La pandemia è stata un acceleratore di processi già esistenti nel mondo dell’automotive, uno di questi riguarda le competenze. C’è una domanda insoddisfatta di molte migliaia di posizioni lavorative nella nicchia industry. Circa 10mila nuovi posti di lavoro si potrebbero creare solo nella distribuzione auto in 3-5 anni grazie al digitale. Colloquio con Marco Marlia, ceo e co-fondatore di Motork
Marco Marlia è CEO e co-fondatore di MotorK, unico provider cloud-native paneuropeo che sta rivoluzionando l’intero comparto del digital automotive attraverso innovativi prodotti e servizi offerti a case auto e concessionarie. Dopo un’esperienza in Merrill Lynch IPCG inizia la sua ascesa imprenditoriale fondando una piccola società di web design e web software. Nel 2003 fonda Nextre Engineering, società che sviluppa servizi software per il web. Nel 2010 lancia con Fabio Gurgone e Marco de Michele DriveK, che nel giro di poco tempo diventa una delle principali piattaforme per la configurazione di auto nuove, prima scintilla da cui poi nascerà MotorK.
L’industria dell’auto è stata tra le più colpite dalla pandemia. Quanto, secondo te, il mercato dell’auto può ripartire con il boost del digitale? E quali sono le maggiori opportunità legate al digital automotive?
La filiera distributiva dell’auto è stata fortemente impattata dai vari lockdown e dalla pandemia in generale, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Tuttavia, è stato anche il momento in cui è avvenuta la più grande accelerazione nell’uso degli strumenti digitali. Questa particolare congiuntura è stata (e continua a esserlo tuttora) una grandissima lezione per l’intero settore dell’automotive, da sempre tendente al tradizionalismo. Molte cose cose si sono dovute reinventare durante la pandemia.
Sebbene sia vero che è avvenuta una contrazione importante per l’intero settore automotive, in particolare per la filiera della distribuzione e assistenza, rimane il fatto che è stato mantenuto un interesse verso l’auto. Un interesse veicolato in parte dagli incentivi varati dal Governo e in parte dovuto alla paura di contagio legata all’utilizzo dei mezzi pubblici. Un’analisi condotta in Cina, poi diffusa in altri Paesi, ha rilevato che le persone preferiscono avere un trasporto dedicato personale piuttosto che usufruire del mezzo pubblico.
MotorK è una realtà digitale che esiste da 10 anni. Come è cambiato nel tempo l’approccio all’uso del digitale nel mondo dell’automotive?
Il digitale nell’automotive è passato dall’essere un sacrificio necessario a diventare un asset strategico. Nella fase delle restrizioni introdotte per arginare la diffusione del Covid-19, con i saloni chiusi che rendevano impossibile l’esperienza fisica, rimaneva soltanto il sito come punto di contatto tra il consumatore e gli operatori di settore. La necessità di rimanere “connessi” ha accelerato una trasformazione importante, con un progressivo incremento dei budget allocati e delle assunzioni.
La pandemia ha accelerato in maniera esponenziale una digital transformation. Per molte micro e piccole imprese non è facile compiere questo salto, per mancanza di una cultura digitale e di budget. Come vive questo momento il settore dell’automotive? C’è stato anche un cambiamento di mindset?
Analizzando la media delle interazioni digitali abbiamo visto un aumento esponenziale in questa direzione. Va detto che ci sono state delle profonde differenze tra il primo lockdown e i successivi. Con il passare dei mesi è maturata un’idea di futuro in termini di decisioni di investimento e progettualità strategiche. È diventata più chiara la rotta da seguire in un periodo così delicato che stava aprendo a scenari tutti da ripensare. Questo denota che a valle l’industry ha iniziato a comprendere la necessità di evolversi continuamente alla massima velocità possibile.
Si stanno intersecando molti cambiamenti: digitale, green, le nuove generazioni meno propense all’acquisto e più attente ai temi ecologici. L’automotive è uno dei settori che cambierà pelle più di altri. Come vedi l’evoluzione del tuo settore?
Sicuramente si stanno intrecciando diverse trasformazioni, che vanno dalla modalità di acquisto all’utilizzo del mezzo con cui muoversi. Questa è un’evoluzione in corso da anni che la pandemia ha reso ancora più evidente, sentita e veloce. Parte dell’evoluzione di MotorK è legata alla necessità di supportare i nuovi trend di utilizzo, come per esempio il noleggio, in modo che il consumatore possa trovare con facilità soluzioni di mobilità coerenti con le sue necessità in base alle offerte messe a disposizione dalle case automobilistiche.
Fino a poco tempo fa, prima della pandemia, i Millennials erano poco interessati al possesso di una macchina. Abbiamo notato un‘accelerazione costante orientata al ritorno del desiderio di avere a disposizione un mezzo di trasporto dedicato piuttosto che un trasporto a mobilità condivisa. I Millennials spingeranno la crescita mondiale delle automobili di proprietà nei prossimi mesi, rappresentando per la prima volta il 45% dei proprietari di automobili. La mobilità privata è diventata sinonimo di igiene e sicurezza, e ciò sta originando nuove abitudini meno orientate all’uso di mezzi pubblici e dei servizi di car sharing, con un occhio al digitale e uno al green.
Alla luce di questo grande cambio di paradigma che stiamo vivendo si impone un altro tema, quello del reskilling. Quali sono le competenze che una persona deve possedere oggi?
La pandemia è stata un acceleratore e un amplificatore di tutta una serie di processi già esistenti nel mondo dell’automotive, uno di questi riguarda le competenze. Ci ritroviamo così nella condizione di avere una domanda insoddisfatta di molte migliaia di posizioni lavorative nella nicchia industry. In particolare, MotorK ha stimato in circa 10mila i nuovi posti di lavoro che si potrebbero creare solo nella distribuzione auto da qui ai prossimi 3-5 anni proprio grazie al digitale.
Le posizioni più richieste sono: Automotive Digital Manager, Business Development Center (BDC) Manager, Customer Relationship Management (CRM) Manager. Con MotorK abbiamo in previsione oltre 100 nuove assunzioni. Abbiamo un bacino di giovani tuttora inoccupati che potrebbero trovare lavoro se riuscissero a formarsi in queste professionalità ma a quanto pare il sistema non riesce a stare al passo giusto per compiere questo matching.