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Basta parlare di fascismo, è tempo di politica. Fratelli d’Italia secondo Giubilei

È necessario che avvenga un cambio di paradigma da parte della “classe dirigente del Paese” superando l’approccio con cui si continua a voler identificare l’esperienza di FdI con vicinanze al fascismo. Il commento di Francesco Giubilei

L’ascesa di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia con quasi il 20% di consenso nei sondaggi, ha portato a un crescente interesse nei confronti del suo partito con la pubblicazione di numerosi articoli e commenti.

Ultimo in ordine di tempo Ernesto Galli Della Loggia che, in un editoriale sul Corriere della Sera intitolato “La destra, le aspirazioni e la storia che pesa”, ha realizzato un’analisi su FdI partendo da un paragone con l’exploit dei grillini di qualche anno fa.

C’è però una differenza di fondo tra Fratelli d’Italia e il Movimento Cinque Stelle: l’M5S nasce come un movimento post-ideologico, oltre la destra e la sinistra, con una finalità antisistema e di protesta. FdI ha alle sue spalle una storia decennale che affonda le proprie radici nell’esperienza di Alleanza Nazionale ma va oltre An aprendosi a mondi e sensibilità che mai avevano abbracciato la destra italiana.

Nonostante ciò, si continua a sostenere che FdI dovrebbe allargarsi a nuove realtà costruendo una propria classe dirigente. Negli ultimi anni il partito di Giorgia Meloni è cresciuto non solo da un punto di vista del consenso elettorale ma anche in termini di personalità e realtà che si sono avvicinate a FdI sia sui territori sia nel mondo economico, culturale, sociale. Ciò ha fatto sì che, alla storica classe dirigente del partito, si aggiunsero nuove sensibilità senza che venisse meno la base valoriale che ha contributo all’ascesa di Meloni.

Secondo Galli Della Loggia occorre “allargare l’ambito delle proprie relazioni a persone e ambienti rispetto ai quali il partito di Giorgia Meloni è stato fin qui lontano se non del tutto estraneo” poiché nei prossimi anni, in caso di vittoria del centrodestra, la maggioranza parlamentare non sarà sufficiente.

Vero che, oltre alla maggioranza parlamentare, è necessario avere una rete nella società civile ma Meloni lo ha capito da tempo e questo percorso è in atto e coincide con la svolta in senso conservatore di FdI.

È necessario però che avvenga un cambio di paradigma anche da parte della “classe dirigente del Paese” superando l’approccio con cui si continua a voler identificare l’esperienza di FdI con vicinanze al fascismo.

Giorgia Meloni è nata nel 1977 quando il fascismo era un capitolo chiuso da tempo e ha sempre dimostrato un approccio democratico e in linea con i valori repubblicani. I suoi riferimenti culturali, più che nel ventennio, vanno ricercati nel mondo cristiano (Giovanni Paolo II, Ratzinger), nel conservatorismo (Chesterton, Scruton) e voler identificare un partito che è quasi al 20% dei consensi con una formazione politica che strizza l’occhio a idee fasciste, non solo è ingeneroso ma sbagliato.

Servirebbe piuttosto un dibattito politico maturo sulle proposte politiche ed economiche di FdI, sui temi economici, sull’immigrazione, sulla politica estera senza pregiudiziali o continue richieste di prese di distanza dal passato. Sarebbe perciò opportuno che una parte della classe dirigente italiana si approcciasse a Fratelli d’Italia mettendo da parte snobismi, preconcetti, sottovalutazioni che sono controproducenti e non aiutano a comprendere l’ascesa di Giorgia Meloni e a interfacciarsi con il suo partito.



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