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Che ci faceva un F-35 britannico a Pantelleria?

“F-35 diplomacy” in azione. Gli avanzati velivoli di Usa, Uk e Israele stanno sorvolando i cieli italiani insieme ai colleghi della nostra Aeronautica militare. È l’esercitazione “Falcon Strike”, tra le più complesse attività dell’anno. Oggi, a Pantelleria, due velivoli in versione B hanno simulato la proiezione di forza su una base “austera”. Ecco come è andata…

Proiettare il potere aereo in un ambiente non permissivo, atterrare su una base piuttosto malconcia, rifornirsi e ripartire. È quanto hanno testato oggi due F-35, uno italiano e uno britannico, sull’isola di Pantelleria, nell’ambito della più ampia esercitazione “Falcon Strike” che ha portato sui cieli italiani (anche) i velivoli di quinta generazione di Stati Uniti e Israele. Oggi è stata protagonista la versione “B”, a decollo corto e atterraggio verticale, per ora nella disponibilità di un esemplare per l’Aeronautica militare italiana. La Royal Air Force ne impiega invece otto sulla Queen Elizabeth, la portaerei impegnata nel suo lungo viaggio verso l’Indo-Pacifico, da cui è partito il velivolo coinvolto oggi.

L’ADDESTRAMENTO

L’esercitazione a Pantelleria ha preso il nome di “expeditionary combat support event”. Due F-35 B sono atterrati (corti) sull’isola, simulando l’arrivo in una zona di operazioni. Atterrati, ma mantenendo i motori accessi, hanno dunque fatto rifornimento collegandosi al serbatoio di un KC-130J, proprio come si fa in teatro quando lo spazio aereo è troppo congestionato o pericoloso per rifornirsi in volo, mentre la base a terra non offre servizi minimi di supporto. Terminato il rifornimento, gli assetti sono rapidamente decollati (utilizzando un terzo della pista a disposizione) proseguendo le operazioni in volo.

IL COMMENTO

“Condividere l’esperienza operativa è di assoluta importanza”, ha commentato il generale Gianni Candotti, comandante della Squadra aerea. Con i britannici, ha aggiunto, “stiamo esplorando possibilità di cooperazioni future per lavorare insieme”. Anche perché “oggi nessuno ha la possibilità di realizzare un’operazione aerea complessa da solo”. Si aggiunge il fatto che l’afflusso di F-35 alla Forza armata “non è veloce, purtroppo, quanto vorremmo”. Dunque, per l’unico Joint Strike Fighter in versione Stovl in dotazione all’Aeronautica, la cooperazione con altri Paesi è fondamentale. A causa del Covid-19, il velivolo non è andato negli Stati Uniti come previsto. Eppure, ciò ha permetto di operarlo di più in Italia, certificando piloti e manutentori, e svolgendo diverse attività con la versione A. Oggi il debutto in addestramento con forze straniere. Insieme all’F-35 italiano e a quello britannico ce ne sarebbe dovuto essere anche uno americano (dei Marines), che tuttavia è rimasto a Ibizia per problemi tecnici riscontrati in una precedente attività addestrativa.

LA MISSIONE

L’attività concentrata sull’isola di Pantelleria rientra nella più ampia esercitazione “Falcon Strike 2021”, una delle maggiori operazioni d’addestramento dell’anno per l’Aeronautica militare. È iniziata ieri dalla base di Amendola, sede del 32° Stormo, e proseguirà fino al 15 giugno. Con l’obiettivo di procedere nell’integrazione di forze di quarta e quinta generazione, sono impegnati oltre cinquanta velivoli tra caccia, aerei da trasporto e da rifornimento in volo insieme ad altri assetti di supporto. Spicca la natura multinazionale dell’esercitazione sulla quinta generazione. Di fatti, per la prima volta in Europa, si addestrando insieme gli F-35 A e B di ben quattro Paesi: Stati Uniti, Italia, Regno Unito e Israele. A gestire le attività è il Comando operazioni aerospaziali di Poggio Renatico, in provincia di Ferrara. Si punta a riprodurre scenari operativi complessi, altamente mutevoli e “non permissivi”, espressione tecnica con cui si intendono i teatri ostili, con le difese avversarie ben attrezzate. Ciò permette di testare l’intera capacità di proiezione aerea, non solo con i velivoli caccia, ma anche con tutto il pacchetto di “close air support”, rifornimenti (in volo), supporto a terra, interdizione aerea e quant’altro. Le prove comprendono scenari di confronto tra team avversari, testando capacità di guerra elettronica e di difesa aerea da superficie, ragion per cui è coinvolto un sistema missilistico Samp/T dell’Esercito italiano. Sono coinvolti anche M-346, Eurofighter, Tornado, AMX e Predator.

SU BASI “AUSTERE”

La base di Pantelleria è particolarmente utile a inscenare una base “austera”, lì dove la pista è troppo corta per i caccia in versione convenzionale e dove manca il tradizionale supporto tecnico e logistico. D’altra parte, è la tipologia di base più diffusa nelle aree operative, in un rapporto di venti a uno rispetto a quelle con piste lunghe e strutture di supporto. Di conseguenza, senza velivoli capaci di decolli corti e atterraggi verticali, tante basi non sarebbero utilizzabili qualora servisse l’adeguata proiezione della forza a supporto delle missioni internazionali o per ragioni di deterrenza. Così, come accaduto in passato (ad esempio nella Guerra del Golfo), si dovrebbe ricorrere a basi più distanti dalla zona operativa, rifornendo in volo gli assetti prima di giungere a destinazione, e poi nuovamente prima di rientrare.

IL DEBUTTO DEL 2020

Non a caso, proprio la base di Pantelleria era stata sede, nel luglio dello scorso anno, del debutto al pubblico per l’F-35 B dell’Aeronautica militare, protagonista dell’esercitazione di “proiezione della forza” che iniziava a testare la capacità di proiettare il potere aerospaziale del Paese pressoché ovunque nel mondo. Con il nome di “Proof of concept expeditionary”, l’esercitazione coinvolgeva, oltre all’F-35 B, altri assetti tra droni e aerei da rifornimento, con cui l’Arma azzurra sperimentava la capacità di proiettare un pacchetto di forze sostenibili su una base “austera”.

LA PORTAEREI BRITANNICA

Lo scenario è stato allettante anche per le forze britanniche impegnate nella prima è ambiziosa campagna del Carrier Strike Group della Royal Navy guidato dalla portaerei Queen Elizabeth. Il viaggio è iniziato da alcune settimane, destinato a coprire circa 26 miglia nautiche, toccando un quinto dei Paesi de globo (una quarantina), compresi India, Giappone, Corea del sud e Singapore. La destinazione finale è l’Indo-Pacifico, lì dove trovano spazio le ambizioni della “Global Britain” lanciata dal premier Boris Johnson. Ma le grandi esercitazioni sono iniziate proprio nel Mediterraneo. Nei giorni scorsi la Queen Elizabeth è stata affiancata dalla collega francese Charles De Gaulle. Nei prossimi giorni si fermerà in Sicilia con diverse esercitazioni in programma da realizzare, insieme a Stati Uniti, Canada, Danimarca, Grecia, Israele, Emirati Arabi e Italia. Ad accompagnare la portaerei ci sono altri otto assetti navali, un sottomarino nucleare, 32 tra velivoli ed elicotteri per 3.700 militari. È il maggior dispiegamento navale del Regno Unito dal 1982, anno della guerra per le isole Falkland. Tra i 32 velivoli a bordo della portaerei ci sono gli F-35 del 617esimo Squadrone della Raf (demoninato i “Dambusters”) e del 211esimo Squadrone dei Marines americani. Tra gli elicotteri, i multi-ruolo Wildcat (variante navale dell’AW-159 di Leonardo) e i più grandi Merlin (dall’AW-101), compreso quello arrivato oggi a Pantelleria per portare il personale di supporto britannico all’attività con l’F-35 B.

L’F-35 DIPLOMACY

Nel piano geopolitico della campagna della Queen Elizabeth la collaborazione internazionale assume un valore particolarmente significativo. Che l’Italia sia a bordo (e da protagonista nel Mediterraneo) è ulteriore dimostrazione della rilevanza della diplomazia militare, nuovamente in scena a Pantelleria sotto forma di “F-35 diplomacy”. Non è la prima attività congiunta per gli avanzati velivoli italiani. È però la prima esercitazione complessa con altri tre Paesi, tra cui spicca Israele. L’Aeronautica di Tel Aviv è la forza che più di tutte ha impiegato i Joint Strike Fighter in scenari operativi.

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