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Chiude il blog di Trump. Non è questione di free speech, ma di free reach

Il blog di Trump è stato chiuso dopo neanche un mese. Un flop totale per l’ex presidente e per i suoi sostenitori, che però non usavano la sua piattaforma quanto i social. Dunque non era una questione di libertà di parola, quanto di avere un’audience smisurata e gratuita attraverso i social. Il suo team promette che tornerà presto

Ad inizio maggio, l’ex Presidente Usa Trump, aveva annunciato l’apertura del suo blog “From the Desk of Donald J. Trump.” Oggi, cliccando sul link del sito, il blog non c’è più. E, non è passato neanche un mese.

L’ex consigliere del presidente Jason Miller ha confermato la notizia a Cnbc. Ma, su Twitter, dice il contrario: il blog tornerà. Quando? Questo ancora non possiamo saperlo.

Perché Trump ha deciso di chiudere il blog è un mistero, forse per le molteplici critiche o per il poco seguito. Gli utenti non potevano interagire con l’ex presidente e neanche commentare i suoi post, potevano solo condividere il contenuto su altre piattaforme social come Twitter e Facebook.

Forse, però, la questione è un’altra. Con il suo blog, Trump non aveva accesso a tutti gli utenti presenti su Twitter e non poteva neanche interagire con loro o con i suoi critici. Il blog non lasciava la libertà di engagement, essendo più limitato, e quindi la possibilità di interfacciarsi con un’audience molto elevato. Il problema, quindi, è stata la mancata capacità di raggiungere un numero sufficiente di persone e non la libertà di potersi esprimere.

Quando è stato bloccato da Twitter e Facebook, Trump ha sostenuto che gli fosse stata tolta la libertà di parola, il free speech. La chiusura del blog dimostra però che in realtà gli manca il free reach, per usare la definizione di Renee Diresta. L’ex Presidente riusciva a raggiungere tutti, seguaci e non, hater e affezionati, perlopiù gratis e avendo a disposizione miliardi di utenti Facebook e centinaia di milioni su Twitter. Con il blog un simile reach è stato irraggiungibile, per usare un gioco di parole. Il problema è che il Primo Emendamento garantisce la libertà di esprimersi, ma non il diritto a essere ascoltati dal maggior numero di persone possibile.

Nel tweet di Jason Miller si fa riferimento a un altro grande ritorno. Un altro blog o addirittura un nuovo social? Quando Trump ha lasciato la Casa Bianca si vociferava che volesse aprire un suo canale televisivo diverso dai “media falsi e corrotti,” ma finora nulla si è concretizzato. Chissà se dopo il flop del suo blog avremo altre sorprese.

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