Live Protection, società del gruppo Linkem, lancerà tra poche settimane un nuovo progetto: Angelo. Un sistema nuovo, di assistenza tecnologica e “smart” che rientra nel concetto della domotica. Ne parliamo assieme al presidente Stefano Zangrilli
Angelo, come l’Angelo Custode che ci assiste tutti i giorni, è il nuovo progetto di Live Protection, società appartenente al gruppo Linkem. Angelo fa parte di quei progetti di “casa intelligente”, domotica, che però vuole aiutare le persone e le famiglie ad avvicinarsi alla tecnologia, sfruttando l’aiuto di internet per avvicinare tutti alla socialità. È un progetto nato prima del Covid-19, ma che grazie alla pandemia ha capito quanto sia sempre più importante l’uso stesso della tecnologia. Insieme a Stefano Zangrilli, presidente di Live Protection dal 2019, abbiamo parlato di Iot e di Angelo.
Come è nata Live Protection?
Linkem è una società che esiste da molti anni, un operatore di telecomunicazioni che vende servizi di connettività ad internet via radio. Il business in particolare di chiama Fwa (fixed wireless access), e riesce a fornire delle prestazioni molto importanti dal punto di vista di qualità di acceso ad Internet, però senza la necessità del filo. È un servizio propedeutico al lancio del 5G, che sarà il vero punto di svolta nella trasmissione dati sia come qualità che come velocità. Nel 2017, l’Amministratore Delegato di Linkem ha avuto la capacità di immaginarsi il mondo che sta per arrivare, una intuizione strategica che ha suggerito il lancio di un’Azienda dedicata al mondo dell’automazione della casa conosciuto anche come Iot (Internet delle cose). L’Iot mette in relazione gli oggetti in ottica di semplificazione della vita domestica per un maggior comfort, e in quella di esser capace di fornire servizi alla persona.
Live Protection nasce nel 2017, e fino al 2019, si è cimentata nel mercato della “casa intelligente”, mercato che è in grande crescita. È anche un mercato molto complesso perché dominato dai costruttori delle apparecchiature che servono appunto ad automatizzare le case, ma che molto spesso vengono assemblati senza un’idea di servizio complessivo. A fine del 2019, Live Protection ha cambiato completamente strategia e ora pone il focus sulla famiglia, sulle persone.
Nonostante la pandemia, il mondo dell’Iot è un mondo in crescita?
Sì. L’Iot è un business in costante crescita in tutto il mondo e anche in Italia, anche se non allo stesso ritmo delle principali nazioni Europee (soprattutto Inghilterra, Germania e Francia). Negli ultimi 5 anni, in Italia ha registrato una crescita costante tra il 40-45% e, soltanto il 2020, ha visto una leggerissima contrazione (-5%), ma teniamo conto che è stato l’anno della pandemia – quindi un anno di fermo per tutta l’economia. Diciamo che l’IoT è un comparto economico che si è difeso molto bene, con una crescita significativa in ambito di prodotti e servizi rivolti alle persone in ottica di assistenza e salute.
Anche dopo le fasi di lock-down generale, le persone anziane a scarsa mobilità, e le persone con patologie, continuano ad avere difficoltà di interazione con la propria rete di affetti e di prossimità, e per questo noi ci siamo concentrati su questo specifico segmento sociale, aiutandolo, al di là degli aspetti meramente di business, ad innalzare il proprio livello di socialità, in modo semplice, accedendo ad un mondo di servizi integrati realmente utili, fornito da strutture altamente specializzate.
Come Live Protection, su cosa vi siete specializzati?
Per determinare la nostra strada, ci siamo molto basati sulle analisi rilasciate dal Politecnico di Milano, struttura di riferimento anche a livello governativo sulla domotica. In particolare, è stato sintetizzato un nuovo segmento di mercato ribattezzato come Assisted Living, quindi di assistenza alle persone, che è quello a maggior tasso di crescita annuale prevista in Italia anche per i prossimi anni. Per questo motivo lanceremo il nostro nuovo servizio chiamato Angelo. Abbiamo pensato all’Angelo custode, che non si vede ma che è con noi dalla nascita fino alla fine, che ci assiste e ci dovrebbe consentire una vita con meno problematiche.
Stiamo per lanciare questo progetto che consiste in un set di servizi che abbiamo racchiuso all’interno di un modulo integrato, che vanno dalla videochiamata iper semplificata, soprattutto per gli anziani, che si concretizza attraverso il semplice sfiorare l’immagine della persona cara che si vuole chiamare, ad un set di servizi che vanno da una assistenza tecnica se ci fossero problemi, all’assistenza di un call center presidiato da psicologi per erogare un servizio di tele-compagnia a due vie: ovvero la persona può chiamare il call center quando ne dovesse sentire il bisogno, così come gli psicologi su base regolare chiamano le persone per fare compagnia e fornire sostegno.
Angelo può aiutare anche nella consegna a domicilio della spesa e dei medicinali, fino ad arrivare al teleconsulto medico in collaborazione con strutture presidiate da medici e da paramedici, in grado di poter fornire assistenza medica in modalità remota. A tutto questo abbiamo unito un modulo assicurativo casa/persona che copre tutte le necessità sia in ordine alla normale gestione della casa, che da un punto di vista di assistenza alla persona. Tutto questo mondo per noi è Angelo, servizio che stiamo per lanciare certi di riuscire a dare un contributo importante anche da un punto di vista sociale.
Secondo voi, nelle case degli Italiani, l’Iot riuscirà a rendere le case smart come si vede già negli Usa o avremo un processo più lungo in Italia?
La risposta è sì, ma avremo bisogno ancora di tempo. Teniamo conto che in Italia abbiamo delle deficienze sia infrastrutturali che culturali sul fronte tecnologico. Non è un caso che siamo agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda l’infrastruttura di banda larga, siamo agli ultimi posti anche come penetrazione di carte di credito e di computer nelle abitazioni. L’evento pandemico ha fatto emergere in maniera drammatica questi handicap tecnologici, basti pensare ai problemi legati alla didattica a distanza per i ragazzi in età scolare. Il 5G e la fibra ottica dovrebbero dare una grande accelerata alla soluzione di questi problemi. A livello di automazione della casa, oggi si paga ancora l’errore del “fai-da-te”. Chi produce termostati vede solo la parte di gestione energetica della casa, come anche gli operatori delle utilities guardano soltanto all’aspetto energetico, e chi fa sicurezza guarda solo la parte di security. Nessuno, o quasi, si sta cimentando nel costruire dei servizi integrati che guardano alle esigenze delle persone.
In che senso?
Ad esempio, una telecamera in casa oggi mi dice solo se qualcuno entra, o mi aiuta a controllare come sta il mio animale domestico in mia assenza. Basta girare la questione: una telecamera in casa mi dice pure chi esce. Se io ho un parente con delle problematiche, essere avvisato quando esce da casa ad un orario improbabile è una cosa molto importante. Ecco che la telecamera già cambia prospettiva a seconda dell’utilizzo che ne viene fatto. Oppure, avere una luce che di notte si accende in automatico quando scendo dal letto e mi evita di cadere, specialmente nel caso delle persone anziane, potrebbe aiutare ad abbassare la statistica che conferma come gli anziani si facciano male più di notte.
Non so se arriveremo mai ad avere la casa domotica nativa, perché stiamo parlando di progetti ex-novo. Ma molti costruttori già prevedono un livello di automazione della casa in fase di costruzione.
Cosa possiamo fare per migliorare?
Secondo me dovremmo ragionare insieme a tutti gli operatori nell’ottica del bisogno delle persone, cioè fornire un set di servizi integrati, che grazie alla tecnologia, ci facilitino la vita. Esiste ancora un gap culturale da colmare, e quando ci renderemo conto che la tecnologia al nostro servizio può aiutarci a vivere meglio la vita di tutti i giorni, e in maniera più confortevole, più sana e sicura, assisteremo senz’altro ad una grande accelerazione.
Basterebbe guardare l’Europa. Oggi, in Germania il valore del mercato della domotica è di 2.9 miliardi di euro, con una spesa annua per persona di 34.9 euro. In Inghilterra la spesa per persona è di circa 42 euro, in Francia di circa 17 euro e in Italia 8.4 euro (505 milioni del valore dell’intero mercato). Quindi, la strada da fare è tanta. Vincerà chi riuscirà a portare ai clienti un servizio, invece che ragionare in termini di compartimenti stagni. Se si guarda alla famiglia e alle sue esigenze, sarà più facile andare a strutturare un contenitore che abbia al suo interno i servizi che servono veramente.