patto di Stabilità, sono stati allentati i vincoli sugli aiuti di Stato e sui fondi di coesione. Le politiche di bilancio in tutti gli stati dell’Unione hanno potuto fornire impulsi espansivi di grande rilievo. In particolare, è stato raggiunto un accordo epocale sul programma Ngeu per finanziare piani pluriennali concordati di spesa e di riforme.

Sotto il profilo monetario, le misure straordinarie della Bce hanno consentito di ammortizzare le conseguenze della crisi sanitaria. Gli interventi ampi e articolati possono essere riassunti con due cifre: 1500 miliardi di acquisti netti di titoli pubblici e privati e un ammontare analogo di fondi aggiuntivi per le aziende di credito, che hanno consentito agli intermediari di far fronte alla domanda di fondi. Le politiche fiscali e quelle di sorveglianza hanno inoltre operato in stretto raccordo con garanzie pubbliche sui nuovi prestiti, moratorie sui debiti e blocco temporaneo dei licenziamenti.

Può essere interessante ritornare con un flash back alle Considerazioni Finali di Visco di dieci anni fa (31 maggio 2011). Allora veniva sottolineata la fragilità di fondo della costruzione europea e l’esigenza di riformulare le politiche di bilancio, per far fronte alla crisi del 2010 che era stata allora la prova più difficile dalla sua creazione. Ma le considerazioni espresse apparivano velate dal timore di utopia delle proposte. Oggi il Governatore si spinge in modo convinto e convincente sulla possibilità di riforme strutturali delle politiche fiscali dell’Unione, sulla possibilità di creare un vero “buon” debito pubblico europeo, come indicato da Mario Draghi.

Per completare l’architettura economica europea, accanto a una capacità comune di bilancio per fronteggiare shock comuni, anche la politica monetaria unica non può non consolidare gli enormi passi in avanti fin qui registrati. La conduzione della politica monetaria dovrà in particolare tener conto, nel rispetto dei ruoli, del contrasto al cambiamento climatico, della difesa dell’occupazione sostenibile e della tutela della stabilità finanziaria. Il Governatore indica che lo stesso obiettivo di stabilità dei prezzi, oggi definito come tasso di inflazione inferiore ma prossimo al 2%, potrebbe essere sostituito da un obiettivo del 2% con valutazione simmetrica degli scostamenti verso l’alto e verso il basso.

Il Governatore è ben consapevole e sottolinea con forza che l’Italia è di fronte a una duplice sfida: la prima, attuare riforme strutturali coerenti con recuperi di produttività e di crescita, utilizzando al meglio le ingenti risorse che l’Europa ci mette a disposizione; la seconda è quella di dimostrare anche ai paesi scettici che la coesione e il controllo reciproco delle politiche consentono di avviare concretamente una nuova costruzione basata su fiducia e impegni reciproci.

Il Governatore è anche fiducioso sul fatto che il rafforzamento dei bilanci delle banche e la gradualità dell’emersione delle insolvenze delle imprese, fin qui rallentata dagli interventi straordinari – tra i quali sospensione dei pagamenti e garanzie sui prestiti introdotti nel marzo dello scorso anno e prorogati fino alla fine del 2021 – potrà consentire di superare senza shock la transizione.

Molti intermediari con bassa redditività e business model in parte superato, anche a seguito delle nuove tecnologie, sono chiamati ad adeguamenti rilevanti. La strada del consolidamento indicata in via prioritaria dal Governatore è un riferimento obbligato, ma non dovrebbe portare a condizioni di generalizzato oligopolio. Molte recenti analisi anche econometriche mostrano che efficienza e redditività possono essere ottenute: con dimensioni medie, con business model innovativi e aperti all’innovazione e soprattutto con una buona corporate governance e con vigilanza veramente proporzionale.

Ci si può domandare se i problemi delle molte zombie firms documentati a livello europeo e italiano non potranno non creare scenari di rinnovate tensioni: la quiete prima della tempesta? Pesa sulle imprese italiane la tradizionale scarsa capitalizzazione che il governo Draghi appare risoluto nel voler affrontare. La necessaria ricerca di redditività sostenibile superiore al costo dell’indebitamento da parte delle aziende bancarie significa anche che tutte le banche, che sono imprese, devono poter fallire, se necessario, ma devono farlo in modo ordinato, non atomistico, con regole di risoluzione europea diverse da quelle attuali.

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