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Più l’Europa è digitale, più dev’essere cyber-protetta. Parola di Amendola

La seconda rivoluzione digitale, “accelerata dalla pandemia”, ha dimostrato che “un’Europa più digitale deve rafforzare le sue capacità cibernetiche”, ha dichiarato Vincenzo Amendola, sottosegretario agli Affari europei, al dibattito organizzato dall’ambasciata di Romania in Italia (con Formiche.net partner). Ospiti, oltre il sottosegretario, Baldoni (Dis), Carpini (Maeci), Parenti (Ue), van Weel (Nato) e molti altri

“La cybersecurity è essenziale per costruire un’Europa resiliente, verde e digitale”. Con queste parole George Bologan, ambasciatore di Romania in Italia, Malta e San Marino, ha aperto i lavori dell’evento ”Cyber – The New Frontier of Security. The EU Approach”, organizzato assieme alla Sioi, con la media partnership di Formiche. Una conferenza online per “mostrare che possiamo imparare l’uno dall’altro e rimanere uniti per il bene dei nostri popoli”, ha spiegato il diplomatico della Romania, la cui capitale Bucarest ospiterà la base del Centro europeo di competenza per la cybersecurity. Inoltre, lì ha già sede lo Centro euro-atlantico per la resilienza, inaugurato nelle scorse settimane alla presenza del vicesegretario generale della Nato, Mircea Geoană, già presidente del Senato romeno.

IL RAPPORTO NATO-UE

La mattinata di lavori è stata moderata da Stefano Mele, collaboratore Sioi, partner e capo del dipartimento di Cybersecurity Law presso lo studio legale Gianni&Origoni. David van Weel, assistant secretary general della Nato, responsabile delle sfide emergenti di sicurezza, ha evidenziato – nel giorno in cui la Commissione europea annunciava la sua Joint Cyber Unit – le novità nel panorama cibernetico. A partire dalla possibilità di attivare l’articolo 5 dell’Alleanza in caso di attacchi nel quinto dominio. E ha dichiarato: “Quando guardo alla collaborazione tra Unione europea e Nato vedo forti sinergie e sforzi comuni per definire lo scenario cibernetico attraverso politiche, regolamentazione, dialogo e azioni dedicate”. Anche Adrian Bratu, presidente del Centro euro-atlantico per la resilienza, ha sottolineato l’importanza di questa collaborazione. E l’Unione europea ha dalla sua, la forza nella regolamentazione, ha aggiunto.

L’APPROCCIO ITALIANO

La seconda rivoluzione digitale, “accelerata dalla pandemia”, ha dimostrato che “un’Europa più digitale deve rafforzare le sue capacità cibernetiche”, ha dichiarato Vincenzo Amendola, sottosegretario agli Affari europei, in un videomessaggio trasmesso durante l’evento. E non ha potuto fare a meno di evidenziare il ruolo che avrà la nuova Agenzia per la cybersicurezza nazionale, creata “per meglio affrontare le sfide e gli attacchi cibernetici in linea con gli sforzi europei di rafforzare la ciber-resilienza”.

L’ASSE ROMA-BUCAREST

Il professor Roberto Baldoni, vicedirettore generale del Dis e architetto del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica italiano, ha tenuto a rimarcare un aspetto: poter contare su ambiente cibernetico sicuro è “una priorità per far sì che sia il miglior luogo per creare e gestire un’azienda digitale”. Il professore ha poi evidenziato un aspetto: all‘ultima esercitazione cyber europea, la Romania si è classificata prima, l’Italia seconda. Le “aspettative sono molto alte”, ha spiegato, sottolineando, rivolto all’ambasciatore, che l’Italia è pronta a “lavorare con voi”. Un passaggio sulla nuova Agenzia, l’ha fatto anche il professor Baldoni, che secondo i rumor di palazzo è uno dei candidati alla direzione (assieme a Nunzia Ciardi della Polizia postale), per spiegare la differenza, e dunque la necessità di distinguere, tra cyber-intelligence e cyber-resilience. Proprio a quest’ultima è legata la nuova Agenzia, il cui decreto legge ha iniziato in questi giorni il suo iter verso la conversione.

L’EDUCAZIONE “FATTORE CRUCIALE”

Il secondo dibattito, sul rafforzamento delle partnership tra pubblica amministrazione, industria e mondo accademico per creare un ecosistema di cybersecurity europeo, è stato aperto da Anton Rog, direttore generale del Centro nazionale cyberint del Servizio romeno di informazioni, che ha individuato nell’educazione “il fattore cruciale”. Un elemento (fortemente “pubblico”), assieme all’innovazione (ampiamente “privata”), su cui la Romania – come dimostrato anche dall’esperienza di un altro speaker, Denis Cassinerio, direttore regionale Bitdefender per il Sudest Europa – ha costruito la strada che l’ha portata a conquistare il centro europeo. E se l’educazione è centrale, lo sono anche le persone, come raccontato dal professor Alberto Marchetti Spaccamela dell’Università di Roma, uno dei maggiori esperti del settore.

LE RISORSE

“Dobbiamo usare parte delle risorse” del Recovery fund “per rafforzare la capacità di proteggerci e per risolvere il digital divide, ma anche per l’empowerment di tutti noi per difenderci dagli attacchi esterni”, ha dichiarato Antonio Parenti, capo della rappresentanza della Commissione europea in Italia. Concetti ripresi anche dal professor Andre Xuereb, ambasciatore per gli Affari digitali della Repubblica di Malta.

TRA SICUREZZA E DIRITTI

Tra gli interventi del secondo panel, anche quello dell’ambasciatore Laura Carpini, capo della cyber unit della Farnesina, che ha definito la sicurezza cibernetica una “responsabilità condivisa”, che mette le democrazie – a differenze delle autocrazie – davanti al difficile esercizio del bilanciamento tra diritti e sicurezza. Una sfida nella sfida, alla luce di quel “divario crescente tra tecno-democrazie e tecno-autocrazie” a cui aveva fatto riferimento il segretario di Stato Antony Blinken davanti alla commissione Affari esteri del Senato statunitense in occasione della sua audizione di conferma.

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