I vaccini a mRNA potranno curare i tumori? Oggi un farmaco BioNTech entra in fase 2 di sperimentazione – e non è il solo. Grazie all’interesse generato dal Covid questa terapia è al centro dell’attenzione (e dei finanziamenti), ma ci vorranno altri anni e più ricerca per avvicinarsi all’obiettivo
I vaccini a mRNA hanno fatto irruzione nella vita dei più grazie alle campagne vaccinali anti Covid-19, che ha acceso i riflettori su questa branca, relativamente giovane, della biotecnologia. Oggi i prodotti di Pfizer/BioNTech e Moderna, sviluppati in tempi record, sono tra i prodotti di punta nella lotta contro la pandemia, con ottimi risultati.
Eppure la creazione di questi vaccini in tempi così brevi si deve agli anni di ricerca scientifica, specialmente in campo oncologico, dove la tecnologia a RNA messaggero (in grado di dare informazioni molto precise alle cellule per la produzione di anticorpi) aveva più potenzialità in tempi prepandemici. La ricerca oncologica più in generale va avanti da anni, ovviamente, ma una combinazione di fallimenti di alto profilo e risultati scoraggianti hanno fatto sì che gli investimenti scarseggiassero.
Oggi, anche grazie all’enorme interesse generato dal successo dei sieri Pfizer e Moderna, le aziende leader nel settore della tecnologia a mRNA stanno balzando in avanti. È il caso di BioNTech, l’azienda tedesca portata alla ribalta globale dopo aver co-sviluppato assieme a Pfizer il vaccino anti Covid-19, la quale ha annunciato di aver iniziato la seconda fase di test per un vaccino contro il melanoma in stadio avanzato (III e IV) – ossia quelli che i medici già considerano stadi terminali.
La terapia dei soggetti sottoposti ai test si basa sulla combinazione di un vaccino a mRNA (noto come BNT111) e l’anticorpo monoclonale sviluppato da Regeneron e Sanofi e commercializzato sotto il nome di Libtayo. BioNTech ha dichiarato che il farmaco riesce a provocare una risposta immunitaria in oltre il 90% dei tipi di melanoma. Ad oggi i test per questa terapia sono stati approvati in sette Paesi, tra cui l’Italia; del primo paziente della fase 2 si sa solo che è un europeo.
“La nostra visione è sfruttare il potere del sistema immunitario contro il cancro e le malattie infettive. Siamo stati in grado di dimostrare il potenziale dei vaccini mRNA nell’affrontare il Covid-19. Non dobbiamo dimenticare che il cancro è anche una minaccia per la salute globale, anche peggiore dell’attuale pandemia”, ha dichiarato Özlem Türeci, cofondatore di BioNTech. Va detto che BNT111 è solo uno tra i prodotti che l’azienda sta testando, e che anche altre realtà, tra cui un partenariato tra Moderna e Merck, stanno conducendo test di prima e seconda fase con terapie simili.
Naturalmente, però, è ancora presto per festeggiare. Il cancro è un osso molto più duro del virus che causa il Covid-19 per via della sua grande varietà ed eterogeneità; addirittura, il farmaco più avanzato in possesso di Moderna (mRNA-4157) è pensato per essere personalizzato sulla base del tumore del singolo paziente, cosa che lo rende più costoso e molto meno pratico per l’adozione di massa.
In più, nonostante l’effetto positivo della pandemia in termini di interesse e finanziamenti (tra cui quelli europei), ci vorranno anni per sviluppare prodotti in grado di essere impiegati su larga scala, anche per via dei tempi di decorso (o eventuale remissione) di un tumore. È probabile che per assicurarsi un flusso costante di finanziamenti le aziende si concentreranno su prodotti più facili da creare, come i vaccini influenzali. Ad ogni modo (e con immensa cautela) oggi possiamo essere lievemente più ottimisti riguardo alla possibilità di poter curare il cancro in un futuro non troppo lontano.