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Brusca e la mafia. Chi cavalca meglio l’indignazione (social)

Di Domenico Giordano

Terremoto social. Il rilascio del mafioso Giovanni Brusca scatena il web e la politica insegue, qualcuno meglio degli altri. Sovranisti alla guida della polemica, i media tradizionali arrancano, Letta non pervenuto. L’analisi di Domenico Giordano, spin doctor di Arcadia, fondatore del Piccolo Festival della Politica

La levata di scudi alla notizia della scarcerazione per fine pena di Giovanni Brusca è stata quasi unanime. Fatte alcune rare eccezioni, da Cafiero de Raho a Maria Falcone, nessuno si è sottratto al carosello dell’indignazione e alla contrarietà tanto al chilo.

La rete e i social sono stati inondati da post e dai commenti negativi e nella sola giornata di lunedì 31 maggio la keyword “Giovanni Brusca” è stata utilizzata dagli utenti più di 500.000 volte per effettuare ricerche su Google, tanto da essere la terza tendenza di ricerca più gettonata prima di “Festa della Repubblica” (con 200.000 ricerche) e a parità con Italia Under 21.

 

Invece, sui social network, Facebook in particolare, a far da traino alle catilinarie degli utenti sono stati i social leader di matrice sovranista che hanno dominato con lievi scostamenti le classifiche dei post con le interazioni più performanti delle ultime 24 ore.

Grazie a Fanpage Karma sono state utilizzate quattro diverse keyword per censire le pubblicazioni che dal 31 maggio al 1° giugno hanno fatto registrare il maggior numero di interazioni sommando per l’appunto i like, i comenti e le condivisioni: “Brusca”, “Giovanni Brusca”, “Mafia” e infine “Stato”.

Nella prima e nella terza ricerca, quindi con la scelta di utilizzare solo il cognome, “Brusca” o la parola “Mafia”, la coppia Salvini&Meloni scava una considerevole distanza con il tutti gli altri, il segretario leghista riesce a catalizzare 48.015 interazioni, mentre la leader di Fratelli d’Italia ne rastrella altri 33.114.

Sulle tracce dei primi due, si piazza Piero Grasso, già Presidente del Senato ed ex Procuratore Capo della Repubblica di Palermo, seppur con un contenuto che invece va nella direzione opposta in quanto ritiene la scarcerazione del pentito una vittoria dello Stato: “Con Brusca, infatti, lo Stato ha vinto non una ma tre volte… La terza ieri, quando ne ha disposto la liberazione dopo 25 anni di carcere, rispettando l’impegno preso con lui e mandando un segnale potentissimo a tutti i mafiosi che sono rinchiusi in cella e la libertà, se non collaborano, non la vedranno mai”.

 

 

Se invece al solo cognome aggiungiamo anche il nome di battesimo, ovvero “Giovanni Brusca” dal podio scompare Salvini rimpiazzato sul gradino più alto da Giorgia Meloni seguita da Piero Grasso con 22.862 interazioni totali, mentre risalte dalla quarta al terza posizione Vittorio Sgarbi che ne ottiene sul post 18.346.

 

È interessante notare, a conferma di una tendenza già ampiamente osservata e studiata, come in queste prime tre classifiche sia del tutto marginale, non solo per interazioni ma anche per presenza, il peso e la capacità dei canali social dei media ufficiali di attrarre utenti e coinvolgerli nelle discussioni.

Ovviamente in parte, questa difficoltà è determinata dalla neutralità quale caratteristica identitaria e reputazionale dei mezzi di informazione, ma, a differenza di un profilo o di una pagina personale, anche dalla presunzione degli utenti di non riuscire ad assaporare qualora commentassero un contenuto il piacere di una discussione polarizzante.

Ecco, giusto per avere una misura di questa marginalità, se proviamo a sommare le interazioni raccolte dalle pagine del Tg3, di SkyTg24 e dell’Ansa otteniamo un totale di 8.354 interazioni, quindi ben lontano da quello raccolto su un singolo post dai social leader nostrani.

Infine, utilizzando l’ultima delle quattro keyword fissate, “Stato”, di certo quella che ha un valore simbolico più ampio e profondo, la classifica dei post più coinvolgenti è dominata da Matteo Salvini con una triplete di Mourinhiana memoria, anche se il terzo dei suoi post si riferisce alla cerimonia “bruscamente” interrotta ieri a Roma per il grossolano errore commesso nell’incidere la targa con il nome dell’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Infine, a dar manforte alla voce e alla posizione di Piero Grasso, vista l’assenza del segretario del Partito Democratico Enrico Letta, che se fino a ieri aveva postato su quasi tutti i topic di attualità, sulla notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca ha osservato un religioso silenzio, spicca il post di Roberto Saviano che non si lascia scappare invece l’opportunità di biasimare l’opportunismo dei “politici populisti stanno usando come al solito l’emotività per attirare flussi di click e (furbescamente) mostrarsi antimafiosi nei proclami. Solo ora si accorgono che esiste una legge sui pentiti?”

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