La vera sfida delle prossime elezioni amministrative si gioca nelle grandi città. Roma, Torino, Milano. Alle politiche del 2018 e alle europee del 2019 le metropoli hanno portato acqua al mulino del centrosinistra. Il centrodestra riuscirà a invertire la tendenza? L’analisi di Alessio Vernetti (YouTrend)
Tra il 15 settembre e il 15 ottobre sono previste le elezioni amministrative in oltre 1.300 comuni italiani, tra cui 5 delle 7 città più popolose del Paese: Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna.
Ma il voto in queste 5 grandi città rispecchierà fino in fondo la situazione politica nazionale? Nei fatti, questi grandi centri urbani alle politiche del 2018 e alle europee del 2019 hanno votato molto di più per i partiti di centrosinistra rispetto al centrodestra e al Movimento 5 Stelle, confermando questa tendenza non solo italiana che vede i partiti progressisti andare meglio nelle grandi aree metropolitane e in particolare nelle zone più centrali di queste ultime.
Vediamo i dati delle elezioni della Camera del 2018: in media la Lega prese meno del 12% in questi 5 grandi centri, contro il 18% nel resto d’Italia; il Pd nelle stesse grandi città prese invece più del 23%, circa 5 punti in più rispetto al resto d’Italia. Ancora più interessante è il fatto che questo trend si sia ulteriormente accentuato alle europee del 2019: due anni fa il Pd prese in questi 5 capoluoghi oltre 10 punti in più rispetto al resto del Paese, al contrario della Lega che invece ottenne quasi 11 punti in meno.
Certo, non sono mancate le eccezioni: a Roma Fratelli d’Italia ha preso più voti della media nazionale sia nel 2018 che nel 2019, ma negli altri 5 capoluoghi considerati no. Allo stesso tempo, a Napoli il Movimento 5 Stelle ha superato il dato nazionale di una ventina di punti in entrambe le tornate elettorali. Anche Forza Italia, sia a Milano che a Napoli, è andata lievemente meglio rispetto alla media nazionale nel 2018 e nel 2019.
Le prossime elezioni amministrative saranno dunque un test importante per tutti i partiti: per quelli di centrodestra, che dovranno cercare di invertire questo trend e recuperare nei grandi centri, per quelli di centrosinistra, che cercheranno di ampliare i loro consensi, e per il Movimento 5 Stelle, che ora governa Roma e Torino ma che non intendendo allearsi col PD (tranne a Napoli, dove è candidato l’ex Ministro Gaetano Manfredi) rischia di uscire fortemente ridimensionato da questa tornata.
Un focus lo merita sicuramente la capitale, sia perché è la città più popolosa del Paese, sia perché è quella in cui la sfida appare, rispetto agli altri capoluoghi, più incerta. Nella mappa vediamo lo schieramento vincente al primo turno 5 anni fa, per zona urbanistica: il centrosinistra (inteso come Giachetti + Fassina) fece il pienone nelle aree più centrali, e non vinse alcuna zona urbanistica fuori dal Grande Raccordo Anulare. Nelle aree più periferiche, infatti, si impose il Movimento 5 Stelle di Virginia Raggi. Il centrodestra (inteso come Marchini+Meloni) fu invece lo schieramento più votato specie in alcune zone di Roma nord, sia periferiche come la Giustiniana sia più centrali come i Parioli.
In questi 5 anni la situazione però è molto cambiata, e se il centrodestra cercherà di guadagnare terreno soprattutto nelle periferie, il centrosinistra mirerà ad espandersi soprattutto a partire dalle zone più centrali. Virginia Raggi, invece, tenterà di conservare ancora le sue zone “roccaforti”, presenti tanto a est quanto a ovest del GRA, in cui nel 2016 al primo turno vinse con un margine molto ampio.